Cava de’ Tirreni, il sindaco Servalli… la città dormitorio e il Grande Vecchio: “Adda passà ‘a nuttata”
Cava de' Tirreni, il sindaco Servalli... la città dormitorio e il Grande Vecchio: "Adda passà ‘a nuttata"
L’erba del vicino è sempre più verde? Spesso è così, non ci si accontenta mai di quello che si ha e si guarda a quello che hanno gli altri.
Il guaio, purtroppo, è quando l’erba del vicino è per davvero più verde. E’ quello che ho pensato quando dal Comune di Vietri sul Mare mi è arrivato il programma degli eventi estivi. Accompagnato dall’invito di leggere le pagine Fb “Vietri in scena” e “Vietri cultura 2022”.
In verità, sono arrivati in redazione i programmi degli eventi estivi anche di altri comuni. Persino di Pagani, appena uscito dal dissesto finanziario. E non parliamo di comuni come Amalfi, fuori dalla nostra portata ora come non mai.
Nella nostra città, purtroppo, il piatto piange.
Di chi la colpa? Del bilancio comunale in rosso? Del sindaco Servalli e della sua Amministrazione comunale? Del mio caro amico e compagno di liceo ora assessore alla cultura Armando Lamberti?
Mah, lasciamo perdere. Ognuno dia la sua risposta.
A quanto pare, anzi, il sindaco Servalli lamenta che è stata orchestrata una campagna di denigrazione sui social per cercare di nascondere il lavoro della sua Amministrazione e parla di una città che cresce.
Suvvia, ma davvero dobbiamo berci la storiella di un Grande Vecchio che tira le fila di un complotto contro l’attuale Amministrazione comunale? A me viene da ridere. D’altra parte, se davvero ci fosse stato un simile stratega, molto probabilmente Servalli starebbe già a casa da un pezzo. E magari ci sarebbe stata un’opposizione assai più aggressiva e incisiva.
Ad ogni modo, fermiamoci qui.
Vogliamo forse osare di contraddire il nostro primo cittadino? Non sia mai.
Diciamo soltanto che tra la nostra visione e quella del sindaco Servalli c’è un problema di prospettiva. Da qui la diversità di vedute.
A noi, infatti, pare di vivere in una città dormitorio, ferita, stanca, stordita, ma soprattutto avvilita e impotente. Consapevole di boccheggiare e, quindi, di dover tirare a campare.
Una città che ormai da tempo recita silente il suo mantra eduardiano: “Adda passà ‘a nuttata”.
E chiudiamola qui.