Con una personalità così versatile come quella di Alfonso De Stefano, la cui intervista abbiamo pubblicato oggi, gli spunti di riflessione non potevano che essere numerosi.
D’altra parte, le sue considerazioni nascono da un vissuto intenso. Formazione cattolica e costante impegno in diverse attività associative e a tutti i livelli, un’esperienza dirigenziale pluridecennale maturata nella Pubblica Amministrazione, la passione per la politica e più ancora per il teatro. A ciò, si aggiunge la circostanza di aver lavorato per decenni fuori Cava, ma senza mai lasciarla. Tutto questo fa di lui un osservatore davvero privilegiato delle vicende metelliane.
Dicevamo che sono tanti gli spunti. Per esigenze di spazio, ne isoliamo due.
Il primo riguarda il degrado civile della nostra città. Alfonso De Stefano parla di una volgarizzazione che “si è appropriata di tutte le espressioni del vivere civile. In ogni ambito prevale l’offesa ed il sopruso”.
Da qui, evidenzia il nostro, “un decadimento di valori”. “Sono saltati -denuncia- gli schemi di convivenza civile. Ognuno si sente autorizzato alla sopraffazione e alla violenza”. “Tale decadimento -conclude- si manifesta anche in politica”.
Come dargli torto, sebbene il decadimento, come segnala lo stesso Alfonso De Stefano, investe, purtroppo, la società italiana nella sua interezza.
Il nostro, in un altro passaggio, parla della degenerazione che porta chiunque a sentirsi “in diritto di sentenziare su qualsiasi argomento e spesso si utilizzano i social per offendere ed insultare”. “Poi -continua De Stefano- non è un caso se molti di quelli che insultano sui social sono gli stessi che non rispettano i semafori, parcheggiano sulle strisce, usano il cellulare mentre guidano e non rispettano gli orari per il conferimento dei rifiuti…”.
Come non riconoscere in questa descrizione la nostra città nella sua immagine più attuale e veritiera. Certo, come dicevamo prima, questo accade un po’ ovunque. Chi però ha qualche anno in più, come chi scrive, avverte la differenza con la signorilità, lo stile, il primato di civiltà con cui la nostra città si distingueva nel panorama provinciale, e finanche regionale, appena trenta, quaranta anni fa. E’ indubbio che Cava, da questo punto di vista, ha perso punti e si sta lentamente omologando, o forse si è già in tutto omologata, alle realtà viciniori che noi cavesi continuiamo a guardare dall’alto in basso.
L’altro aspetto che merita di essere posto al centro dell’attenzione è quello politico. Alfonso De Stefano mette senza fronzoli il dito sulla piaga: “Il tema più forte è la mancanza di una leadership che travalichi i confini cittadini”. E ancora: “Oggi Cava non ha propri cittadini nei posti decisionali. Cava da tempo non esprime un parlamentare o un consigliere regionale con il conseguente isolamento dal contesto extracittadino dove si fa fatica a trovare una propria identità”.
E’ questo uno dei grandi limiti della politica cittadina. Il guaio è che all’orizzonte non si intravede alcunché. La verità è che da tempo la politica cittadina genera poco o niente, soprattutto non esprime una leadership politica autorevole e credibile. Non lo è di certo quella del sindaco Servalli, il quale accarezza l’idea di una sua futura collocazione regionale o nazionale. Ma non ha i numeri elettorali e soprattutto le qualità politiche. La pochezza della sua gestione amministrativa ne è la più eloquente cartina al tornasole. Figurarsi quanto poco valgono in tale prospettiva qualche altro suo velleitario gregario. Per le opposizioni il problema non si pone. Il buio è totale.
Ciò detto, Alfonso De Stefano coglie l’altra essenza del problema politico cittadino, ovvero la “collocazione strategica di Cava nel contesto regionale”, ma aggiungiamo anche provinciale, con l’assenza di una “visione organica di sviluppo territoriale”.
Per questo, come giornale, accettiamo l’invito di De Stefano, ovvero di favorire un “ampio dibattito sul futuro di Cava e della sua collocazione nei vari ambiti di gestione dei servizi pubblici locali”. Cercheremo di fare la nostra parte. E’ questo, infatti, uno dei temi fondanti su cui aprire un confronto in città, ma anche una base su cui costruire un progetto politico-programmatico alternativo di governo della città. Un progetto che di sicuro dovrà vedere partecipi le forze migliori, andando ben oltre i partiti e gli schieramenti.
In conclusione, promuovere un patto civico per Cava, nella consapevolezza che questo centrosinistra al governo della città è poca cosa. E che si salva solo in parte, soprattutto nelle sue componenti più giovanili e meno compromesse con l’attuale gestione grigia e clientelare. Lo stesso vale per il centrodestra. Non è tutto da buttare, anzi, ma si deve liberare dalla zavorra dei partiti, dai troppi equivoci e dai coni d’ombra di una opposizione più di facciata che di sostanza. Se non addirittura indebolita e resa poco credibile dai sospetti di “collaborazionismo”.
E’ tempo, quindi, a destra come a sinistra, di avviare una coraggiosa operazione politica di verità e trasparenza se si vuole per davvero avviare un confronto sul futuro della città.