scritto da Eugenio Ciancimino - 12 Dicembre 2022 10:35

Scenari: la sinistra in piazza, la destra guadagna nei sondaggi

Nell’insieme il centrodestra al Governo raccoglie un 46,4% di consensi con un incremento dello 0,7%. Di contro il centrosinistra viene dato

Le ultime rilevazioni di Supermedia, in cui convergono i dati di sei istituti diversi, fotografano uno stato di salute buono per i partiti della compagine governativa di centrodestra e cagionevole per quelli che, a diverso modo, si inscrivono nell’area opposta di sinistra.

Secondo YouTrend/AGI a guadagnare di più negli scostamenti, rispetto ai sondaggi realizzati nelle due settimane precedenti,  è FdI, il partito della Premier Giorgia Meloni, che si attesta su un potenziale di consensi del 29,6%  (+0,2); seguono la Lega con 8,8% (+ 0,1), FI, stazionaria, con 6,9%, e Noi Moderati con 1,1% (+ 0,1).

Nell’insieme il centrodestra al Governo raccoglie un 46,4% di consensi con un incremento dello 0,7%. Di contro il centrosinistra viene dato al 22,8%, le cui componenti dal PD (16,7%) a Verdi/Sinistra (3,6%) accusano un calo dello 0,1 e stabile +Europa sul 2,5%. In calo con -0,2 anche il M5S, la cui dotazione di consensi è data al 17,2%, mentre il Terzo Polo del duo Calenda/ Renzi si mantiene stabile sul 7,8%.

Rapportando questa sequenza di numeri alla contemporaneità dei temi dibattuti sugli indirizzi della manovra finanziaria impostata dal Governo, si potrebbe ipotizzare una sorta di corrispondenza tra percezione delle attese, sia pure umorali, e la fiducia accordata, rimandata o bocciata  rispetto alle offerte di interpretazione e rappresentazione del sentire del Paese reale rispetto a bisogni correnti ed avvertiti dai diversi corpi sociali.

Al netto dall’enfasi delle narrazioni mediatiche, nelle valutazioni delle citate variazioni resta il dubbio su quanta incidenza sia da mettere in relazione alle posture di PD e M5S assunte in piazza ed in Parlamento, all’approccio del Terzo Polo, basato sul confronto, ed alla ponderata determinazione di Giorgia Meloni, nonostante le inquietudini berlusconiane e le fibrillazioni interne alla Lega.

Al di là delle preannunciate mobilitazioni e proliferazione degli emendamenti in Parlamento, le cui prassi si rinnovano in maniera rituale in occasione di ogni finanziaria, quello che conta, in prospettiva, riguarda la tessitura dello scenario politico che andrà a profilarsi dopo l’approvazione del Bilancio e la celebrazione del congresso, cosiddetto costituente, del PD. Perché, nel primo  caso si chiude la fase della luna di miele che si accorda ai Governi neoeletti (che, in verità, non è stata piena per la Premier Meloni) e viene reso operativo lo strumento finanziario che consente più agibilità nella corsa ad ostacoli per la messa a terra del PNRR ed anche nel contesto delle relazioni con personaggi ed istituzioni dell’UE.

Nel secondo caso secondo le cronache correnti bollono in pentola ipotesi di dissolvenza o di rigenerazione di una formazione che ha le sue radici nella cultura e nelle organizzazioni politiche della storia repubblicana e, perciò, insediata ed ancora influente con i suoi uomini nel sistema di potere del Paese.

Sul punto si giocano le sorti della sinistra, della sua presenza ed influenza non tanto negli apparati istituzionali ed amministrativi quanto ad avere voce, credibilità ed egemonia nei suoi tradizionali bacini elettorali sui quali pendono OPA sia da parte del M5S condotto da Giuseppe Conte che dal Terzo Polo di Calenda/Renzi.

Ed è lo smarrimento dalla originaria identità del PD che ne facilità lo sfondamento. Si tratta di operazioni di riequilibrio del rapporto di forza sulla riva sinistra e di possibile riscatto elettorale nei confronti della destra per “fermarla”, secondo lo schema lettiano, o per condizionarne durata e presenza a Palazzo Chigi (rito renziano) o per sottrarle consensi popolari con scambio di bonus di ispirazione contiana.

Troppo poco per recuperare credibilità su alternative al di sopra di ogni “inciucio”.

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