E’ una domanda che nella città metelliana tutti si stanno ponendo in queste ore: fra Gigino si candida per davvero a sindaco? E’ un interrogativo, questo, che unisce i cavesi. La risposta, invece, ma più ancora i giudizi e i commenti, di natura politica o meno, dividono i cittadini metelliani in modo più che comprensibile.
In tutta onestà, sono tra quelli che ritengono molto difficile, sebbene non impossibile, la candidatura di fra Gigino. Una cosa è salire sul pulpito e predicare senza contraddittorio, altra cosa è entrare in politica. Misurarsi con i problemi reali, dare soluzione e risposte alle istanze delle persone, confrontarsi alla pari anche con l’ultimo nella scala sociale e culturale, ma che comunque, in democrazia, ha la stessa dignità di chi si trova in cima. E poi, diciamoci la verità, la politica è dura, faticosa, tremendamente noiosa e, soprattutto per chi è chiamato ad amministrare, assai pericolosa. Ci sono più oneri che onori. E quando ci sono, gli onori sono effimeri, disagevoli, malfermi. Poggiano sulla sabbia, sull’impegno diuturno, su sofferte rinunce, sulle incertezze e le complicazioni. C’è sempre il rischio che una firma di troppo, ma a volte anche di meno, può portarti ad affrontare i rigori della legge, i sospetti dell’opinione pubblica, le maldicenze degli avversari, le infamie dei detrattori. In conclusione, per entrare e stare in politica ci vuole una particolare predisposizione, una straordinaria passione e, magari, forti interessi da tutelare o precisi obiettivi da perseguire.
Fra Gigino, al quale di sicuro non manca l’intelligenza, forse che non avrà valutato tutto ciò? E’ anche vero, però, che qualche sassolino, anzi, qualche macigno, vorrà pure toglierselo dalle scarpe. Tutto sta a vedere se ha soppesato bene i costi e i benefici di questa sua eventuale entrata in politica.
Detto ciò, da cattolico ma anche da convinto sostenitore della laicità dello Stato, ritengo che mischiare sacro e profano, religione e politica, vangelo e partigianeria, sia semplicemente qualcosa di mostruoso. A questo ragionamento, si potrebbe obiettare che don Luigi Sturzo fu un politico di prim’ordine, fondatore agli inizi del novecento della Democrazia Cristiana di Murri e poi del Partito Popolare Italiano, di cui fu il segretario politico, per poi essere nominato senatore a vita della Repubblica, dopo essere stato nei primi anni del secolo scorso consigliere provinciale a Catania e prosindaco di Caltagirone. Erano però altri tempi, prima di tutto. E soprattutto fra Gigino non è don Luigi Sturzo. Altra pasta, altra storia, innanzi tutto. Altro spessore religioso, culturale, etico e politico, quello del sacerdote siciliano.
Tuttavia, se proprio fra Gigino vuole entrare in politica e confrontarsi democraticamente, è giusto che lo faccia. Anzi, sotto certi aspetti è pure un bene. Il motivo? E’ presto detto: usciremo fuori dall’equivoco. Vediamo una buona volta per tutte di cosa è concretamente capace il frate e valutiamolo per il suo agire politico, per le sue proposte programmatiche, per il suo progetto di città, per le idee che metterà in campo, per la sua leadership, per la squadra che metterà insieme. E non per altro. In altre parole, una volta sceso dal pulpito e candidatosi a sindaco, trattiamolo per quello che vuole essere: ovvero un politico, un aspirante amministratore. Una volta che ci mette la faccia, nel bene e nel male va giudicato con gli stessi parametri con cui valutiamo politicamente Servalli, Murolo e gli altri competitor. Senza sconti, ma anche senza pregiudizi.
Tutto sommato, a pensarci bene, l’eventuale candidatura di fra Gigino, il quale è un personaggio tanto controverso quanto vulcanico, impetuoso e divisivo, di sicuro renderà più elettrizzante una campagna elettorale che si preannuncia non solo quasi del tutto segnata nel suo esito finale, ma soprattutto molto anonima e compassata tra la “forza tranquilla” di Servalli e lo stile diciamo così anglosassone (pure troppo) dei suoi avversari. Per farla breve, forse davvero vedremo una campagna elettorale con i fuochi artificiali, specialità in cui fra Gigino ha dimostrato nei fatti di non avere rivali. Insomma, noi giornalisti avremo di che scrivere e non ci annoieremo di sicuro.
E poi, viva la democrazia! Sceglieranno gli elettori chi premiare e a chi affidare il governo di questa città, che riesce ad essere vivace, dinamica e attraente anche a dispetto della sua sonnacchiosa e modesta classe dirigente. E lo faranno nel segreto della cabina elettorale che, per fortuna, è cosa assai diversa dal confessionale.
19/07/2020 – by Nino Maiorino – Fra Gigino non ha ancora deciso (fonte certa) alcuni amici lo stanno sconsigliando (io compreso). Ma se non lo aiutano a uscire dall’angolo nel quale e’ stato confinato (Comunita’ francescana e Arcidiocesi) c’e il rischio che veramente si candidi, e ne vedremo di belle.