Quanti cavesi conoscono il candidato pentastellato alla Camera che in città è stato votato da quasi un elettore su due, beccandosi circa 13 mila consensi, con una percentuale di circa il 45%? Qualche decina, un centinaio? Di sicuro non arrivano ad un migliaio, gli altri dodicimila l’hanno votato senza forse neanche vederlo in fotografia.
Questo per dire che il voto d’opinione, che alle politiche è assai consistente ed è una espressione di libertà ma anche un indice dello stato di buona salute della nostra democrazia (nonostante tutto), l’ha fatto da padrone nella nostra città così come nell’intero Paese. Non si è votato il candidato, la persona, bensì un’idea, una voglia di cambiamento, magari per protestare e/o esprimere rancore verso quella che continua ad essere percepita sempre più una casta.
Questo, però, anche per dire che i risultati delle politiche bisogna prenderle con le pinze e non affrettarsi a facili e superficiali valutazioni in salsa locale. D’altra parte, ogni elezione, da sempre, ha la sua storia, è una cosa a parte. Fare raffronti, o peggio riflettere i risultati di un voto per le politiche sullo scenario politico locale, può risultare fuorviante e portare fuori strada se fa difetto la cautela e la serenità di giudizio.
Detto questo, non può passare però inosservata la disfatta del Pd nella nostra città, dove governa da quasi tre anni senza particolari problemi e con un consenso abbastanza ampio tra la cittadinanza. Eppure il Pd è venuto disastrosamente meno. Certo, la maggior parte delle cause di questa disfatta hanno una matrice sovra comunale. Insomma, il grosso dei problemi non hanno una location metelliana. Tuttavia, che quasi il novanta per cento degli elettori cavesi abbia voltato le spalle al Pd, lascia perplessi e non può che preoccupare l’establishment democrat metelliano, a cominciare dal sindaco Servalli.
In altri termini, una batosta di simili proporzioni qualcosa vorrà pur dire a livello locale. Il Pd, la maggioranza che governa la città, il sindaco Servalli, non possono quindi non porsi il problema e compiere le dovute riflessioni. Qualcosa, molto probabilmente, non va nella politica cittadina del Pd e dell’Amministrazione, e forse va cambiata. Cosa? Toccherà a quelli del Pd individuare i punti deboli mettendo in primo luogo a tacere quanti fra loro, con spocchia e superficialità, ritengono che tutto vada bene e che non ci siano problemi di natura locale.
Forse, però, è anche il caso che il sindaco Servalli, una volta per tutte, si decida a dare maggiore brio, consistenza e qualità alla sua compagine amministrativa. A due anni dal termine del mandato e dal giudizio elettorale, una rivisitazione dellla Giunta con l’inserimento di qualche personalità di maggior spessore e competenza oltre che vivacità intellettuale, potrebbe dare un po’ di colore ad un’azione amministrativa che a tratti appare stanca ed ingrigita.
I cavesi, così come gli altri connazionali, hanno votato l’altro ieri nel segno del cambiamento e della speranza in un futuro migliore. Forse, raccogliere anche in sede locale una simile sfida, per il sindaco Servalli più che un dovere rappresenta una impellente necessità.