Cava de’ Tirreni, il civismo ed una politica fatta di sentimento
La nostra città, mai come adesso, ha bisogno di competenza, di qualità, di un ricambio di sangue nel segno della trasparenza e della capacità. Nella consapevolezza, tuttavia, che sicuramente c'è non poco da cambiare, ma anche molto da recuperare e che non tutto sia da buttare
In un’epoca in cui nella nostra città, ma non solo, si parla di politica solo in termini di sterile per quanto legittima lamentazione, è indubbiamente meritoria l’iniziativa di incontrarsi e parlare di politica con fini costruttivi.
Va dunque salutata con un sincero apprezzamento l’idea portata avanti dal Coordinamento Civico di tenere stasera un evento di confronto politico sulla costruzione del futuro della nostra città clicca qui per leggere.
Non importa quanti saranno i partecipanti, quel che conta è avviare un dibattito politico costruttivo su come rilanciare politicamente e amministrativamente la città. Oddio, una simile iniziativa avrebbero dovuto prenderla i partiti, soprattutto quelli dell’opposizione. Forse lo faranno in futuro, ci auguriamo. Ora sono presi probabilmente da altro. E sbagliano di sicuro, perché la politica si fa confrontandosi a viso aperto e non solo nelle segrete stanze. Ad ogni modo, come diceva qualcuno quando eravamo bambini, non è mai troppo tardi. Almeno speriamo che sia così.
Detto questo, l’auspicio è che fin da stasera prevalga il realismo, l’umiltà, la moderazione, il buon senso, l’inclusività. L’obiettivo di fondo è quello di assicurare la buona amministrazione alla nostra città, che mai come adesso ne ha estremamente bisogno.
Da qui, la necessità da un lato di selezionare una classe politica di qualità, dall’altro di fissare delle regole che assicurano il buon governo.
E’ una strada lunga e tortuosa.
L’auspicio è che anche i partiti, sia di maggioranza che di opposizione, partecipino e non si sottraggano al confronto. Di sicuro, però, quella di stasera è l’occasione per quanti credono e sperano nella possibilità di una terza via, oltre gli attuali schieramenti, privilegiando il civismo senza aprioristicamente escludere qualcuno. I partiti, in primis.
E’ indubbio che una possibile aggregazione civica, che non rinunci a dialogare con i partiti, ponga comunque dei paletti politici e programmatici.
Tanto per chiarirsi, in termini di selezione del personale politico, quante liste di candidati al consiglio comunale ammettere o se non addirittura pensare ad un listone unico rappresentativo di tutti i partecipanti e senza alcun simbolo di partito? Quale autonomia assegnare al candidato sindaco, in altri termini, quali saranno per così dire le regole d’ingaggio per il primo cittadino? E ancora: come avviene e quando annunciare la scelta degli assessori? Quali le loro caratteristiche e competenze?
Questi, solo alcuni dei punti politici da stabilire. E poi definire il progetto di città, le linee di sviluppo della nostra comunità, le criticità da mettere in primo piano, il ruolo, la mission della Metellia, che non può continuare ad essere quella che è stata in questi ultimi anni…
Ce ne è di carne sul fuoco. E poi, dulcis in fundo (nella speranza che sia davvero così e non l’ennesimo in cauda venenum), la scelta del candidato sindaco.
Questo scenario che abbiamo appena delineato potrebbe essere l’optimum per il civismo cittadino. Tuttavia, si può e si deve anche puntare a risultati realisticamente più alla portata. In altri termini, sarebbe già importante se il civismo riuscisse a vivacizzare il dibattito politico, contribuendo in termini programmatici, politici e amministrativi al governo della città. In breve, dare un contributo di qualità, di competenza e di novità alla futura classe dirigente cittadina.
Questo per dire che il percorso avviato stasera va perseguito in ogni caso, nella consapevolezza che c’è una forbice di risultati possibili da conseguire, un minimo e un massimo, ma quel che più conta è far si che la società civile si faccia spazio nella politica e nelle istituzioni cittadine. La nostra città, mai come adesso, ha bisogno di competenza, di qualità, di un ricambio di sangue nel segno della trasparenza e della capacità. Nella consapevolezza, tuttavia, che sicuramente c’è non poco da cambiare, ma anche molto da recuperare e che non tutto sia da buttare.
L’appello che ci permettiamo di rivolgere è quindi semplice. Non si escludano a priori i partiti, ma che la politica non sia lasciata esclusivamente nelle loro mani. A destra come a sinistra. Non fosse altro perché il più delle volte ha ragione Oscar Wilde, quando perfidamente asseriva che «i partiti politici sono gli unici luoghi rimasti dove la gente non parla di politica».
E non lasciamo la politica neanche agli improvvisatori di ieri, di oggi e di domani.
Evitiamo, dunque, che al grigiore e alla confusione di oggi, si aggiunga altra spocchia e indolenza. Con i debiti che si ritrova l’ente comunale, la città ha bisogno di un personale politico che abbia visione, passione, vocazione alla condivisione e sollecitudine nel favorire la partecipazione attiva dei cittadini. La nostra città si salverà se ci sarà la capacità di valorizzare le sue migliori risorse umane e più ancora di chiamare a raccolta la generalità dei cavesi.
La politica cittadina ha bisogno innanzi tutto di sentimento. Quello che, con poche eccezioni, è mancato in questi ultimi, tristissimi anni.
Questo perché in noi ci accompagna una convinzione. «Gli uomini migliori favoriscono il meglio che c’è negli altri, non il peggio. Gli uomini peggiori favoriscono il peggio che c’è negli altri, non il meglio». Lo consiglia la saggezza orientale di Confucio, ma ce lo insegna anche il racconto del nostro Palazzo Città in questi ultimi anni.
Si potrebbe anche condividere tutto quello che scrivi, ma chi sarebbero i volti nuovi vestiti da civici? Alla luce delle voci che circolano sono gli stessi che nelle passate amministrazioni hanno governato questa città. Con una piccola differenza che tanti di questi volti nuovi sono passati da un partito all’altro. Oggi li troviamo vestiti da civici non perché si vergognano di dire che sono di questo o di quel partito, ma perché pensano che usando liste civiche i cittadini cavesi li votano. Salvo poi una volta eletti ritornare ognuno al proprio partito.