Cava, alla ricerca del senso civico e della buona politica
Al di là degli apporti tecnici in materia di pianificazione dello sviluppo del territorio che il professore Luigi Senatore può offrire, nell’intervista che pubblichiamo oggi ci piace soprattutto cogliere altri aspetti, ovvero quelli più squisitamente politici.
Il nostro, infatti, ci regala una bellissima lezione di civismo, più propriamente quello che la cultura anglosassone chiama civicness, ovvero il senso civico, in altri termini ciò che ci fa sentire parte di una comunità e che comporta rispettare gli altri, il gruppo, sentirci parte integrante e per questo avvertire il senso di responsabilità oltre che di appartenenza. Ma la sua è anche una bella lezione di buona politica.
Ciò, ovviamente, non impedisce al professore Senatore di affermare delle verità nude e crude, che possono anche dispiacere e far male, ma necessarie per farci aprire gli occhi.
Cava, sostiene il nostro, “da diversi anni, è come bloccata in un torpore imbarazzante che la induce a sopravvivere piuttosto che a vivere degnamente mettendo a frutto i propri talenti”.
Verità sacrosanta. Come non meno veritiera e condivisibile è l’assunto “che le responsabilità sono diffuse e frutto di un contesto ripiegato su se stesso”.
Fin qui, siamo nell’ordinario, ma l’affondo è un altro e sul quale come cittadini cavesi dovremmo seriamente riflettere: “La resistenza al cambiamento è tipica di contesti dove i cittadini sono “miopi”, è inutile accusare una classe politica di non pensare al futuro della nostra Città perché essa stessa è espressione del nostro consenso”.
Insomma, abbiamo i politici, gli amministratori comunali che ci meritiamo. Inutile lamentarci, perché dovremmo prendercela innanzi tutto con noi stessi. Infatti, aggiunge Senatore, “Lamentarsi è sempre più comodo che assumersi le proprie responsabilità”.
In conclusione, questo vuol dire che la classe politica va assolta? Assolutamente no. Significa piuttosto chiedere, a maggior ragione, alla politica di saper scegliere tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, di costruire il nuovo, di immaginare il futuro, di risultare innovativi, di essere insomma avanguardia. In altre parole, alla politica va chiesto di guardare e andare oltre. Oltre la contingenza, oltre il quotidiano, oltre l’ordinario. Perché, come suggerisce Filippo Rossi in Dalla parte di Jekyll, la buona politica significa “non stare nel gregge, ma uscire dal gregge, non seguirlo, ma indicargli la strada”.
Il circolo virtuoso politica-cittadini, infatti, parte comunque da questi ultimi: “Cittadini innovativi -conclude Senatore- slegati da logiche clientelari e che hanno a cuore il posto in cui vivono possono costruire, insieme a chi li rappresenta, una Città nuova”.
Forse proprio per questa ragione, al di là della modestia dei nostri politici, come cittadini abbiamo fin troppa strada da percorrere per raggiungere un apprezzabile ed auspicabile grado di civicness.
18.02.2020 – By Nino Maiorino – Analisi interessante e condivisibile. La città è bloccata dopo l’amministrazione Gravagnuolo, dall’amministrazione Galdi in avanti, e gran parte delle attuali difficoltà dipendono proprio da quest’ultima. Gli ultimi sindaci innovatori sono stati Messina e Gravagnuolo, dopo c’è stato il deserto. In merito all’amministrazione attuale credo che non si possa buttare la croce addosso a Servalli il quale, pur con i limiti derivanti principalmente da una squadra non all’altezza della situazione, ha avuto il merito di risolvere i tanti guai lasciati dal suo predecessore.