Cava de’ Tirreni, la giostra con Servalli, Nunzio Senatore, Barbuti & C.
Al nostro primo cittadino interessa solo assicurare un prosieguo alla sua carriera politica. Punto. Il suo obiettivo, infatti, è di ottenere la candidatura alle regionali, ma soprattutto di raccogliere i voti sufficienti per essere eletto deputato regionale
Quali sono gli obiettivi che il sindaco Servalli si è posto nel portare in porto questa rimodulazione delle deleghe degli assessori? Non certo, come ha dichiarato, ” per affrontare con un maggior equilibrio politico amministrativo le nuove sfide che ci attendono nei prossimi due anni di amministrazione”. Se questo fosse stato l’intento, le scelte sarebbero state ben altre. Nell’interesse della buona amministrazione e quindi della città. A Servalli, però, di questi interessi superiori non è mai importato un fico secco.
Al nostro primo cittadino interessa solo assicurare un prosieguo alla sua carriera politica. Punto. Il suo obiettivo, infatti, è di ottenere la candidatura alle regionali, ma soprattutto di raccogliere i voti sufficienti per essere eletto deputato regionale. La candidatura ormai sembra sia cosa fatta con i socialisti di Maraio. E i voti? Qui casca l’asino.
Servalli non ha un grande seguito elettorale. Anzi. Per questo, nel rimodulare le deleghe, ha cercato di indebolire il Pd e quindi gli assessori democrat. Gli esponenti locali del Pd, infatti, fanno riferimento ai vari consiglieri regionali deluchiani ed è per loro che faranno campagna elettorale alle regionali del 2025. Non certo per Servalli, che è pure andato via dal partito.
Non è un caso se questa rimodulazione è servita soprattutto per ridimensionare il vicesindaco Nunzio Senatore. E in effetti quest’ultimo è uscito sconfitto dal braccio di ferro tentato nei confronti di Servalli. Ora Nunzio Senatore è, rispetto a ieri, un assessore dimezzato. L’impressione, però, è che quella di Servalli sia un’effimera vittoria come quella di Pirro. Sì perché il vicesindaco Senatore resta comunque una macchina elettorale, potrà perdere qualcosa, ma il grosso del suo elettorato dovrebbe conservarlo. E potrà puntare alla sua elezione alla Regione Campania.
D’altro canto, Nunzio Senatore la sua presa sull’elettorato metelliano l’ha sempre dimostrata e portata in dote finora a Servalli. Tanto alle comunali quanto alle ultime politiche. Questo per dire che gli piaccia o meno, Servalli sarà surclassato alla grande alle prossime regionali dal suo vicesindaco, appunto Senatore.
Detto ciò, da questa vicenda emerge anche un altro dato, vale a dire l’asse che Servalli ha consolidato con Antonio Barbuti. Quest’ultimo, ormai, sembra essere diventato il deus ex machina, punto di equilibrio di questa maggioranza assai traballante. Barbuti si è posto come ancora e come faro di questa coalizione che è composta da terra ferma (e cioè da chi è organicamente in maggioranza), da bagnasciuga (da chi non è organico alla maggioranza ma non sta neanche all’opposizione), da sabbie mobili (da chi sta a fase alterne dentro e fuori dalla maggioranza) e dalla palude (da chi è ufficialmente all’opposizione ma sostiene con assenze strategiche o con l’astensione Servalli).
Barbuti, che ha dalla sua un’esperienza politica e amministrativa ultra-quarantennale, sembra ormai assurto al ruolo di Gran Maestro. Un po’ Richilieu, un po’ Cagliostro. D’altronde, con una simile compagnia, per non affondare occorre per forza di cose un po’ di alchimia e di esoterismo a buon mercato.
Un’ultima annotazione non può non essere riservata ai dodici firmatari del documento. L’impressione è che alla fine siano stati costretti ad andare a Canossa. La paura di perdere la testa sul ceppo è stata troppo forte. Mancò la fortuna, non il valore? No. Mancò il coraggio. Punto. Quello di andare fino in fondo, come dovrebbero fare gli uomini veri.
Sarà per un’altra volta? Mah, mai dire mai!