Referendum, Edmondo Cirielli: “La riforma voluta da Renzi è soltanto una truffa”
Edmondo Cirielli, 52 anni, colonnello dei Carabinieri in aspettativa, deputato di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale, il partito guidato da Giorgia Meloni, è segretario dell’Ufficio di Presidenza di Montecitorio e componente della Commissione Affari Esteri. Due volte consigliere della Regione Campania, alla quarta legislatura in Parlamento, presidente della Provincia di Salerno dal 2009 al 2012 e presidente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati dal 2008 al 2013.
Ci dice almeno tre buone ragioni per votare NO al prossimo referendum?
Siamo di fronte ad una riforma pasticciata, ad un nuovo imbroglio dopo quello della finta abolizione delle Province, che confonde le competenze, che non supera perfettamente il bicameralismo, che non fa risparmiare sostanzialmente nulla alle casse dello Stato. I gangli della politica e della burocrazia non saranno ridotti, si creerà una grande confusione, con uno Stato centralista che andrà a mettere ulteriormente in difficoltà i Comuni, già martoriati dai tagli pesantissimi degli ultimi anni, che impediscono ai sindaci di lavorare e di garantire i servizi ai cittadini.
Da almeno trent’anni si sta parlando di eliminare il bicameralismo perfetto, di cancellare le Province e il CNEL, di dare più stabilità al governo, in ultimo, dopo la riforma costituzionale del 2001, di rivedere i poteri delle Regioni, e cioè il famoso titolo V della Costituzione. Perché allora votare NO?
La Costituzione italiana va cambiata e rinnovata, ne siamo convinti, ma la riforma che ci apprestiamo a votare è soltanto una truffa, l’ultima di un governo incapace di risolvere e capire le vere emergenze dell’Italia e degli italiani, dalla disoccupazione, alla tassazione, passando per l’immigrazione selvaggia e la sicurezza che va a rotoli. E poi, una vera e grande riforma costituzionale si fa con una larga condivisione politica e non a colpi di maggioranza e voti di fiducia come ha fatto Renzi. Anzi, nessuno ricorda che il referendum si fa perché la riforma della Costituzione voluta da Renzi non è stata approvata con la maggioranza richiesta (i due terzi) e i nostri Padri costituenti proprio per difendere la Carta in questo caso hanno previsto lo strumento del referendum. Noi vogliamo una riforma che tuteli l’autonomia dei sindaci e non che sottragga le risorse alle Province per assicurare la manutenzione e la sicurezza delle strade provinciali e delle scuole superiori, vogliamo rinnovare il rapporto cittadino-Stato, vogliamo che il capo dell’esecutivo sia eletto direttamente dal popolo. È necessario introdurre un tetto alla tassazione al 35% nel rapporto tra entrate tributarie e prodotto interno lordo. Vogliamo inserire in Costituzione una norma che stabilisca limiti a pensioni, vitalizi e salari negli organi costituzionali.
Fa un certo effetto vedere uniti per il NO Salvini e Grillo, Berlusconi e Zagrebelsky, Meloni e Ingroia, ma anche D’Alema e Fini, De Mita e Cirino Pomicino, Brunetta e Cofferati, e via di questo passo. Non crede che ciò ingeneri confusione ma soprattutto che un certo mondo politico vuol restare appollaiato in qualche modo sul trespolo che ora si ritrova? Insomma, votare No non è un’occasione mancata per rinnovare il Paese?
Votando no diciamo no ad una riduzione della democrazia e lanciamo un segnale preciso ad un governo, il terzo, non legittimato dalla volontà popolare. Se passa questa riforma indeboliremo ancora di più la democrazia. I cittadini non potranno scegliersi neanche più i senatori. Qui è in gioco la sovranità popolare. Il resto conta poco. E se questo fosse il tema potrei ribattere che con Renzi ci sono come compagni di strada Verdini piuttosto che Alfano…
Non crede che la vittoria del NO è un assist formidabile al Movimento 5 Stelle che sarà l’unico a beneficiare della sconfitta di Renzi?
La riforma su cui gli italiani dovranno esprimersi il 4 dicembre riguarda la nostra Carta fondamentale. Se le modifiche che si vogliono apportare sono sbagliate e non danno benefici alla nostra Nazione, bisogna bocciarle, a prescindere, senza fare calcoli sull’eventuale tornaconto per questo o per quel partito. E aggiungo. Il Movimento 5 Stelle, da tempo, ha svelato la sua vera natura e le sue contraddizioni. In Parlamento spesso si comporta come un partito di estrema sinistra e amministrativamente come gli altri. Basti pensare agli esordi del sindaco Raggi a Roma. Hanno costruito la loro fortuna elettorale su una politica demagogica che le sta tornando contro. La cosa più grave proprio per un movimento che ha fatto della battaglia contro l’influenza dei partiti sulle istituzioni è stata vedere l’invadenza del suo partito nella gestione del Comune.
In tutta onestà, cosa salverebbe della riforma costituzionale per cui chiede di votare contro il 4 dicembre?
Non salverei proprio nulla. Come ho detto, è grave che la riforma di un terzo della Costituzione sia fatta dal governo che, oltretutto, si tiene su di un premio di maggioranza parlamentare giudicato dalla nostra Corte Suprema incostituzionale, e approvata inoltre grazie a molti parlamentari di Forza Italia e dei Cinque Stelle che hanno cambiato casacca. E come ho già spiegato nel merito, è una riforma tutta sballata. La stessa abrogazione del Cnel che potrebbe demagogicamente sembrare giusta è in realtà sbagliata, perché è un organo che andava salvato e snellito. In un’epoca di globalizzazione e smantellamento dei corpi intermedi, associazioni di categoria, ordini professionali e sindacati, un confronto tra il Parlamento, il governo con la società civile era utile.
Un’ultima domanda. Quella del referendum più che sul merito della riforma costituzionale, è un voto pro o contro Renzi. Insomma, il 4 dicembre votare NO per liberarsi dell’attuale premier?
La riforma va bocciata per le motivazioni che ho detto, ma è chiaro che Renzi avendo trasformato il referendum in un plebiscito su di lui dovrà trarne le conseguenze. Inoltre, sta sbagliando tutto e i dati sulla nostra economia lo confermano. Il debito pubblico è ormai alle stelle. Le politiche economiche degli ultimi governi delle larghe intese, che favoriscono i poteri forti e la grande finanza, stanno affossando l’Italia. Il referendum sarà l’occasione per dire no ad una pessima riforma messa in atto da un governo pessimo, che il giorno dopo dovrà rassegnare le dimissioni per consentire agli italiani di scegliere finalmente un esecutivo eletto dal popolo.