Cava de’ Tirreni, il requiem del centrodestra per Servalli e soci
L'Amministrazione comunale è al capolinea. Non è più nelle minime condizioni per operare. Non ha più alcuna agibilità sia politica che amministrativa
Era ora!
L’opposizione, per la precisione il centrodestra metelliano, ha finalmente battuto un colpo sulla vicenda degli ammanchi al Comune di Cava de’ Tirreni. Un po’ in ritardo, tanto da generare equivoci e disappunto in buona parte del suo elettorato. Però, bisogna riconoscerlo, alla fine ha battuto un gran bel colpo.
In effetti, non solo ha chiamato in causa il Prefetto, ma anche il Ministero delle Finanze, quello dell’Interno nonché la Corte dei Conti. E, tanto per non farsi mancare nulla, ha coinvolto pure la propria rappresentanza parlamentare. In altre parole, ha invitato, con garbo ma con decisione, i parlamentari a seguire una vicenda gravissima oltre che oscura e per certi versi surreale.
Bisogna anche riconoscere che la nota inviata a tutte queste autorità da parte del centrodestra è inappuntabile sotto tutti i punti di vista.
Puntuale è la ricostruzione degli accadimenti.
Concretissimi i timori sul fatto che questi ammanchi incidono sulla regolarità del piano di riequilibrio, “minandone addirittura le fondamenta, laddove adottato sulla base di numeri che nella realtà potrebbero rivelarsi inesatti o comunque su rilevazioni contabili che stanno svelandosi nel complesso inaffidabili”.
Comprensibili e scontate le preoccupazioni sulla non affidabilità, a questo punto, del “personale interno, politico e gestionale, sotto il cui governo si sono ciclicamente consumate le gravi irregolarità”.
Legittima e inevitabile la richiesta circa “l’opportunità di sottrarre in via prudenziale agli organismi comunali ordinari… la competenza a gestire i servizi finanziari dell’ente e a proseguire nei controlli interni indirizzati a individuare i mandati di pagamento irregolari, per affidarla a soggetti esterni incaricati dalle autorità amministrative in indirizzo”.
In soldoni, non esplicitamente ma comunque in modo chiaro, il centrodestra ha chiesto il commissariamento del Comune di Cava de’ Tirreni. D’altro canto, sono tanti i comuni italiani commissariati per molto, molto meno.
C’è un altro aspetto che il centrodestra, forse per non infierire sull’attuale maggioranza, non ha evidenziato. In altre parole, con una situazione contabile così drammatica se non addirittura tragica, con dei numeri talmente incerti e ballerini, quanti consiglieri comunali di maggioranza avranno il coraggio o meglio l’imprudenza di votare in futuro qualsiasi altro documento di bilancio? In pochi. Forse nessuno. Questo per dire che, a prescindere dall’esito della richiesta doverosa e necessaria, anche e soprattutto da un punto di vista politico, avanzata oggi dal centrodestra, questa Amministrazione comunale è al capolinea. Non è più nelle minime condizioni per operare. Non ha più alcuna agibilità sia politica che amministrativa.
In conclusione, anche per tali ragioni, il centrodestra con questa sua ultima iniziativa politica si accredita in città come l’unica, vera opposizione. Ad essere più precisi, a rappresentare quantomeno il focus, il corpo centrale di quella che dovrebbe costituire l’alternativa agli attuali amministratori. Una bella responsabilità, sia perché imporrà al centrodestra di essere il più possibilmente aperto, dialogante e inclusivo, ma anche di attrezzarsi non tanto e non solo per vincere le prossime elezioni comunali, bensì soprattutto per governare.
Quest’ultima è la questione cruciale. A maggior ragione per un Comune messo così male come mai è stato nella storia della nostra città.
Oggi il centrodestra ha recitato il requiem per Servalli e i suoi. Domani potrà essere chiamato a governare un Comune disastrato e una città in caduta libera. Insomma, una bella tegola tra capo e collo.
Che Dio salvi Cava!