Cava de’ Tirreni, lezione e strategie di civismo: il progetto di “Finalmente Cava” e la nostra amata ma bella addormentata
Se nasce una nuova componente civica le ragioni sono tante. Innanzi tutto, la politica, intesa come i partiti di ambo gli schieramenti, ma
Ieri è stato presentato un nuovo movimento civico, “Finalmente Cava” clicca qui per leggere. Qualcuno, a ragione, potrebbe chiedersi, un altro ancora? Giusto, ma la questione va vista anche sotto altri aspetti ed angolazioni.
Se nasce una nuova componente civica, infatti, le ragioni sono tante. Innanzi tutto, la politica -intesa come i partiti di ambo gli schieramenti, ma soprattutto quelli di opposizione, così come le civiche presenti in Consiglio- non riesce ad intercettare e a rappresentare tutto il disagio che vive la città.
In secondo luogo, è evidente che c’è ancora qualcuno che non si rassegna a risvegliare una città dormiente, che non pensa, non progetta. Una città distratta, assente, forse solo rassegnata e motivata, forse disillusa. In ogni caso, ferma.
Certo, il cammino è tutto in salita. Gli ottimi Mariconda, Palumbo, Borrelli e gli altri componenti di questa nuova avventura politica sono dei sognatori? Si illudono di risvegliare la bella addormentata nel bosco? Forse.
Avete visto un film di un po’ di anni fa, La storia infinita? Lo guardavo con i miei figli, allora bambini. Mi è rimasta impressa una frase di questo film fantastico.
Perché Phantàsia muore? Perché la gente ha rinunciato a sperare, e dimentica i propri sogni: così il Nulla dilaga.
Proprio così. Quando manca il sogno, la fantasia, la speranza, allora il Nulla dilaga. E quello che rischia la nostra città: di precipitare definitivamente nel nulla.
La politica deve prima di tutto essere sogno, speranza, visione del futuro. E deve dare centralità ai cittadini. Alla loro partecipazione. Al loro contributo di idee o anche solo di istanze, interessi, bisogni. Quando manca tutto questo si cade nel nulla. E noi, nella nostra città, siamo prossimi al baratro. Perché mai come adesso la politica ha toccato il fondo.
Non solo, ovviamente, per la pochezza e lo squallore, oltre che per i disastri e i danni procurati alla città dall’Amministrazione Servalli.
In un simile contesto, infatti, sul banco degli imputati c’è anche buona parte se non tutta l’opposizione. Per le sue divisioni. E per la sua evidente incapacità di fare squadra. Di conseguenza, per l’impotenza nel creare almeno una parvenza di possibile alternativa credibile. Infine, per le relazioni opache di qualche suo componente con la maggioranza o parte di essa.
Allora ben vengono le sollecitazioni, l’entusiasmo, le preoccupazioni, le speranze e i sogni di gente come Mariconda, Palumbo e Borrelli, così come di tanti altri che in modo più o meno lineare ed autonomo stanno già da tempo percorrendo un percorso civico. Compresi quelli che hanno un piede dentro e un altro fuori dai partiti, nella speranza, per ora vana, di coinvolgerli in un discorso più alto, più partecipativo, più dialogante con la città.
Perché Phantàsia non deve morire e il Nulla non deve dilagare, come sta già avvenendo nella nostra città.
Certo, alcuni accorgimenti sono però necessari.
La diversità e la pluralità in politica sono una ricchezza. A condizione, però, che si faccia sintesi. In altri termini, se ognuno crede di fare da sé, il rischio sarà quello delle rette parallele che non si incontrano mai. Questo, in politica, non porta da nessuna parte, o meglio, conduce alla sconfitta e ai fallimenti.
“Finalmente Cava” fa bene ad impostare la politica sul confronto con i cittadini per la definizione di una piattaforma programmatica. E su questa base verificare gli spazi di condivisione politica.
Tuttavia, bisogna fare presto, ma soprattutto il dialogo, quantomeno con gli altri movimenti civici dentro e fuori il Consiglio comunale, deve partire quanto prima.
