Cava de’ Tirreni, i Sindacati denunciano lo sfascio dei Servizi Sociali: serve a qualcosa avere l’assessore comunale al ramo?
Se i servizi sociali comunali lavorano a scartamento ridotto per una vistosa e insostenibile carenza di personale. Se poi l'assessore delegato dal sindaco Servalli alle politiche sociali non va neanche agli incontri per discutere con i Sindacati e gli stakeholder dei servizi sociali da erogare ai cittadini.
Ieri mattina, scorrendo le pagine dei quotidiani, per i lettori cavesi veniva fuori ancora una volta la sensazione di vivere in una città diversa da quella descritta dal nostro primo cittadino. L’ineffabile Servalli in un’intervista raccontava di una città viva. Persino il prossimo Natale sarà importante e con tanti turisti. Certo che ci vuole molto coraggio e fantasia. Complimenti a Servalli, comunque. Per le sue favolette è da segnalare al prossimo Premio Nobel per la letteratura. Insomma, la solita mistificatrice narrazione di una realtà assai diversa dal vissuto quotidiano dei cavesi.
Il ritorno alla realtà c’è stato nel pomeriggio. Tutta colpa, o merito, dei Sindacati. Con un comunicato stampa assai puntuale e descrittivo clicca qui per leggere hanno illustrato lo stato disastroso in cui versano i servizi sociali.
Raccontano di un incontro a Palazzo di Città dal quale i Sindacati in coro si dicono di esserne usciti sconcertati. Fanno sapere di non avere ricevuto neanche “una bozza di programmazione”. E ancora: “non sono stati esposti dati, né passati né futuri, né i progetti di attività che si intendono attivare in relazione all’area infanzia, adolescenza, famiglia, povertà, anziani, fragilità”.
I Sindacati lamentano poi la “povertà dell’offerta sociale e socio-sanitaria, una offerta che può guardare solo all’essenziale senza, tuttavia, potere decidere cosa è essenziale”.
Parliamo, tanto per essere chiari, dei servizi da rendere alle fasce più deboli dell’ambito del Piano di Zona, che comprende i comuni della Costiera oltre a Cava de’ Tirreni come capofila.
I Sindacati affondano poi la lama del coltello nella piaga rappresentata dal Comune di Cava de’ Tirreni. Raccontano di un Comune che dovrebbe “essere dotato per legge almeno di 9 assistenti sociali –ne ha invece solo uno a tempo pieno e 6 a mezzo servizio, quindi 4 unità”. Il peggio viene dopo, però. “E’ una legge dello Stato che lo impone e ne dispone l’assunzione con fondi eterofinanziati, ovvero gli stipendi sono pagati con fondi del Governo”.
In altre parole, può essere assunto personale per i servizi sociali pagato dal Governo e il nostro Comune non lo fa.
Possibile mai? Purtroppo, sembra proprio di sì. Siamo all’assurdo. Evidentemente l’Amministrazione Servalli ha altri interessi, altri obiettivi, che non è dato sapere.
Sta di fatto che la macchina comunale è in generale allo sfascio, grazie alla politica fallimentare dell’attuale Amministrazione. Nello specifico i servizi sociali comunali hanno una insostenibile carenza di personale rispetto al disagio che vive larga parte della cittadinanza. E quei pochi dipendenti sono mandati allo sbaraglio, in trincea, senza nessuna tutela e forma di sicurezza. In diverse occasioni insultati da cittadini che vivono situazione di difficoltà. In qualche caso, come accaduto meno di due mesi fa ad un’assistente sociale, addirittura oggetto di una violenta aggressione fisica.
Non solo. Per le note ragioni dei debiti accumulati, non ci sono quasi del tutto risorse finanziarie dedicate al sociale nel bilancio comunale appena approvato.
La denuncia dei Sindacati va letta con attenzione e integralmente. E’ un documento estremamente chiaro, ragionato ed articolato. Nello stesso tempo assai equilibrato nei contenuti e misurato oltre che collaborativo nei toni. Per questo, la stessa opposizione potrebbe trarne più di uno spunto di riflessione e di azione. E altrettanto dovrebbero fare i consiglieri di questa bislacca maggioranza. Nei corridoi si lamentano per ogni sorta di mal di pancia, ma in Consiglio con protervia e improvvida miopia sostengono le scelte scellerate del sindaco Servalli e dei suoi.
I Sindacati, infatti, accusano che “oltre ai servizi alle fasce fragili si sta sottraendo sviluppo e possibilità di crescita economica”. E che tutto ciò sia “censurabile eticamente e deontologicamente ma anche giuridicamente”.
Fino a minacciare, in caso di ulteriore inadempienza, di rivolgersi al Prefetto e alla Corte dei Conti. Sarebbe ora. Anzi, avrebbero già dovuto farlo da un bel po’. Questa inerzia pregiudica il diritto dei cittadini a ricevere servizi essenziali. Allo stesso tempo, ciò costituisce anche un danno erariale: finanziamenti ricevuti per finalità sociali e colpevolmente non utilizzati.
Questo è.
I Sindacati, in ultimo, lamentano anche altro. L’assenza “di tutto il livello politico istituzionale”. In pratica, dei sindaci e assessori dei comuni dell’Ambito S2 del Piano di Zona. In pratica, la politica si è guardata bene dal presentarsi al confronto. Limitandoci alla nostra città, viene da chiedersi ma cosa ci sta a fare un assessore comunale alle politiche sociali? Solo per ritirare a fine mese l’indennità?
D’altro canto, il ragionamento è semplice e lineare.
Se non ci sono quattrini in bilancio per il sociale. E se il nostro Comune non si attiva per assumere delle assistenti sociali pur potendo farlo in quanto pagati dal Governo. Se i servizi sociali comunali lavorano a scartamento ridotto per una vistosa e insostenibile carenza di personale. Se poi l’assessore delegato dal sindaco Servalli alle politiche sociali non va neanche agli incontri per discutere con i Sindacati e gli stakeholder dei servizi sociali da erogare ai cittadini…
In conclusione, ripetiamo, in ragione di tutti questi “se”, cosa ci sta a fare l’assessore comunale alle politiche sociali?
La domanda è legittima. La risposta, spiace dirlo, sembra assai scontata.