scritto da Nino Maiorino - 16 Settembre 2019 08:54

Cava, a proposito di San Francesco

Il problema principale in ogni rapporto umano e personale, di gruppo o di massa, è quello della comunicazione; parafrasando un antico motto non mi fa specie dire che “la comunicazione rende liberi”, nel senso che ti mette in condizione, grazie alla conoscenza dei fatti, di valutare correttamente avvenimenti e comportamenti e trarne le conseguenti decisioni e conclusioni, le quali ovviamente possono essere falsate da condizionamenti mentali o settarismi, ma questo è un altro discorso.

Il mio recente articolo, pubblicato su questo giornale il 9 settembre scorso col titolo “Poverelli di San Francesco”, sembra aver suscitato, insieme ad un grande interesse  un vespaio di polemiche, e, ad onore della verità, non da parte dei Monaci del Convento, che hanno preferito fare un breve commento senza entrare nel dettagli, ma da parte di un inatteso difensore della attuale situazione della comunità, che ha portato al totale ridimensionamento delle attività attrattive precedentemente poste in essere dall’ex Padre Guardiano, l’amato e odiato Padre Gigino, oramai del tutto soppresse.

La mia maggiore meraviglia è costituita dalla constatazione che la difesa degli attuali responsabili del Convento e della Provincia Francescana sia venuta da una inattesa fonte, la emittente radiofonica cittadina “Radio Vostock”, che sembra molto seguita, la quale ha precisato, in una nota indirizzata a questo giornale, molti aspetti finora sconosciuti e non perché io abbia omesso di andarmi ad informare, ma perché gli stessi frati, con i quali qualche volta ho parlato, non hanno mai fatto cenno alle situazioni che la emittente cittadina ha oggi riferito e che, se, come sembra, sono fondate, fanno comprendere che tutto quello che precedentemente luccicava in quel convento era un effetto ottico falsato da lenti non propriamente adeguate.

Che il precedente responsabile del complesso monastico, Padre Gigino, sia un personaggio molto particolare è un fatto noto e accertato, e io stesso non ho mai taciuto le sue negatività, spesso entrando con lui in contrasto; ma la oggettività di chi esamina e commenta una situazione non può essere falsata dai soli aspetti negativi in quanto sarebbe estremamente ingeneroso addossare a chi opera solo i demeriti dimenticandone i meriti.

Il merito di Padre Gigino, oramai è l’ennesima volta che lo dico, e mi auguro di non doverlo più fare, è di aver creato i presupposti per la ricostruzione del complesso monastico, quasi distrutto del terremoto del 1980, e che egli, grazie al suo saper fare, ha ricostruito col contributo spontanei di migliaia di fedeli, cavesi e non, che hanno generosamente aderito alle richieste del frate; ed è sotto gli occhi di tutti la rinata chiesta e il ricostruito monastero.

Se poi i lavori sono stati eseguiti irregolarmente, se per realizzare alcuni ambienti sono stati commessi degli abusi, se per aprire un parcheggio utile alla cittadinanza il frate aveva fatto delle forzature, certamente non ha fatto bene.

Ma perché tutto questo non è stato portato a conoscenza della cittadinanza e dei fedeli nemmeno dagli attuali responsabili del complesso? E’ un mistero che andrebbe finalmente chiarito, anche alla luce del fatto che personalmente in alcune occasioni ho chiesto notizie agli attuali frati gestori, e in particolare della situazione non solo economica lasciata da Padre Gigino, e mi è sempre stato assicurato che non erano stati rilevati debiti, ad eccezione di quelli derivanti dalla gestione del bar-pasticceria che sembrava sovradimensionata rispetto alle effettive esigenze.

Allora torno alla considerazione iniziale, vale a dire la mancata corretta informazione della realtà dei fatti e anche la ambiguità delle informazioni fornitemi dagli attuali frati i quali, più volte, hanno incentrato il loro discorso sulla necessità che il complesso tornasse alla tradizione francescana della morigeratezza, della umiltà, della povertà predicata dal Poverello di Assisi, valori che sembravano totalmente accantonati nella vecchia gestione.

E’ chiaro che se le cose stanno veramente come ora viene riferito, tutto il vespaio suscitato dai miei precedenti articoli poteva essere evitato; se pubblicamente i nuovi fraticelli avessero informato i fedeli, anche durante le celebrazioni religiose, delle pendenze giudiziarie che si erano concluse purtroppo negativamente, e che molte cose avrebbero dovuto essere cambiate, questo avrebbe giovato a loro stessi e probabilmente avrebbe riavvicinato alla chiesa molti di quei fedeli che se ne erano allontanati con l’allontanamento di Padre Gigino.

E io personalmente non ho dubbi su quanto emerso negli ultimi mesi e sui giudizi giunti a sentenza che hanno costretto gli attuali gestori della comunità ad effettuare gli interventi eseguiti, anche perché ciò che è emerso mi è stato confermato da un noto professionista cavese, che è stato sempre vicino al convento ed ai frati francescani, e sulla cui attendibilità non nutro il minimo dubbio.

Certamente se i nuovi gestori del convento avessero avuto un poco più di intraprendenza, avrebbero potuto meglio utilizzare i locali purtroppo chiusi i quali, pure nel rispetto di leggi e sentenze, certamente avrebbero potuto divenire, ad esempio, sala di accoglienza dei pellegrini (i locali dell’ex bar-pasticceria), oppure museo dei beni che il convento ha raccolto nei decenni passati (ricordo una ricca collezione di sveglie o oggetti di ogni tipo del compianto Padre Fedele), nel quale avrebbe potuto avere un adeguato risalto il proiettore professionale che originariamente era collocato nei pressi dell’ingresso del bar – pasticceria e che ora sembra sia stato buttato in fondo al chiostro come un oggetto quasi da buttare nel mentre quel proiettore ha un valore notevole; magari sarebbe stato possibile attrezzare una biblioteca ed emeroteca, e anche una esposizione di strumenti e spartiti musicali dei quali il convento pure dovrebbe essere ricco se sono stati conservati, ad esempio, i reperti che i compianti Padre Enrico e Serafino Buondonno certamente hanno lasciato.

Tralascio i tanti altri aspetti squisitamente mondani della vicenda, ma mi sia consentita una considerazione finale: mi ha fatto molto riflettere la circostanza che, la difesa dell’attuale gestione del convento e degli attuali Fraticelli sia venuta da Radio Vostok, una emittente radiofonica locale il cui nome deriva dalla navicella spaziale russa che per prima aveva volato nello spazio con Jurij Gagarin a bordo; di questa emittente tutto si poteva immaginava tranne che potesse prendere le difese dei Poverelli di San Francesco di Cava, anche perché sembra destinata ad un “target” di utenti che non sembrano particolarmente affezionati alle vicende religiose cavesi.

Il che potrebbe indicare che le vie del Signore sono veramente infinite.

 

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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