Cava de’ Tirreni, l’appello agli “uomini liberi e forti” di Antonello Barretta per il rilancio della nostra città
Ricordate l'appello "A tutti gli uomini liberi e forti" del Partito Popolare di don Sturzo oltre un secolo fa? Beh, fatte ovviamente le dovute e necessarie proporzioni e contestualizzandolo ad un realtà ben più minuta come la nostra, per certi versi sembra animato dallo stesso spirito. Quello, cioè, di una chiamata alle armi. Dove per armi si intendono impegno civile e politico, idee, disponibilità a mettersi in gioco...
Oggi abbiamo pubblicato la versione integrale dell’«Appello per la Città per il rilancio di Cava de’ Tirreni» clicca qui per leggere, a firma di Antonello Barretta, cavese di adozione e direttore generale della Giunta Regionale della Campania per il Ciclo integrale delle acque e dei rifiuti.
Ricordate l’appello “A tutti gli uomini liberi e forti” del Partito Popolare di don Sturzo oltre un secolo fa? Beh, fatte ovviamente le dovute e necessarie proporzioni e contestualizzandolo ad un realtà ben più minuta come la nostra, per certi versi sembra animato dallo stesso spirito. Quello, cioè, di una chiamata alle armi. Dove per armi si intendono impegno civile e politico, idee, disponibilità a mettersi in gioco… E’ un appello rivolto a tutti. O meglio, agli “uomini moralmente liberi…”.
Quello di Barretta è un documento politico sufficientemente chiaro e di un certo spessore. Scritto a più mani, come lo stesso Barretta avverte.
Diciamo che, in larghissima misura, è il frutto di un comune sentire dell’opinione pubblica cittadina. E, inutile negarlo, molto di quello che il documento evidenzia sono riflessioni, considerazioni e indicazioni che da alcuni anni trovano spazio sul nostro giornale.
Non è agevole, tuttavia, commentare compiutamente un documento così corposo. Ci limitiamo a qualche breve argomentazione. tralasciando volutamente molte altre.
Quel che in modo immediato ci balza agli occhi da una prima e rapida lettura, è che lo spirito con cui è stato scritto è indubbiamente inclusivo. Vogliamo dire che sembra rivolto a tutti. Partiti compresi. E perfino, in un certo qual modo, a quanti sono responsabili dell’attuale fallimento politico e gestionale oltre che finanziario del nostro Comune. Certo, stabilendo qualche paletto e delle gradazioni.
Ci spieghiamo meglio.
Cominciamo dai partiti.
C’è un passaggio molto illuminante al riguardo: “riteniamo che non si tratta affatto di negare la politica, ma piuttosto di esaltarla nella sua manifestazione più alta. Sarà necessario, quindi, uno sforzo comune per alzare l’asticella dell’impegno, quale conseguenza di un rinnovato e profondo senso civico“.
E poi ancora, va “rivolto un appello al buongoverno indirizzato alle forze politiche cittadine, ai movimenti civici, alla società civile nelle sue diverse articolazioni, alle singole persone, alla città nel suo insieme, nella prospettiva di una palingenesi politico-amministrativa”.
Infine, un “appello va rivolto ai partiti, nessuno escluso, a non insistere in un protagonismo invasivo e predominante, bensì ad avere un atteggiamento di apertura e di attenzione, collaborativo e dialogante”.
Appare evidente che il documento non nasce e non si muove contro i partiti, al contrario, vengono chiamati in causa e sollecitati ad alzare l’asticella, non certo a farsi da parte.
Sembra essere indulgente, poi, anche rispetto all’attuale classe politica, compresa quella al governo della città. Sin dalle prime battute del documento si capisce chiaramente siffatta impostazione quando si legge che non ci sono “condanne aprioristiche e/o ostracismi nei confronti di quanti in buona fede e con buona volontà hanno partecipato a tali esperienze”.
In un passaggio successivo viene precisato meglio il concetto. Da un lato, infatti, viene formulato l’appello “a segnare una discontinuità rispetto all’attuale gestione politico-amministrativa”. Dall’altro, prosegue “chiedendo a quanti sono stati direttamente o indirettamente responsabili di questi ultimi anni di consiliatura comunale di accompagnare questo processo di rigenerazione politica e di rilancio della città non necessariamente da protagonisti in prima fila. Ciò in ragione di comprensibili ragioni di opportunità politica e credibilità del progetto“. Tradotto: nessuno si senta escluso, ma con ruoli diversi rispetto a quelli attuali.
Tirando le somme, dal documento emerge in modo netto che non fa sconti sullo stato in cui versano la città e l’ente comunale. Da qui, la necessità di un cambio di passo, di un profondo e radicale rinnovamento, “di una palingenesi politico-amministrativa”.
Da un lato, tutto sommato, traspare un’impostazione imbevuta di tradizione culturale cattolica. Attenta, cioè, a non escludere a priori. A riconoscere le ragioni degli altri. Accorta nel rispettare la dignità della persona, a prescindere. A ricercare un punto di equilibrio, un possibile punto di incontro.
