Canta l’Arechi principe degli stadi; con un’ora di anticipo, sulla gara di “Liberazione” dalla Lega Pro, lo stadio già pullula di bandiere e sciarpe del tifo granata. Non manca nessuno all’appello: donne, anziani, ragazzi, bambini pronti a stringere in un abbraccio ideale i calciatori granata e a spingerli verso il traguardo tanto ambito e atteso cinque anni. Una promozione sancita matematicamente con due giornate di anticipo in un turno che sembrava agevole per gli avversari del Benevento che invece vengono bloccati sul pareggio casalingo dal Messina e consentono ai granata di festeggiare la vittoria del campionato di Lega Pro. Prima, la Salernitana, fra tutte le compagine ad essere promossa ufficialmente nella serie cadetta. Ma veniamo alla partita.
La gara. Non tragga in inganno il risultato finale, è gara vera soprattutto nel primo tempo. Il Barletta scatta sullo 0-1 al 13′ con Turchetta dopo un’ottima partenza granata, ma la reazione per fortuna è immediata: la Salernitana pareggia solo un minuto dopo con la girata acrobatica di Negro su grande assist di Franco da sinistra. Alla mezz’ora circa l’episodio che spezza l’equilibrio: rigore netto per i granata per un fallo di mano in area su cross dalla destra di Colombo. Calil che dagli undici metri non sbaglia, palesando la tranquillità di chi beve un bicchier d’acqua, sale a quota 16 gol stagionali. Dopo c’è solo tanta accademia, nella classica girandola dei cambi, con orecchie e occhi sintonizzati sui dispositivi tecnologici collegati con Benevento in attesa di buone notizie, prima sperate poi ufficializzate. Nel finale il tris, meritato, di Mendicino, per il definitivo 3-1.
Cavalcata granata. Campionato condotto per larghi tratti con un passaggio a vuoto in inverno che aveva fatto vedere in ogni senso le streghe (di Benevento) ai ragazzi di mister Menichini. Bravi tutti a crederci e a non mollare quando lo svantaggio dal primo posto era diventato importante. La Salernitana ha vinto il campionato per la maggiore continuità, per una serie di risultati utili consecutivi importanti, per la solidità difensiva, per la vena di Calil e soprattutto perché, nei momenti cruciali, ha dimostrato di essere semplicemente più forte. Migliore degli avversari in tutte le componenti e sicura dei propri mezzi nelle avversità.
I protagonisti. La società in primis, nel rispetto dell’impegno assunto quattro anni fa, quando prese una squadra inesistente, sul baratro, che, come ama spesso sottolineare Lotito, non aveva neanche un pallone, con serietà e organizzazione da categoria superiore ha posto le basi e ha lavorato per riportare nel calcio che conta la Salernitana. Lo staff tecnico, a dispetto di tutte le critiche e le polemiche gratuite e strumentali che ha dovuto subire in questi mesi, ha lavorato sodo cercando di modellare una squadra camaleontica che se da una parte sembra non avere un modulo base dall’altra ha sempre creato difficoltà agli avversari che non sapevano mai come affrontarla ignorandone i dettami tattici. La sicurezza di Gori, la determinazione di Lanzaro e Pestrin, la concretezza di Calil, le geometrie di Moro e Favasuli, l’esplosività di Nalini e Negro, il moto perpetuo di Colombo e Franco, la fantasia intermittente di Gabionetta tutti elementi combinati con sagacia e maestria. Una rosa formata da grandi uomini e da ottimi professionisti che hanno saputo rinunciare a velleitarismi personali per mettersi al servizio del gruppo. Infine, ma non per minore importanza, la tifoseria che sebbene non possa rappresentare condizione sufficiente per la vittoria del campionato si è rivelata ancora una volta essenziale come dodicesimo uomo in campo, determinante nelle gare più importanti; emblematica la sfida casalinga al Benevento, vera e propria svolta della stagione sia per il salto in classifica sia per la conseguente carica psicologica.
Sala stampa. Dopo la passerella riservata ai presidenti, a proposito sospetto il tempismo straordinario dell’ex sindaco De Luca piombato in sala stampa per un siparietto con Lotito durante una diretta televisiva, finalmente Menichini soddisfatto e raggiante, senza mai eccedere, come suo solito, interviene ai microfoni: “Questa è una vittoria molto importante ottenuta in un ambiente difficile ed esigente. – cosi il mister – Siamo stati bravi a rimanere uniti e le volte in cui abbiamo incontrato difficoltà, siamo ripartiti subito battendo diversi record. Questo mi fa piacere, per i miei giocatori che hanno saputo sopportarmi, soffrire ed hanno lavorato con grande entusiasmo e abnegazione. Il coronamento di quest’annata porterà entusiasmo e soddisfazione. Quando fra qualche anno passerò da Salerno – continua ancora Menichini – mi farà piacere essere ricordato per aver fatto qualcosa d’importante, sportivamente parlando, in questa città. È un campionato molto equilibrato quindi difficile; abbiamo superato le sconfitte pronti a ripartire, e dopo prestazioni sotto tono abbiamo rialzato la testa cambiando anche modulo.” A chi gli chiede delle critiche ricevute risponde: “Fanno parte del gioco, se non vuoi essere criticato non fai l’allenatore e, soprattutto, non lo fai a Salerno. È tutto normale, ho cercato di isolarmi leggendo il meno possibile e provando a fare il bene della squadra; ho sempre messo in campo chi ritenevo più idoneo al momento e alla partita che si andava ad affrontare. È stato un anno duro e difficile, i calciatori sanno che ho fatto sempre tutto in buona fede. Per me sono tutti uguali e, parimenti, hanno contribuito; molte volte le partite sono state risolte da chi subentrava dalla panchina”.
Salerno ha festeggiato tutta la notte la ritrovata serie B, con un entusiasmo contagioso ma consapevole e maturo, senza gli eccessi smodati che poco hanno a che vedere coi tempi magri che corrono; una gioia enorme e misurata che ha lasciato il segno negli occhi lucidi di un anziano e nel sorriso splendente di un bambino. Il 25 aprile a Salerno è stato davvero “Nu juorno Buono”.