Marcello Murolo, Giovanni Baldi, Enrico Bastolla, Luigi Senatore, Pino Foscari, Alfonso Senatore, sono questi i nomi ricorrenti a Cava de’ Tirreni come probabili candidati sindaci alternativi all’uscente Vincenzo Servalli.
Tranne Luigi Senatore, che però assicura di non essere interessato alla contesa, gli altri hanno avuto tutti, chi più chi meno, esperienze di partito ed amministrative. Li accomuna lo spirito di indipendenza, che li ha spinti spesso alla ricerca di strade nuove, al di fuori dei partiti nazionali nei quali pure si sono formati. Con Pino Foscari non ho parlato in prima persona, mi si dice che potrebbe essere il candidato ufficiale del M5S, quindi non proprio un civico, anche se compatibile con una proposta civica. Più di questo non so.
Restano Senatore, Murolo, Baldi, e Bastolla, i primi due di formazione e cultura di destra; il terzo di cultura cattolica moderata, democristiana per capirci meglio; l’ultimo di cultura azionista, mi riferisco alla Giustizia e Libertà di sei decenni or sono. Queste sono le loro culture, non le rispettive collocazioni attuali. Quanto a quest’ultime Murolo e Baldi si stanno sfiancando da mesi in una guerriglia interna al tavolo del centro-destra; Senatore balla da solo, pur se ammicca con enfasi alla Lega di Salvini, che per parte sua non pare sensibile alle sue lusinghe; Bastolla dialoga con le sinistre che non si riconoscono nel Pd.
Ciascuno di loro potrebbe proporsi come candidato di uno schieramento civico tout court, non ostile ai partiti ma non loro ostaggio. I soli Senatore e Bastolla sembrano tuttavia già pronti a lasciare gli ormeggi e ad uscire dal porticciolo dove hanno attraccato le loro imbarcazioni. Ho l’impressione però che allo stato dispongano di poco più di due gozzi, né vedo sul molo tanta gente pronta a salire su quelle barche. Difficile che possano reggere lo scontro in acque aperte con la solida fregata del Pd e di Servalli.
Maggiori chance potrebbero averle Murolo e Baldi. Loro per lo meno dispongono di una corvetta, ma tentennano. Temono il mare aperto e vorrebbero uscire dal porto solo se sicuri di essere fiancheggiati dai cacciatorpedinieri dei partiti del centro destra. Ne chiedono il supporto, ma non sembra siano disposti a pagarne lo scotto. Ogni tanto cominciano a sciogliere gli ormeggi, poi ci ripensano e li riattaccano alle bitte. In breve, in rada c’è ora la sola fregata di Servalli, che sorniona, aspetta senza impazienza le prime scialuppe che usciranno dal porticciolo per sfidarla.
In poche parole, ad oggi Cava de’ Tirreni non ha alternative alla riconferma del sindaco uscente. Non è un bene.
Non lo dico perché mi auguro una sconfitta elettorale di Servalli, ma perché non fa bene alla democrazia l’assenza di dialettica tra diversi progetti ed orientamenti politico-amministrativi. Specie nei mesi che precedono il voto, i più confacenti per rappresentare ai cittadini le diverse visioni in gioco. Cava, per quanto non sia una città particolarmente complicata, ha pur’essa i suoi conflitti di interesse interni. Se l’attuale amministrazione ne rappresenta una parte, fosse pure maggioritaria, chi rappresenta le altre parti?
Per quanto mi riguarda, nel mio piccolo, mi augurerei che noi elettori in primavera potessimo scegliere non solo nell’ambito dell’ormai stantia alternanza tra centro destra e centro sinistra, ma anche eventualmente per una proposta civica a trecentosessanta gradi. Sarebbe la vera novità, che tuttavia, per ora, non si intravvede. O è troppo fragile per essere credibile.
Intanto le elezioni si avvicinano, c’è qualcuno che abbia il coraggio di cominciare ad assaggiare le onde? Se c’è, è giunta l’ora che batta un colpo!