Cava de’ Tirreni, la coscienza politica e civile sbiadita: i cavesi saranno presenti quando suonerà il prossimo campanello della storia cittadina?
La città viene da un disastro politico-amministrativo e finanziario senza precedenti. Da narrazioni bugiarde e politicamente truffaldine. E vive un profondo disagio per un governo municipale che negli ultimi anni ha avuto come unico obiettivo quello di sopravvivere piuttosto che operare per il bene della comunità metelliana. Una città che, a partire dalla sua classe politica, deve ritrovare nella sua pienezza una coscienza politica, civile, morale, ormai smarrita o quantomeno sbiadita

Quest’oggi commentiamo l’intervista a una giovane donna cavese molto volitiva, la dottoressa Rossella Lamberti, pubblicata oggi dal nostro giornale. In larga parte condividiamo le sue affermazioni di principio e programmatiche, dettate da buon senso ed equilibrio che non mancano a chi, sia pure giovane e non particolarmente addentro alle faccende della politica, ha svolto e ricopre ruoli di responsabilità.
D’altro canto, come non condividere il suo approccio alle questioni che riguardano la nostra città. A cominciare da quando sostiene che Cava de’ Tirreni sta vivendo un periodo difficilissimo, forse come mai prima. E che l’impresa di rilancio della città che attende il futuro sindaco non sarà facile. Lo fa, poi, quando dichiara di avvertire l’urgenza di un cambiamento concreto che metta al centro le competenze e l’innovazione. Così come quando ritiene che ci sia la necessità di un’amministrazione capace di affrontare le criticità economiche, sociali e infrastrutturali con pragmatismo e visione strategica. Sono, questi, aspetti che rappresentano un sentire sostanzialmente comune nella nostra città.
E non sbaglia di certo quando lega il destino della politica cavese a quella regionale. Peccato che in questi ultimi dieci anni la filiera politico-istituzionale Servalli-De Luca abbia dato ben poco alla nostra città. Per colpa di chi? Di sicuro, non dei cavesi, che nei diversi appuntamenti elettorali ai due non hanno fatto mancare il loro sostegno. L’augurio è che in futuro vada meglio per la nostra città.
Detto ciò, trovo perfetto l’identikit politico del Sindaco che propone Rossella Lamberti. Competenza, esperienza gestionale e conoscenza del funzionamento della macchina amministrativa, ma anche l’essere autorevole ed empatico, capace di prendere decisioni e ascoltare la comunità. Non solo. Deve essere un visionario capace di progettare il futuro della città, non solo gestire l’ordinario. Un bravo sindaco proietta le sue idee oltre ciò che può essere realizzato nel suo mandato. Un’altra caratteristica del candidato sindaco ideale è l’indipendenza.
C’è, a portata di mano, un simile, ipotetico candidato a primo cittadino? No. E’ indubbio che trovare tutte queste qualità in una sola persona è praticamente impossibile. Proprio per questo, nell’individuazione di un candidato sindaco occorre puntare al massimo. Ciò, nella consapevolezza che non tutte queste tante peculiarità possono essere racchiuse in un esponente politico, per quanto virtuoso egli sia. Per lo stesso motivo, è non meno decisivo anche tentare di mettere su una squadra di collaboratori di qualità.
In altre parole, solo se si punta a selezionare una classe dirigente nel suo insieme valida e competente, sia da un punto di vista politico e professionale che etico e culturale, si potranno evitare i disastri e i fallimenti cui abbiamo assistito in questi ultimi dieci-quindici anni.
In fondo, sotto questo aspetto, vale sempre una delle perle di saggezza di Confucio: Gli uomini migliori favoriscono il meglio che c’è negli altri, non il peggio. Gli uomini peggiori favoriscono il peggio che c’è negli altri, non il meglio.
Insomma, occorre andare alla ricerca del meglio, dei migliori, non dei bravi ragazzi (magari solo all’apparenza, come la storia cittadina recente ci ha insegnato) che poi, alla prova dei fatti, deludono.
Detto questo, mi avvio alla conclusione, evidenziando un altro passaggio dell’intervista a Rossella Lamberti, tralasciando volutamente per ragione di spazio molti altri punti non meno interessanti.
Mi riferisco a quando, con molta sobrietà e perizia, si muove in un campo se non minato quantomeno scivoloso. E’ quello del rapporto tra partiti e società civile. Il suo ragionamento è semplice: i partiti sono strumenti essenziali della democrazia rappresentativa, ma devono aprirsi alla società civile, coinvolgendo professionalità e competenze per una governance stabile e qualificata. Condividiamo appieno, ma quando i partiti sono sordi e miopi rischiano e a ragione di essere sostituiti dal civismo. Ciò è successo spesso e può ancora succedere. In effetti, la Lamberti dice bene quando parla di una politica che deve essere capace di coniugare organizzazione e innovazione. Diversamente, come lei stessa evidenzia, può accadere anche di peggio, ovvero che il sentimento di antipolitica trovi terreno fertile.
Per concludere, torniamo al ragionamento fatto in precedenza e suggerito dalla Lamberti, ovvero che occorre selezionare un personale politico capace e competente, perché vero è che le elezioni occorre vincerle, ma poi il problema è quello di governare. E bene, possibilmente.
Non è una questione da poco. E’ il vero nodo che la politica cittadina deve sciogliere, soprattutto nel centrosinistra. Coniugare cambiamento e qualità, discontinuità ed esperienza. Credibilità e capacità.
I partiti saranno capaci di farlo? Qualche dubbio è più che lecito. Per questo, sul tema, non bisogna abbassare la guardia.
La città viene da un disastro politico-amministrativo e finanziario senza precedenti. Da narrazioni bugiarde e politicamente truffaldine. E vive un profondo disagio per un governo municipale che negli ultimi anni ha avuto come unico obiettivo quello di sopravvivere piuttosto che operare per il bene della comunità metelliana.
Una città che, a partire dalla sua classe politica, deve ritrovare nella sua pienezza una coscienza politica, civile, morale, ormai smarrita o quantomeno sbiadita.
In altre parole, non è una questione che riguarda soltanto i partiti o i politici, ma l’intera cittadinanza metelliana.
In buona sostanza, noi cavesi sembriamo essere oggi nella condizione denunciata causticamente da Leo Longanesi: quando suona il campanello della loro coscienza fingono di non essere in casa.
L’auspicio, anche per il rispetto che dobbiamo alle virtù e al lascito di chi ci ha preceduti, è di tornare, come cittadini cavesi, ad essere presenti quando alla soglia della nostra coscienza suonerà nuovamente il campanello della storia.