Cava de’ Tirreni, il sindaco Servalli contro i mulini a vento come Don Chisciotte
Cava de' Tirreni, il sindaco Servalli contro i mulini a vento come Don Chisciotte
Non so a voi, ma a me tutto questo polemico scambio di accuse e controaccuse tra opposizione e sindaco Servalli è venuto a noia.
Certo, l’argomento dei conti in rosso del Comune di Cava de’ Tirreni è importante. Anzi, tremendamente serio, soprattutto per le nostre tasche. Ciò non toglie che la querelle cui abbiamo assistito in quest’ultima settimana è stata alquanto stucchevole.
E’ inutile che ci si affanni sia da una parte che dall’altra. I cavesi quello che dovevano capire, l’hanno perfettamente inteso. Anzi, se si votasse oggi per le comunali, i risultati sarebbero inequivocabilmente chiari. Ora, però, si vota per le politiche. Le vicende cavesi indubbiamente influiranno almeno in parte sulle scelte. Sono altri, tuttavia, i fattori che determineranno in modo decisivo il prossimo esito elettorale. Tanto nella nostra città quanto nell’intero Paese.
Dico questo perché mi riesce difficile capire la comunicazione che fa il sindaco Servalli.
Posso comprenderne le ragioni, ma trovo del tutto inappropriati, per non dire assolutamente sbagliati, le modalità e i toni utilizzati. Questo riguarda sia i comunicati stampa che le note postate sui social.
Intuisco che il sindaco Servalli tenti di dare delle spiegazioni al disastro finanziario e di alleggerire le proprie responsabilità. E’ umano. Il risultato che ottiene, però, è solo un effetto boomerang. E’ bravo, purtroppo per lui, nello scatenare delle tempeste perfette, da cui viene irrimediabilmente travolto. Resta letteralmente sommerso da comunicati polemici e da accuse da parte delle opposizioni, che hanno buon gioco nel porlo sistematicamente sul banco degli imputati. Peggio ancora, si ficca da solo nella gogna mediatica. E dà così il destro ai suoi governati di vomitargli addosso tutta la rabbia che hanno in corpo.
Se fossi il suo assistente alla comunicazione politica, e fortunatamente non lo sono, mi permetterei di dargli qualche suggerimento. In primo luogo, di essere molto accorto nell’evitare di provocare reazioni polemiche. Dismettere, insomma, i panni di Don Chisciotte che si accanisce inutilmente contro i mulini a vento.
In altre parole, porre attenzione nel non destare il cane che dorme. Diffondere, quindi, comunicati il più possibilmente tecnici, sobri nelle aggettivazioni e per quanto possibile politicamente asettici.
Questo sempre. A maggior ragione quando si parla di conti in rosso del Comune. Tradotto, punterei più su una comunicazione istituzionale e molto meno su quella politica. La propaganda politica poi andrebbe rigorosamente limitata alle campagne elettorali.
Gli darei anche il suggerimento di applicare senza risparmio una tecnica ormai consolidata. E’ quella della moderazione sui social. In altri termini, evitare assolutamente di innescare sui social polemiche, magari ingaggiando dispute inutili e dannose.
In ultimo, al sindaco Servalli evidenzierei la sua solitudine. Molto evidente proprio sui social. Sì, sulle vicende politico-amministrative più scottanti è politicamente isolato. Non c’è, salvo sporadiche eccezioni, un consigliere comunale che gli venga in aiuto. E’ abbandonato a sé stesso. Ciò è indubbiamente preoccupante e significativo. Su questo, una riflessione a largo spettro Servalli dovrebbe pur farla. Porsi delle domande, ma anche darsi delle risposte. E di sicuro non bastano i pochi interventi a sua difesa del solo Pd.
In conclusione, non pretenderei umiltà, ma almeno un po’ di buon senso.
Se fossi poi il suo consigliere politico, ammesso che desse ascolto, gli suggerirei di cambiare strategia. Anzi, no, di avere una strategia.
Gli farei notare che è inutile perdere tempo in un’impresa impossibile: rimettere il dentifricio nel tubetto. Quel che è successo con i conti del Comune ormai è un fatto. Non serve in proposito stare a rimestare.
Questo per dire di guardare avanti, porsi degli obiettivi da realizzare. Fra questi di sicuro anche quello di riequilibrare i conti comunali, ma non solo. Mettere per quanto possibile in sesto la macchina comunale. Avvalersi di una squadra politica e amministrativa forte, motivata, competente e qualificata. Tentare di ridare una prospettiva di crescita e di sviluppo alla città. Dare ai cavesi un sogno, una visione, obiettivi da raggiungere. Risvegliare le coscienze sopite di una città ormai rassegnata e avvilita.
In estrema sintesi, non guardare più indietro, ma puntare al futuro, aggredendo i problemi. E prima ancora venir fuori dalle sabbie mobili dove siamo andati a finire.
Mi fermo qui.
Immagino e comprendo già tutte le riserve, le obiezioni e le critiche dei lettori che hanno avuto la pazienza di arrivare fin qui.
Il mio molto probabilmente è solo un esercizio retorico. Concedetemi, però, a futura memoria, una ingenua presunzione. Quella di poter anche così almeno contribuire, come direbbe il Commissario Montalbano, n’anticchia alla ripresa della nostra città.