Dall’altro, però, emerge anche un sano realismo. In altri termini, vi è la consapevolezza che in democrazia il cambiamento politico si realizza con i voti. Non a caso il documento si conclude con l’invito a fare “sintesi politica”. Tradotto: “dare concretezza ad una proposta politica tanto valida quanto suscettibile, però, di ridursi ad un bel libro dei sogni se non sarà capace di misurarsi con la realtà e con le miserie umane”. Più chiaro di così!
Certo è che, sotto questo aspetto, il documento in questione si muove su un crinale molto scivoloso. Tra l’esigenza di realizzare un cambiamento politico-amministrativo e quella di conservare il salvabile. Per farla breve, puntare al rinnovamento ma senza farsi prendere dalla furia iconoclasta. Questa, non sarà di sicuro un’impresa facile e le probabilità di arenarsi o di sbattere sugli scogli è molto alta.
C’è poi un altro aspetto che riteniamo necessario evidenziare. Il documento punta a far nascere una aggregazione civica? Per dirla tutta, è un appello a costituire una lista civica? Difficile a dirsi. L’impressione è più un no che un sì. Meglio ancora, diciamo, che è un “ni”.
Vediamo perché.
Da un lato, quel che in modo inequivocabile il documento si propone è la cosiddetta discesa in campo della società civile. Barretta, non a caso, parla di una “rivoluzione culturale che deve coinvolgere ognuno di noi, senza eccezioni, rifiutando logiche precostituite e guardando ad una Città nuova“. E ancora: “Diversamente continueremo ad essere spettatori non protagonisti con l’aggravante di non essere neppure legittimati ad elevare critiche e proteste, seppure meritevoli di apprezzamento”.
Questo per dire che mai come adesso la società civile deve fare la sua parte. Dopo questo documento-appello non ha più alibi. Non può nascondersi. E non può neanche più comodamente stare alla finestra a criticare la politica politicante. Peggio ancora a lamentarsi dell’inconsistenza, delle incapacità o delle inefficienze di chi ci governerà. Sì, perché come ci hanno insegnato ai tempi della militanza nell’associazionismo cattolico, la politica è uno spazio che va occupato. Se, per comodità, convenienza o viltà, lo si lascia agli altri, non ci si può poi lamentare della pochezza o degli errori di questi ultimi, bensì fare autocritica e zittirsi o avere il coraggio di entrare nel recinto della politica attiva e farsi largo costi quel che costi.
Dall’altro lato, però, questo documento è sufficientemente sostanzioso per costituire una piattaforma programmatica da cui partire. Insomma, un’opportunità per le varie entità che costituiscono l’arcipelago civico cavese da cui partire per confrontarsi. In altre parole, una base di principi, di idee e di prospettive da condividere. E con cui avviare un tavolo di confronto sui contenuti e non sugli eventuali candidati a sindaco o altro. In estrema sintesi, questo documento potrebbe dare corpo a quella che noi definiamo la “terza via”.
Fermiamoci qui. Vediamo quale effetto sortirà questo documento-appello. Cadrà, come è possibile se non addirittura probabile, nel vuoto o darà il là ad un dibattito politico pubblico e a tutto campo?
Non ci facciamo soverchie illusioni, tuttavia, per quanto è possibile, faremo la nostra parte.
“Non vi sono liberatori, ma solo uomini che si liberano”: era questo il motto del “Ribelle”, il giornale delle brigate partigiane “Fiamme Verdi”, formazione di ispirazione cattolica operante in Lombardia tra il 1943 e il 1945.
E’ un motto che oggi Ulisse online fa suo e lo rilancia alla città metelliana.
Bel progetto, ben venga la terza via. Spero solo che i cambia casacche destra – sinistra, si astengano dal portare il loro contributo.
Acconsento
Ben venga una politica che sia al servizio della polis
Progetto ambizioso e senza dubbio da condividere.
Una lista civica a Cava potrebbe avere un senso, sempre che non sia un ulteriore refugium peccatorum dei tanti troppi saltimbanchi della politica cavese esperti di “Passo del gambero” il problema reale sarà la qualità di questa lista, per far presa sulla parte pensante dell’elettorato politicizzato o meno che sia, non dovrebbe essere una lista personalee7o strumentale, sicuramente non occasionale ma costruita con la partecipazione di soggetti capaci di dotarsi di un programma pensato, intenzionato a essere stabili, e sopratutto dotati della capacità di trasmettere quest’ultimo tenendo per presente le indiscusse disuguaglianze dovute alle disparità cognitive dell’elettorato e al conseguente knowledge gap di quest’ultimo. L’appello per la serie “knowledge gap” come tutti gli appelli di specie retoricamente mi sembra generalista, forse sbaglio ma non ne condivido il senso, la prassi del dare un colpo al cerchio e uno alla botte, non dovrebbe risponde alle esigenze elettorali di una compagine che si candida al governo cittadino, ma dovrebbe essere in grado di far contestualizzare con estrema chiarezza il contesto economico e sociale in cui si vorrebbe andare ad operare esplicitandone nello stesso con estrema chiarezza i limiti normativi economici e strutturali anche ai potenziali elettori Low skilled (che fonte 24ore costituiscono il più del 47% della popolazione potenzialmente votante). Tanto premesso aspettiamo di vedere la composizione della compagine, per decidere se prenderla in considerazione oppure votare come troppo spesso accade il meno peggio del peggio del panorama cittadino.