Alea iacta est, un novello Cesare per portare il centrodestra cavese oltre la palude?
Qualche giorno fa, dopo che il nostro giornale aveva raccontato dei due incontri ravvicinati in ordine di tempo del centrodestra cavese alla ricerca dell’unità di azione, un esponente attento e sufficientemente autorevole proprio di quel centrodestra ci ha telefonato per chiarirci alcuni passaggi di quella che noi avevamo giornalisticamente salutato come una ritrovata sintonia politica tra le varie componenti della coalizione.
Il quadro politico che ci è stato rappresentato non solo non è affatto idilliaco, ma ci appare assai preoccupante e per certi versi avvilente. Il centrodestra, a dire del nostro interlocutore, non è per nulla unito, anzi, è messo malissimo, ma soprattutto è dal punto di vista sia politico che organizzativo prossimo al nulla. I motivi sono essenzialmente legati agli attuali protagonisti del centrodestra cavese che, come cifra individuale, hanno chi l’inconsistenza politica, chi la prosopopea, altri ancora la scarsa determinazione o, al contrario, velleità fuori luogo.
Non sappiamo se il centrodestra metelliano sia davvero nelle penose condizioni in cui ci è stato descritto. In tutta onestà, ci auguriamo di no. D’altra parte, la nostra conoscenza è assai superficiale e, comunque, che il centrodestra locale sia in forte difficoltà è un dato di fatto da noi stessi in più occasioni evidenziato.
Ad ogni modo, noi confidiamo che alle prossime comunali ci sia almeno una proposta alternativa all’attuale Amministrazione comunale. Ne va della democrazia e degli interessi della nostra città. In questa consiliatura abbiamo avuto un’opposizione debole, intermittente, in qualche caso compiacente se non compromessa con le scelte della maggioranza. Forse ci ha guadagnato il sindaco Servalli e il suo esecutivo, ma non di certo la città. Il grigiore politico-amministrativo ha prevalso, anzi è traboccato oltre il lecito e l’immaginabile, visto che quasi mai l’attuale Amministrazione è stata pungolata per davvero a fare di più e meglio, senza per questo pretendere che gettasse, come si suol dire, il cuore oltre l’ostacolo.
E così abbiamo avuto il trionfo dell’ordinario, spesso fatto anche male. Insomma, questa nostra città rischia di morire di inedia, visto che non si ciba più di sogni, di idee, di progetti. Per questo, l’auspicio è che alle prossime elezioni comunali l’uscente sindaco Servalli si misuri con qualche avversario adeguato e credibile, e non vinca a mani basse per assenza di veri competitor.
In una simile prospettiva, il centrodestra cavese, per l’elettorato che si ritrova, non può mancare all’appuntamento elettorale della prossima primavera.
Forse, anzi senza forse, farebbe bene a stringere i tempi nella scelta innanzi tutto del candidato sindaco unitario, andando oltre l’odierno immobilismo di tipo nominalistico. In altre parole, dietro i nomi dei candidati Baldi, Murolo, Ferrara e Polacco, cosa c’è? Ognuno di loro di cosa è portatore? Vale a dire qual è la loro idea di città, ma soprattutto del tipo di governo della città che intendono incarnare e porre in atto? E di quali uomini e donne vogliono circondarsi, partendo soprattutto dai criteri selettivi per la formazione delle liste a consigliere comunale? E qual è per ciascuno di loro il livello dell’asticella circa l’etica politica?
Sono queste alcune delle risposte che dovrebbero essere date per caratterizzare nei fatti e nelle idee le varie candidature sul tappeto, superando così questa fase nominalistica per arrivare a scelte sui contenuti, visto che le idee -e non solo queste, ma anche i comportamenti individuali, i contenuti politici e i valori morali- camminano sulle gambe degli uomini.
Siamo consapevoli che ciò non sarà facile. Ed è assai probabile che l’immobilismo politico del centrodestra proseguirà ancora, fino a quando sarà giocoforza assumere delle decisioni nell’imminenza della presentazione delle liste dei candidati. In questa prospettiva, deleteria e finanche esiziale, una soluzione alternativa potrebbe essere quella che qualcuno dei protagonisti rompesse gli indugi e un po’ come Cesare pronunci solennemente alea iacta est guadando il Rubicone, anzi, nel nostro caso, il pantano, o meglio ancora, la palude in cui sta affogando il centrodestra cavese.
Un dado è tratto per chiamare a raccolta donne e uomini, giovani e anziani, lavoratori e professionisti, che si riconoscono nel centrodestra e che abbiano come essenziale ed imprescindibile pre-requisito la buona volontà, l’umiltà e una specchiata moralità, per mettere su non un’armata brancaleone ma una proposta politica, qualificata e civica, che non escluda affatto a priori i partiti tradizionali, per poter così misurarsi alle prossime comunali.
Altre strade dignitose e praticabili per il centrodestra non ne intravediamo. Se così non sarà, infatti, ai tanti elettori del centrodestra cavese non resterà che votare, loro malgrado e se il caso anche turandosi il naso, per la riconferma del sindaco Servalli, il quale almeno assicura la continuità, per così dire rappresenta l’usato sicuro, diciamo pure, visto quello che potrebbe offrire il panorama politico, il meno peggio.
Diversamente, per i più riluttanti, non resterà altro che andare al mare, sperando che sia una bella giornata di sole.