Il governo Cinque Stelle – Lega sembra proprio non voler nascere. Ora ci si è messo pure lo scontro istituzionale tra il Quirinale e la Lega sul nome del futuro ministro del Tesoro, Paolo Savona.
Che su questa nomina possa esserci una forte diversità di vedute, ma anche di strategia e di segnali da dare tanto all’Europa quanto al nostro Paese, è più che comprensibile. Il fatto però che oramai siamo al braccio di ferro tra Mattarella e Salvini, e la circostanza non è delle migliori con un un risultato immediato: comincia a salire la tensione dei mercati finanziari sul nostro Paese. Lo scenario, in altre parole, comincia a diventare sempre più preoccupante e mai come ora è tempo di fare chiarezza in fretta e uscire, in qualche modo, da questo brutto cul-de-sac.
Sorprende, tuttavia, il candore messo in piazza da troppe anime belle che si scandalizzino di come quello scostumato di Salvini mostri tanta irriverenza nei riguardi del presidente della Repubblica.
La verità è che in troppi fanno finta di non capire che il quadro politico-istituzionale è profondamente cambiato, anzi è stato stravolto dalle ultime elezioni e da questi tre mesi circa di trattative per formare il nuovo governo.
Sembra che riesca quasi impossibile ai più capire che la strategia e la visione politica di Salvini, e in parte anche di Di Maio, non corrispondono per nulla quello del Capo dello Stato, che peraltro non hanno nemmeno eletto quasi tre anni e mezzo fa.
Così come è evidente che ormai la posta in gioco va ben oltre la nomina di Savona al ministero del Tesoro come vuole Salvini. In altre parole, Savona potrebbe, e la cosa è possibilissima, farsi da parte per evitare traumi istituzionali, ma immaginiamo che per la Lega la questione presa con il Quirinale resterà intatta sul tavolo e forse gli animi si esacerberanno ancora di più.
Vero è che, in base all’articolo 92 della Costituzione, “il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri”.
E’ altrettanto vero, però, che i ministri non vengono da Marte e sono individuati da sempre non dallo Spirito Santo bensì dai partiti. Certo, trovando la mediazione con Capo dello Stato e premier, quando necessario, ma ora sembra che le cose non siano più in questi termini.
In ultimo, sempre la Costituzione, al seconda comma dell’articolo 1, recita che “la sovranità appartiene al popolo”, e chi più dei partiti, dopo un’elezione libera e democratica, è legittimato a rappresentare la volontà popolare?
Insomma, la questione, da qualsiasi parte la si giri, resta intricata e spinosa.
Qualcuno dovrà cedere. Noi azzardiamo che Salvini non arretrerà di un millimetro. Le elezioni anticipate sono per lui manna dal cielo. Arriverebbe a Palazzo Chigi da premier. E, in questa ipotesi, per il nostro presidente della Repubblica lo smacco sarebbe totale.
Al presidente Mattarella, se non si troverà una mediazione, restano tre strade. Quella di accettare Savona all’Economia. Quella di insistere sulla sua posizione e prepararsi a sciogliere le Camere per fare andare gli italiani al voto a settembre e con tutto ciò che ne consegue per l’instabilità del nostro Paese e le turbative finanziarie che vedrebbero la nostra economia in balia del mercato finanziario. In ultima, la più improbabile e neanche minimamente auspicabile, di rassegnare le dimissioni; ipotesi, quest’ultima, del tutto sciagurata e di sicuro non presa nemmeno in considerazione da Mattarella.
In ogni caso, il nostro presidente della Repubblica ne uscirebbe indebolito, ridimensionato, mortificato. E ciò non è un bene per gli interessi dell’Italia.
In conclusione, siamo proprio messi male. E, purtroppo, l’impressione è che siamo appena agli inizi. Che poi ciò sia quello che gli italiani hanno voluto con il voto di marzo scorso, è un altro discorso…