Cava de’ Tirreni, il coraggioso j’accuse del consigliere Barbuti sulla piovra che affossa il Comune
Cava de' Tirreni, il coraggioso j'accuse del consigliere Barbuti sulla piovra che affossa il Comune

L’ultima seduta del Consiglio comunale di Cava de’ Tirreni forse non sarà ricordata solo per l’approvazione del Piano di riequilibrio finanziario pluriennale. Molto probabilmente lo sarà di più per la catilinaria del consigliere Antonio Barbuti sulla concessione del servizio di pubblica illuminazione clicca qui per leggere l’articolo.
Con un eloquio, non certo paragonabile all’aulica fluidità di Cicerone, ma non per questo meno incisivo, il capogruppo consiliare di Italia Viva ha lanciato accuse molto gravi. E, a quanto pare, anche circostanziate. Ha denunciato l’esistenza “di un gruppo di interessi economici ramificatosi da anni sul nostro comune che spadroneggia in perfetta autonomia senza controllo alcuno”.
Barbuti ha paragonato questo sistema ad una “piovra, che tutela solo interessi dei partecipanti affossando il Comune”. In breve, un meccanismo senza controlli che ha trasformato il Comune, parole sue, in una sorta di bancomat.
Barbuti ha concluso la sua lunga arringa con un accorato appello ai colleghi consiglieri per fare chiarezza su questa concessione. Diversamente, ha avvertito, “non abbiamo ragione di esistere come consiglieri comunali”.
Il Consiglio comunale di fronte ad una simile requisitoria è rimasto impietrito. Non meno sbalorditi sono rimasti quanti, compreso chi scrive, hanno avuto modo di ascoltare la durissima invettiva di Barbuti.
Ora sul j’accuse del capogruppo di Italia Viva va fatta necessariamente chiarezza. In primo luogo, occorre capire quale sia la sua effettiva portata.
In molti, in verità, si sono chiesti se ci siano fini reconditi. Quali, insomma, le più intime motivazioni. Non le conosciamo. E, sinceramente, a questo punto poco interessano.
Quel che conta è ben altro. Sono, e fanno impressione, i numeri. In 25 anni il servizio doveva costare alle casse comunali all’incirca poco più di 17 milioni di euro. Al contrario, in solo 18 anni, il Comune ha speso più di 30 milioni di euro. Una cifra rilevante. A maggior ragione ora che il Comune è rimasto in braghe di tela.
Va indubbiamente chiarita la questione del subappalto, non previsto dal capitolato speciale approvato venti anni fa dal Consiglio comunale. Allo stesso modo, va accertata la mancanza di verifiche tecniche e contabili denunciate dal consigliere comunale Barbuti.
Detto questo, sorgono spontanee più di una domanda. Come mai a lanciare queste accuse è un esponente della maggioranza e non dell’opposizione? La ragione è forse più semplice di quanto si possa immaginare. Antonio Barbuti è amministratore comunale dalla fine degli anni ottanta del secolo scorso. Otre trent’anni, insomma. Conosce vita, morte e miracoli di un bel po’ di vicende, uomini e situazioni. Non solo. All’epoca della stipula di questa concessione era assessore comunale. Difficile trovare una persona più informata di lui in proposito.
E ancora: ma Barbuti ha preventivamente informato dei fatti appurati e dei suoi sospetti l’assessore al ramo e il sindaco? Sì, perché la responsabilità politica resta in capo a sindaco e assessore. In ogni caso, della vicenda assessore e sindaco non possono non farsene carico in prima persona. Anzi, fermo restando le eventuali responsabilità gestionali, i primi a dover dare delle risposte chiarificatrici alla città e ai consiglieri comunali sono proprio loro.
E se Barbuti non lo ha fatto, qual è il motivo di questa sua scelta? Forse temeva che sindaco e assessore potessero fargli pressione impedendogli, in qualche modo, di andare avanti nella sua indagine, magari solo per ragioni di quieto vivere. Insomma, per evitare di far scoppiare un altro bubbone?
A queste domande, Barbuti è chiamato a dare delle risposte.
Ciò detto, a prescindere dagli esiti di questa vicenda, ad Antonio Barbuti vanno riconosciuti coraggio oltre che tenacia e perseveranza. E di questa certosina azione di controllo e vigilanza va ringraziato. Ripeto, quali che siano poi gli sviluppi. In fondo, poteva comodamente far finta di nulla. Anzi, magari opportunisticamente utilizzare per fini propri quanto aveva appurato.
Mi ha particolarmente colpito un passaggio del suo intervento consiliare.
“Sto combattendo contro un sistema che sta qui sopra dal 2004, perché non è semplice capire i meccanismi di come ti vogliono deviare, di cosa ti scrivono, di cosa ti mandano, di come devi essere deriso”.
Già, la burocrazia-mostro. Capace di sgusciare di mano come un’anguilla. O di portarti al guinzaglio dove vuole. Finanche di deriderti.
Questo è quanto lamenta un consigliere comunale come Barbuti. Un veterano, un capitano politico di lungo corso. Da anni, anzi, da sempre, nelle stanze dei bottoni.
Figurarsi cosa accade ad un semplice cittadino.
Come chiunque di noi. Poveri cristi.