Promoveatur ut amoveatur: ma è Adolfo Salsano la pietra dello scandalo?
La mossa di Fratelli d’Italia di proporre la nomina a presidente del Consiglio comunale Federico De Filippis è indubbiamente da un punto di vista della strategia oltre che dalla tattica politica molto, ma molto intelligente. D’altro canto, il suo leader locale, l’avvocato Fabio Siani, è ormai diventato un politico scafato, oltre ad essere stato sempre scaltro e molto intuitivo.
Il motivo è semplice e risiede nella evidente difficoltà di far quadrare il cerchio delle nomine da parte del sindaco Servalli. E l’obiettivo è quello di aggiungere imbarazzo e complicazioni all’intera maggioranza.
Non sappiamo se per davvero il Pd non voglia la conferma ad assessore di Adolfo Salsano. Sta di fatto che c’è una evidente situazione d’impasse. La più semplice delle soluzioni, quella di De Filippis a presidente del Consiglio con la conseguente nomina di Salsano ad assessore, non sembra al momento essere presa in considerazione.
In tutta onestà, ci riesce difficile credere che il Pd cavese voglia fare uno sgarbo a De Luca, visto il legame stretto goduto da Adolfo Salsano con quest’ultimo. In fondo, molti dei suoi esponenti, a cominciare da quelli maggiormente di spicco, si sono fatti in quattro in campagna elettorale per sostenere il Governatore e molti dei suoi candidati in Consiglio regionale.
Oddio, non è escluso che siamo in presenza del più classico “promoveatur ut amoveatur”. In altre parole, promuovere a presidente Salsano per toglierselo dalle scatole, cioè dalla Giunta. Pure potrebbe essere, ma ci sfuggono i motivi di una tale decisione. E i motivi dovrebbero essere molto consistenti. Cosa avrà fatto di male, e pure tanto, il bravo e brillante, oltre che capace ed esperto Adolfo Salsano? Boh!? A noi riesce difficile vederlo come la pietra dello scandalo. Suvvia!
E se, diciamo così, l’ostracismo nei confronti di Salsano fosse da ascrivere in prima persona al Sindaco? Ma c’è da chiedersi, se davvero fosse così: non è meglio avere Salsano assessore piuttosto che nel delicato ruolo di presidente, dove potrebbe rivelarsi un battitore libero? Mah, il mistero resta fitto.
Certo è che questa specie di vicolo cieco in cui si è ficcato Servalli fa comunque riflettere. Anzi, spinge a fare dei cattivi pensieri, soprattutto se si collega questo evento a quello della defenestrazione dallo staff di Tito Mondany, il collaboratore salernitano molto legato a De Luca. E molto legato, anzi, legatissimo al Supremo, è anche e soprattutto, come dicevamo prima, Adolfo Salsano. Se uno più uno fa due, allora vuol dire proprio che Servalli è in rottura con il potente Governatore? Mah, tutto può essere, ma conviene mettersi contro il duce salernitano? Ragionevolmente è da escludere. E riesce difficile immaginare che nella composizione del puzzle di queste ultime due cariche (assessore e presidente) il convitato di pietra sia De Luca.
Ad ogni modo, se davvero le minoranze in modo compatto votassero De Filippis a presidente del Consiglio, mentre la maggioranza a favore di Salsano, per Servalli e i suoi sarebbe uno smacco politico molto pesante e costituirebbe un vulnus alla tenuta della nuova maggioranza. Insomma, non rappresenterebbe affatto un buon viatico per il prosieguo della consiliatura.
Per molti versi, infatti, potrebbe rivelarsi come un gesto di arroganza, anche, ma non solo, nei riguardi della minoranza. E l’arroganza, in politica, alla fine non paga. In fondo, non si coglierebbe l’occasione per votare all’unanimità un presidente del Consiglio, che comunque deve rappresentare una figura terza, al di sopra delle parti. E soprattutto darebbe alle minoranze il destro per una opposizione senza sconti non avendo colto la maggioranza, al di là dell’inevitabile strumentalità della scelta di De Filippis, il gesto di disponibilità alla collaborazione istituzionale.
In conclusione, un passo falso meglio da evitare per Servalli ed i suoi.