Cava de’ Tirreni, Palazzo Buongiorno in vendita nel silenzio dell’opinione pubblica: Servalli rilanci la città partendo dalla cultura candidandola a Capitale italiana del libro 2025
Il rilancio dalla città parte dalla tutela e valorizzazione della sua storia, della sua cultura, della sua identità, delle sue tradizioni. E' questo che ci ha distinto dalle realtà limitrofe. E la nostra città, nonostante tutto, ha ancora tutti i requisiti per continuare a distinguersi ed essere attrattiva
E’ una pugnalata al cuore la lettura del volantino del CoBeCo con cui si denuncia la vendita dello storico Palazzo Buongiorno, meglio conosciuto dai cavesi come il Municipio Vecchio clicca qui per leggere. Insieme ai portici è forse il pezzo più pregiato della storia secolare della nostra città. Venderlo è uno sfregio ai nostri avi, alla nostra identità, alla cultura laica e alla tradizione civica metelliana.
La tristezza maggiore è che tutto questo avviene nel silenzio della città. A parte gli aderenti al CoBeCo, che stanno svolgendo un ruolo significativo ed un’opera meritoria, e di pochi altri, l’opinione pubblica cittadina è colpevolmente assente.
Dove stanno i professionisti, gli uomini di cultura e i cultori della storia cittadina? Lontani, indifferenti e silenziosi. La loro unica preoccupazione è forse quella di non inimicarsi l’attuale governance municipale? Forse sono troppo presi dalla quotidianità e dagli affari di bottega? Alla passione civile dei nostri avi, di cui ancora oggi meniamo vanto, abbiamo sostituito la noncuranza e l’egoismo del più gretto particulare guicciardiniano? Forse.
E non è meno triste constatare che tra questi stupratori della storia cittadina compaiano tra consiglieri e assessori i Lamberti, i Baldi, i Senatore, i de Filippis, gli Avagliano… cognomi di famiglie che hanno fatto la storia della città. Quella storia che oggi concorrono a svendere come un cencio senza valore.
Non è vendendo i gioielli di famiglia che Servalli e soci metteranno in sesto i conti anemici del Comune. Un’altra soluzione va trovata. Coglie nel segno il CoBeCo quando nel volantino evidenzia che per gli attuali governanti municipali risulta essere “più faticoso tagliare qualche spesa inutile o trovare altre entrate. Ma quando avranno venduto tutto come faranno quadrare entrate e spese?”. Nel frattempo, la città sarà più povera, sotto tutti i punti vista, sia materiale che immateriale, di quanto non lo sia già oggi.
La verità è che sarebbe auspicabile se il nostro Sindaco, invece di gigioneggiare nei suoi insulsi sermoni televisivi, si concentrasse su come, da un lato, fare meno danni e, dall’altro, come rilanciare la città.
Certo, lo dovrà fare con un ente comunale messo male in arnese sia in termini organizzativi che finanziari. Per questo dovrà lavorare d’ingegno e far di necessità virtù.
Ne è capace? Ci asteniamo dal rispondere. Per carità di patria. L’auspicio, infatti, è sempre quello di essere smentiti in ciò che la ragione ed anche il cuore inesorabilmente, oltre che impietosamente, ci consigliano.
Siamo tuttavia certi che il rilancio dalla città parta dalla tutela e valorizzazione della sua storia, della sua cultura, della sua identità, delle sue tradizioni. E’ questo che ci ha distinto dalle realtà limitrofe. E la nostra città, nonostante tutto, ha ancora tutti i requisiti per continuare a distinguersi ed essere attrattiva.
Tutto ciò suggerisce di investire, in primo luogo, nella cultura. E dove li prendiamo i quattrini da investire, viene subito da dire? Puntando ad attingere dalle risorse regionali e nazionali. Da un po’ di tempo, giusto per ricordarlo a tutti noi, dal nostro Comune viene lanciata l’idea di una candidatura della nostra città quale Capitale della Cultura italiana. Idea ambiziosa e forse al momento irrealizzabile soprattutto se, nel frattempo, non viene posta in essere un’offerta culturale adeguata.
C’è però anche qualche traguardo più abbordabile. Lo abbiamo già suggerito l’anno scorso e lo rifacciamo adesso, ovvero far concorrere la nostra città quale Capitale italiana del libro. Ci sono tuttora i necessari presupposti per partecipare al bando e presentare un progetto. In città ci sono già alcuni premi letterari di un certo valore, opera una casa editrice di prestigio nazionale, vi è un tessuto scolastico attento, accogliente e vivace. E altro si potrebbe progettare per arricchire una proposta adeguatamente articolata e interessante da inviare al Ministero della Cultura.
C’è ancora più di un mese di tempo per farlo prima della scadenza del bando per la Capitale italiana del libro 2025 clicca qui. Al posto di tante chiacchiere, impegniamoci a mettere nero su bianco e confidare, oltre che nella nostra progettualità, anche nel ministro Sangiuliano che, piaccia o meno, sembra avere un occhio di riguardo per il Mezzogiorno e la Campania in particolare.
Almeno proviamoci.