Il viaggio di Ulisse con le interviste sulla nostra città continua oggi con un esponente della società civile, il giornalista professionista Vito Bentivenga, ebolitano e da appena tre anni cavese di adozione. Anche in questa occasione, gli spunti di riflessione che ci vengono offerti sono numerosi ed intriganti. Come sempre, per esigenza di spazio e per non tediare oltre i nostri lettori, al centro dell’attenzione poniamo alcuni dei passaggi più significativi.
E’ il caso, per esempio, della risposta in cui il collega Bentivenga afferma che “il ruolo che deve svolgere chi amministra è quello di creare le condizioni per lo sviluppo”.
E’ un’affermazione all’apparenza banale, di inconfutabile evidenza, ma la storia della nostra città, come di tantissime altre, in questi ultimi anni è segnata proprio dall’assenza o quantomeno dall’insufficienza della capacità degli amministratori locali di creare le condizioni di sviluppo. Anzi, spesso, sono proprio loro a mettere, insieme alle pastoie burocratiche e normative che imbrigliano a livello nazionale in particolare le attività produttive, a porre intralci e condizionare fortemente lo sviluppo, l’iniziativa privata, le intuizioni e gli investimenti imprenditoriali, dilatando i tempi e/o inventandosi infernali percorsi ad ostacoli e/o prosciugando risorse con una cattiva gestione dei pubblici servizi, come spesso nel nostro Mezzogiorno avviene con la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti.
Non a caso, Bentivenga invita nostri amministratori, attuali e futuri, a “non fermarsi all’ordinario, ma di avere una visione anche di prospettiva e una capacità progettuale di lungo periodo”, mettendo così il dito nella piaga, ovvero nell’incapacità della politica locale di avere un’idea di città su cui lavorare per assicurare crescita e sviluppo al territorio, e di conseguenza un futuro di lavoro, occupazione e benessere alle nuove generazioni. “In questi anni -puntualizza Bentivenga- non mi sembra di aver sentito di altri progetti… da mettere in campo per il futuro”.
Ce ne eravamo accorti, eccome! Conta assai di più, però, questa affermazione quando, come in questo caso, a pronunciarla, con indubbia maggiore attendibilità, è un non cavese o se si preferisce un cavese appena acquisito, il cui giudizio non è inquinato, come accade a noi che nella valle metelliana siamo nati e cresciuti, dall’inciucio dei portici e dalle lotte e contrasti politici cittadini, e non è neanche influenzato dalle relazioni familiari ed amicali.
Possiamo fermarci qui. Per il resto ci piace la definizione che dà della nostra città, ovvero quella di essere “un caleidoscopio di opportunità”. Un modo elegante per invitare noi cavesi ad essere saggi ma anche intelligenti nel saper apprezzare e sfruttare le potenzialità di una città che, nonostante i nostri limiti e pecche, ha grandi margini di crescita.
A buon intenditor…