La richiesta del minimo sindacale a Servalli: maggiore solerzia, più vaccini e meno divieti

Vietato vietare. Che bello! La generazione di chi scrive è cresciuta con questo mito. I più giovani magari non lo sanno o ne hanno una vaga conoscenza. Era lo slogan liberatorio e ribelle del Maggio francese, per capirci meglio, del Maggio ’68. Altri tempi. Un altro mondo.
Ai poveri ragazzi di oggi si vieta praticamente tutto, o quasi. Di andare a scuola. Di stare insieme per non fare assembramento (un vocabolo che richiama i regimi autoritari, il fascismo o le dittature comuniste tanto per capirci). Di abbracciarsi. Di baciarsi.
Altri tempi, dicevamo. Allora, non c’era il Covid. E non c’era neanche Servalli.
Sì, perché il nostro Sindaco sembra che sia assai propenso ad emanare ordinanze per imporre restrizioni aggiuntive a quelle del Governo nazionale e del Governatore De Luca.
Oddio, la situazione è quella che è, cioè delicata. Il coronavirus sta circolando in città come non mai e quindi è più comprensibile la preoccupazione delle autorità, nello specifico del primo cittadino. Ed è altrettanto scontato che da parte di tutti ci voglia maggiore attenzione, puntuale rispetto delle regole e qualche controllo in più da parte delle pubbliche autorità
Ciò detto, le nuove, recenti restrizioni sindacali ci lasciano comunque assai perplessi.
In primo luogo, la domanda più scontata è: ma alcune restrizioni quale fondamento scientifico hanno? Chiudere i supermercati e i generi alimentari alle 19 invece che alle 20 a quale esigenza scientifica risponde? E perché mai chiuderli la domenica e nei giorni festivi? Forse che nei giorni festivi il virus è più aggressivo?
Altri divieti invece sono scontati e condivisibili, come quello che vieta di consumare in strada cibo e bevande da asporto e trattenersi dinanzi agli esercizi per consumare bevande. Tuttavia, viene da chiedersi: ma i controlli in tal senso sono stati mai effettuati? A noi sembra di no. E non parliamo di sanzionare, ma quanto meno di consigliare “energicamente” queste cattive abitudini in tempo di covid.
Ad ogni modo, ci piaccia o meno, non ci resta che rispettare le regole, anche quelle che ci sembrano discutibili se non addirittura cervellotiche.
Allo stesso modo, con convinzione ancora più forte, chiediamo al sindaco Servalli di darsi da fare, per quanto nelle sue competenze, con le vaccinazioni. Nella nostra città, non dimentichiamolo, viaggiamo quasi con un mese di ritardo per quanto riguarda la campagna vaccinale per gli over 80. Sarebbe auspicabile che il sindaco Servalli, oltre ad emanare divieti, informasse i cavesi sull’andamento della campagna di vaccinazione in città. In altre parole, quante le persone vaccinate finora, la loro tipologia, quanti al giorno ed entro quanto tempo si prevede di poter iniziare a vaccinare i fragili e gli over 70.
In breve, Servalli si dia una mossa e dia una mossa alle autorità sanitarie preposte perché più che avere altri divieti, dopo un anno di pandemia, la gente vuole essere vaccinata per tornare a vivere una vita più normale e senza paura.
Insomma, vorremmo che la nostra città, quando inizierà come annunciato una più massiccia campagna di vaccinazione, non si faccia trovare impreparata come è successo con gli over 80.
I cavesi, caro Sindaco, questo vogliono da lei: più solerzia organizzativa su tutti gli aspetti e maggiore comunicazione sulla pandemia in città.
In fondo, i cavesi le chiedono il minimo sindacale.