Senza fare l’analisi del sangue a nessuno. A destra, a centro e a sinistra. Le differenze le devono fare i contenuti programmatici e le regole della buona politica. Una volta definite queste, chi ci sta, è dentro, chi no, è fuori. E lo stesso, a maggior ragione, deve valere con i partiti che, per loro essenza, tendono a dividere più che ad unire.
In altre parole, nessuna preventiva conventio ad excludendum, al contrario, privilegiare nel limite del possibile (e della decenza) le ragioni che uniscono. Guardare quindi a trecentosessanta gradi. Da sinistra a destra. Andare, in breve, oltre gli schieramenti e i partiti. Perché del buono c’è ovunque. E perché le contingenze richiedono alleanze larghe e senza pregiudiziali diciamo così ideologiche. A condizione, ovviamente, che il cemento dell’aggregazione sia un impasto di qualità fatto da competenza, tensione morale, decoro personale, umiltà, che non guasta mai, spirito di tolleranza e naturale predisposizione alla collaborazione.
Ciò premesso, è però necessario e indispensabile voltare pagina. Occorre dare un taglio netto con chi ha governato e/o, magari anche dall’opposizione, si è compromesso con lo sciagurato governo del sindaco Servalli. Il problema non è di essere a destra, a centro o a sinistra, ma di responsabilità politica e gestionale nel disastro provocato dagli attuali amministratori comunali.
La città su questo non ammette ambiguità. Vuole chiarezza. Vuole respirare aria nuova, non inquinata dalla gestione del potere e dal poltronismo famelico e familistico di questi ultimi anni.
Non sono ammesse pastette politiche. Per capirci, nessuna scialuppa di salvataggio per quanti finora sono sulla tolda di comando della nave che sta affondando con al timone il sindaco Servalli.
Non sarà comunque una passeggiata. Questo lo sanno perfettamente Mariconda, Palumbo e Borrelli, che hanno esperienza da vendere e non sono affatto di primo pelo, degli sprovveduti. Allo stesso modo, lo sanno bene anche i vari esponenti delle diverse formazioni civiche. Non c’è altra strada, però. I partiti sono asfittici e ingessati, anche se per molti di loro il termine partito è un abuso di titolo.
Non resta che il civismo. La città ha bisogno di un’iniezione di fiducia. Almeno per svegliare dal torpore mortale la bella addormentata. Per tentare di risvegliare le coscienze dei cittadini metelliani. Per far riaffiorare in loro l’orgoglio di essere cavesi. Eredi di una cultura, di una storia e di una tradizione secolare che non è fatta solo di pistoni. Custodi di un patrimonio di civiltà da tutelare e da lasciare alle future generazioni, piuttosto che essere mandato alla malora come in questi ultimi anni.
Tutti insieme e con il coraggio delle idee, prendendo a prestito l’appello di “Finalmente Cava”, per tentare di ridare un futuro di progresso alla nostra città.
Poi, si vedrà.
Come svegliare la bella (lo è ancora?) addormentata?
Condizioni necessarie:
– Un candidato sindaco con una sola lista di appoggio
– I nomi dei futuri assessori già decisi e presentati alla città prima delle elezioni e non presenti nella lista dei candidati al consiglio comunale.
– Eliminazione dei gettoni di presenza per i consiglieri comunali.
– Eliminazione dei premi per i dirigenti della macchina comunale
Apriamo un dibattito in città su come raggiungere questi obiettivi:
-Trasparenza totale di tutti gli atti amministrativi.
-Scioglimeno della Metellia , naturalmente con la salvaguardia del posto di lavoro
-Scioglimento dell’Ausino anche qui con la salvaguardia dei posti di lavoro
-Profonda riorganizzazione dl corpo dei vigili urbani
-Profonda riorganizzazione della macchina comunale con attenzione ai problemi dei villaggi e dei nostri concittadini più deboli.
-Stop al cemento se non interventi finalizzati alla crescita e al miglioramento della vita sociale
-Battersi per una nuova organizzazione amministrativa e non solo della medicina terrritoriale
-Nuove regole di trasparenza e controllo sugli appalti
-Gestione del patrimonio pubblico
– Cava citta verde