Dalla speranza, forse anche il sogno se non addirittura l’utopia, che caratterizzavano la settimana scorsa l’intervista sullo stesso tema, quello di una possibile proposta politico-amministrativa per le prossime comunali, rilasciata da Luigi Senatore, passiamo oggi alla ruvida crudezza della realtà, al melanconico disincanto e all’amarezza di un’esperienza conclusasi in modo doloroso, che emergono dalle dichiarazioni di Alfredo Messina.
Lo scenario politico e umano che viene delineato dall’intervista dell’ex sindaco Messina pubblicata oggi dal nostro giornale, in fondo è l’altra faccia della stessa medaglia.
«Per creare un’alternativa seria all’attuale classe dirigente locale occorre tornare alle origini della politica e rifondare i veri Partiti politici, preponendovi persone serie e capaci politicamente, culturalmente, civilmente e socialmente che non solo possano essere di esempio e di insegnamento per tutti i nuovi aderenti alla compagine politica, ma che soprattutto sappiano a loro volta selezionare la nuova classe politica non per tornaconto personale e per procurarsi soltanto “servi sciocchi” che all’occorrenza debbano supinamente sostenere le ragioni della dirigenza».
Questa affermazione di Messina è disarmante per più di un motivo.
Il primo, è che l’operazione di ritornare, come poi lo stesso Messina chiarisce, al passato, è qualcosa di semplicemente impossibile. E’ cambiato il mondo dopo la caduta del Muro di Berlino e ora con i social si sta assistendo ad una nuova e per certi versi persino inquietante rivoluzione (involuzione) di modelli culturali e comportamentali, oltre che di strategie di comunicazione e di politica. Indietro proprio non si può e vivere di ricordi non porta da nessuna parte se non sbattere a muso duro contro l’attuale realtà.
Il secondo, perché è sì giusto ed auspicabile che vi siano persone capaci di essere di esempio e di insegnamento, ma riesce difficile immaginare chi, oggi, possa davvero interpretare questo ruolo, soprattutto in sede locale. Oddio, ci saranno di sicuro persone di qualità che potrebbero essere un punto di riferimento e svolgere un ruolo di guida, ma sono abbastanza folli per farlo vista l’avvilente stagione politica che siamo vivendo?
Detto ciò, ci pare giusto evidenziare le qualità che per Messina dovrebbe avere un sindaco: innanzi tutto, aver già dimostrato quanto vale nella vita civile in termini di capacità organizzative e decisionali. Ma anche che «almeno in potenza sia competente in materia di amministrazione della cosa pubblica, che sappia operare scelte giuste e lungimiranti, che non sia altezzoso e supponente, ma sappia ascoltare la gente ed i suoi collaboratori e, soprattutto, che sappia assumersi le dovute responsabilità senza mai scendere a compromessi e senza farsi irretire dalla burocrazia comunale».
Più che condivisibile, ma se era difficile già prima, di questi tempi trovare una personalità politica che porti in dote almeno la metà di queste qualità è qualcosa di davvero prodigioso. Forse, come diceva l’amico Peppino Gigantino, che fu assessore comunale proprio nella Giunta Messina, bisognerebbe andare in un laboratorio di ceramica, impastare la creta con tutte queste qualità e metterle in una forma da cuocere nella muffola. Peccato che, alla fine, forse verrebbe fuori un bel manufatto di terracotta, ma un sindaco e in carne ed ossa proprio no. Insomma, più che un sindaco sembra che ci sia bisogno di un superman. E in questo, si compie per così dire una sorta di eterogenesi dei fini: l’implacabile realismo di Messina porta all’utopia di un sindaco pressoché introvabile, forse inesistente. E’ un paradosso, ma è così.
Per il resto che dire? Messina non si nasconde che le liste civiche non sono il frutto di un sano civismo bensì quasi sempre un modo “per raschiare il fondo del barile” in termini di consensi elettorali. Una triste verità.
Per il resto, venendo dal morto, vale a dire da una sua personale esperienza di sindaco per alcuni versi devastante, Messina ha più di un suggerimento sulla nomina degli assessori e sul difficile rapporto tra consiglieri, assessori e sindaco, ma anche tra quest’ultimo e in generale la politica e i dirigenti comunali.
Insomma, Messina dà parecchi spunti su cui riflettere ed alcune utili indicazioni di cui far tesoro.
Forse, però, più che indicare una prospettiva futura, Messina si sofferma sulle macerie del presente ancorando buona parte dei suoi ragionamenti sul quel che è stato e non è più, e crediamo mai più sarà.
E’ umanamente comprensibile. E se la storia è maestra di vita, dal realismo forse anche eccessivo di Messina c’è più di un insegnamento da trarre, non fosse altro perché è il frutto di una più che quarantennale esperienza politico-amministrativa vissuta prima da dirigente comunale e poi da sindaco. E scusate se è poco.