Cava de’ Tirreni, il tempo stringe: l’ipotesi del civismo rischia di fallire prima di nascere
In tanti manifestano interesse per quella che noi chiamiamo terza via, tuttavia, non si intravede non solo una leadership ma neanche un'iniziativa che avvii un processo di aggregazione politica
Nella giornata di ieri il nostro giornale ha ricevuto e pubblicato due note interessanti, che meritano un nostro breve approfondimento.
La prima riguarda il civismo clicca qui per leggere. L’appello che l’avvocato Marco Senatore, rivolto agli interessati ma più in generale alla città, a stringere i tempi per costruire un’ampia e inclusiva aggregazione civica è quanto mai attuale. Come dargli torto? Il tempo indubbiamente non lavora a favore del civismo. Il percorso, in effetti, è lungo ma più ancora accidentato. D’altro canto, come abbiamo già avuto modo di evidenziare, al momento c’è l’humus adatto ma manca, come dire, un fattore scatenante. In altre parole, in tanti manifestano interesse per quella che noi chiamiamo terza via, tuttavia, non si intravede non solo una leadership ma neanche un’iniziativa che avvii un processo di aggregazione politica.
Questo da un lato, ovvero di quelli che possiamo definire gli addetti ai lavori. In pratica, coloro che hanno un passato di militanza nei partiti e di esperienza nelle istituzioni. Un bel po’ di personalità che ora non si ritrovano negli attuali schieramenti vuoi per incomprensioni o in ragione di talune manifeste incompatibilità. vuoi perché li ritengono asfittici e inadeguati per il momento storico che vive la nostra città.
Dall’altro lato, però, vi è la società civile cavese. Quella, cioè, che dovrebbe essere in assoluto la protagonista di un percorso civico vero e serio. Se da un lato, al momento, da tempo mostra segni evidenti di insofferenza e di insoddisfazione rispetto al complessivo panorama politico cittadino, dall’altro, non esprime una rielaborazione politica di questo disagio. Per essere chiari, manca di una proposta politica.
Non siamo al corto circuito, ma non ci siamo lontani.
A nostro modesto parere, infatti, se nel giro di un paio di mesi, non di più, non verrà fuori una proposta politica civica con almeno una piccola piattaforma programmatica, valoriale e metodologica, allora l’ipotesi della terza via può dirsi fallita prima di essere nata.
Non resterà, quindi, che confidare nel buon cuore e soprattutto nell’intelligenza dei partiti. In cosa? Nell’aprirsi al contributo di idee e di risorse umane che la società civile è in grado di porre a disposizione della politica e delle istituzioni. Al riguardo, c’è poco da illudersi, ma oltre non è lecito sperare.
L’altra nota è stata scritta e inviata al giornale da un genitore di uno scolaro delle elementari di San Cesareo clicca qui per leggere . E’ molto bella e incisiva. E soprattutto equilibrata e veritiera. Ecco, è la testimonianza del disagio e della sensibilità di quella società civile di cui scrivevamo prima. E’ una nota ragionata. Misurata nei toni. Non la solita sterile lamentazione. Esprime, al contrario, una visione della nostra città, che è però una sorta di controcanto alle scelte o peggio alle non scelte della politica.
Tra i diversi temi che la nota in questione pone, vi è quello delle frazioni. Le più piccole, in particolare, come San Cesareo, appunto, ma anche Castagneto, Corpo di Cava, Marini, Alessia, S. Giuseppe, S. Anna e così via.
Ecco, quello delle frazioni dovrebbe essere uno dei temi più importanti della prossima campagna elettorale. Le realtà frazionali, infatti, nel loro insieme, devono ritornare al centro dell’attenzione della politica comunale. E’ in gioco, in fondo, la qualità della vita tanto del centro urbano quanto delle stesse realtà frazionali. Occorrerà, in questa ottica, avviare gradualmente una serie di scelte che diano centralità al ruolo delle frazioni. Questo, in fondo, non è affatto un argomento di poco conto. E’ una questione di visione complessiva della città. Di fatto, è un tema essenzialmente di prospettiva.
Per farla breve, pensare alle frazioni non come dormitori, ma come realtà abitate da persone, da cittadini non di serie B. Pensare alle frazioni, come a comunità di persone e, in quanto tale, dotate di dignità. E per questo meritevoli di essere munite di servizi, infrastrutture, attività socio-culturali e ricreative, e così via. D’altro canto, è questo un modo per ridare loro vita sociale, ma anche per alleggerire il centro cittadino. In altri termini, avviare un riequilibrio del territorio metelliano: alleggerire la pressione sul centro urbano e dare una nuova prospettiva alle frazioni. Insomma, ritornare per certi versi a quell’attenzione che si aveva verso il territorio quando c’erano le circoscrizioni comunali. Un’attenzione che, nel tempo, in questi ultimi trent’anni è andata scemando fino a perdersi quasi del tutto.
La nota del genitore che abbiamo pubblicato è la dimostrazione più evidente di quanto la società civile possa contribuire a dare una lettura dei bisogni e delle aspettative della città molto più realistica e veritiera di quella che si ha nelle stanze del potere o dei partiti.
D’altro canto, e concludiamo, questo giornale sostiene la prospettiva del civismo avendo da tempo constatato e denunciato lo scollamento tra palazzo e società civile, tra partiti ed elettorato. E di ciò ogni giorno ne abbiamo la conferma.