Referendum, Guglielmo Scarlato: “Se vince il No per Renzi è quasi una Waterloo”
Guglielmo Scarlato, salernitano, avvocato cassazionista, deputato per tre legislature tra il 1983, ad appena 28 anni, ed il 1994, quando non volle più candidarsi al Parlamento per tornare alla libera professione forense a tempo pieno. Studioso di diritto, è stato professore a contratto di Diritto Penale dell’ Economia presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Salerno, ha pubblicato numerose monografie e saggi su diversi temi giuridici ed è l’autore di alcuni voci dell’ Enciclopedia Giuridica Treccani, quali quella sui reati ministeriali, sulla responsabilità penale del Presidente della Repubblica e l’attentato ai ai diritti politici del cittadino.
Ci dice almeno tre buone ragioni per votare NO al prossimo referendum?
Il nuovo testo costituzionale introduce almeno 8 diversi procedimenti finalizzati al varo di nuove leggi. Per ognuno di essi il ruolo del Senato è differente e passa dall’irrilevanza alla piena equivalenza con la Camera dei deputati. Il rischio di frequenti conflitti di attribuzione, connessi ai casi in cui il ruolo del Senato non sia perfettamente delimitabile, è, dunque, concreto . Ne conseguirà il necessario intervento della Corte Costituzionale e il sensibile rallentamento delle procedure di approvazione delle leggi. Ma questo è proprio ciò contro cui si battono i promotori della riforma. Dunque, il risultato raggiunto finirebbe per tradire lo scopo perseguito.
Il nuovo Senato garantisce ai propri membri l’ immunità parlamentare. Con l’ elezione di secondo livello di sindaci e consiglieri regionali diventerà probabile l’aspirazione dei Presidenti di Regione e dei Sindaci delle città capoluogo ad occupare il seggio senatoriale per garantirsi l’ immunità parlamentare . Avremo cosi almeno 42 persone su 95 che, acquisito il seggio senatoriale, frequenteranno assai raramente Palazzo Madama, poiché l’azione amministrativa sul territorio è assorbente e la conservazione dell’immunità non richiede la presenza fisica in Senato. Il risultato pratico sarà rendere il Senato un luogo meramente simbolico, nel quale, talora, aleggeranno fantasmi.
Il Senato, con questa Riforma, non è soppresso. Diventa un ramo depotenziato del Parlamento non più eletto direttamente dal popolo. In tal modo, da una parte viene ridotta la partecipazione del cittadino ai procedimenti di investitura democratica; dall’ altra, si conserva un debole ruolo decisorio ad un’ assemblea che, a questo punto , non ha più una reale ragion d’ essere. E allora perché non eliminarla?
Da almeno trent’anni si sta parlando di eliminare il bicameralismo perfetto, di cancellare le Province e il CNEL, di dare più stabilità al governo, in ultimo, dopo la riforma costituzionale del 2001, di rivedere i poteri delle Regioni, e cioè il famoso titolo V della Costituzione. Perché allora votare NO?
Perché il cittadino è chiamato il 4 dicembre a votare a favore o contro la modifica di 47 articoli della Costituzione. È inevitabile che alcune delle 47 norme oggetto della riforma siano state correttamente modificate. Tuttavia, per un errore tecnico di impostazione, non si è reso possibile il cosiddetto “spacchettamento” e , dunque, il voto per argomenti separati del nuovo testo costituzionale. In sintesi , bisogna votare si o no a tutti e 47 gli articoli di nuovo conio. Una proposta secca: prendere o lasciare. E allora, se il nucleo della riforma è rappresentato dalla creazione di un Senato depotenziato, preda dei potentati regionali, che lo colonizzeranno, asservendolo alle proprie necessità talora inconfessabili, io voto no. E ciò , pur riconoscendo come alcune parti della Riforma siano condivisibili.
Fa un certo effetto vedere uniti per il NO Salvini e Grillo, Berlusconi e Zagrebelsky, Meloni e Ingroia, ma anche D’Alema e Fini, De Mita e Cirino Pomicino, Brunetta e Cofferati, e via di questo passo. Non crede che ciò ingeneri confusione ma soprattutto che un certo mondo politico vuol restare appollaiato in qualche modo sul trespolo che ora si ritrova?
Insomma, votare No non è un’occasione mancata per rinnovare il Paese? Riconosco che tra i sostenitori del no vi siano persone che intendono regolare vecchi conti per via referendaria o altre che nutrono una patologica diffidenza verso qualunque cambiamento. Vi è poi chi punta a mettere in crisi il Governo, chi aspira a indebolire Renzi e chi immagina di ritrovare, grazie all’auspicato successo del no, il centro della scena politica. Ma basta la partecipazione di tutti costoro alla campagna contro la Riforma per togliere valore ai tanti argomenti obiettivi su cui i sostenitori del no basano il loro dissenso ? Insomma, per me votare no è sacrosanto e voto no senza secondi fini. Riconosco che altri vogliano la vittoria del ”no” per i propri obiettivi nascosti, ma questo non basta a indurmi a votare “si” e non può diventare l’ argomento che trasforma un testo costituzionale scriteriato e illogico nelle “nuove tavole della legge” a cui rendere omaggio.
Non crede che la vittoria del NO è un assist formidabile al Movimento 5 Stelle che sarà l’unico a beneficiare della sconfitta di Renzi?
Se Renzi non avesse, per larga parte della campagna referendaria, associato il suo futuro politico all’ esito del referendum, le ripercussioni a favore del Movimento 5 Stelle dell’eventuale vittoria del “no” sarebbero state evanescenti. Ora, invece, appare chiarissimo il beneficio che il Movimento di Grillo ricaverà dalla bocciatura della Riforma. Non di meno, se un testo costituzionale è sbagliato, va bocciato. E ciò a prescindere da chi passerà all’incasso politico conseguente all’insuccesso dei promotori della Riforma.
Secondo lei la riforma costituzionale di Renzi è diversa da quella di Berlusconi del 2006?
È profondamente diversa da quella di Berlusconi. Ma questo appare chiaro a chiunque non sia ottenebrato dalla voglia di polemizzare a tutti i costi. Ritengo, però, che questa riforma, come quella di Berlusconi, sarà sconfitta dalla volontà popolare.
In tutta onestà, cosa salverebbe della riforma costituzionale per cui chiede di votare contro il 4 dicembre?
La soppressione del Cnel e l’eliminazione di alcune materie da quelle finora attribuite alla competenza concorrente tra Stato e regioni.
Un’ultima domanda. Quello del referendum più che sul merito della riforma costituzionale, è un voto pro o contro Renzi. Insomma, il 4 dicembre votare NO per liberarsi dell’attuale premier?
Per alcuni dei sostenitori del “no” l’obiettivo è questo. Ma questa è la loro battaglia, non la mia. Io, al contrario, sostengo che, in caso di vittoria del “no”, Renzi debba rimanere al suo posto, senza alcuna delegittimazione. Del resto, non sarebbe la prima volta, nella storia italiana, che un governo sopravviva ad una bruciante sconfitta politica. E questa, è inutile nasconderselo, sarebbe , per Renzi, quasi una “Waterloo”.