Perdonatemi se mi cito, ma è per dire di come l’incubazione del movimento di protesta contro il surriscaldamento del pianeta di cui oggi parlano tutti i media del mondo sia stata lenta, pur potendosi essa già scorgere già da più di un lustro.
Era fine novembre di sette anni fa – allora Greta Thunberg aveva nove anni – quando ne scrissi in una nota titolata ‘Neo monachesimo contemporaneo’: «E’ un movimento per ora sottotraccia e per lo più laico. Ha una forte carica antagonista, ma non la esplicita con la rabbia e la violenza. Fugge dal mondo, schifa la politica, cerca una micro-umanità in cui ritrovarsi. Ha una vigorosa anima solidaristica […]. Sono centinaia di migliaia nel vecchio continente ed il loro numero è crescente […]. Le istituzioni, a cominciare dalle Chiese europee e passando per gli Stati ed i Partiti, non se ne accorgono. […] Un humus in cui sta germogliando, forse, una pianta che potrebbe cambiare il panorama sociale e culturale del continente […] oggi a questo variegato movimento manca il “santo” organizzatore dei cenobi per la riforma del mondo, colui che col suo carisma metta insieme il movimento sotto una sola regola. Chissà se lo troveranno, ma in genere la storia ha una sua “astuzia”, per dirla con Hegel; quando ha bisogno di qualcuno o di qualcosa, li trova da sola».
È Greta Thunberg, oggi sedicenne, la ‘santa’ organizzatrice di questo movimento? Chissà, forse lei sta solo aprendo la pista per qualcun altro che ne raccoglierà il testimone. Fatto sta che, dopo la sua pluriennale incubazione, il movimento è finalmente esploso. È un moto non indolore ed, in prospettiva, è perdente in Occidente; ma c’è, e sta formando coscienze, specie dei giovanissimi.
“Ma voi élite del mondo dove ci sta portando?- gridano le ragazze ed i ragazzi di Greta – vi rendete conto che state conducendo l’umanità allo sterminio di se stessa per il tramite della distruzione del creato? No, noi non stiamo a chiedervi di fermarvi, vi fermeremo noi!”
Questo grosso modo il senso delle mobilitazioni in corso. Dicevo di un movimento in prospettiva perdente. Tal è perché non fa i conti con la natura umana e perché per ora sbaglia bersaglio. Se nel mondo qualcosa è stato fatto finora e si sta facendo per la salvaguardia del pianeta, lo si deve alle élite illuminate, non ai ‘popoli’ che continuano a consumare con ingordigia ogni ben di Dio ed ad azzuffarsi per accaparrarsi quanto resta dell’ambiente naturale. Popoli e populisti, aggressivi come lupi famelici.
Tant’è che, non appena Greta è riuscita a dare voce alle giustissime angosce dei giovani, subito si è scatenata la volgarità sui social: “ Chi la paga? suo padre è questo, sua madre quest’altro” e via ingiuriando. È il destino delle cassandre di ogni tempo, hanno ragione, mettono in guardia i popoli dai cavalli di Troia che li minacciano, e sono rigettate come menagrame insolventi.