Mario Draghi…. Io speriamo che me la cavo
La crisi di governo si è avviata su un percorso diverso da quello che molti ipotizzavano, ovvero il cosiddetto Conte ter. In tutta onestà, sono tra quelli che vedevano questa eventualità se non da scartare quantomeno improbabile. Solo un ingenuo, infatti, poteva pensare che l’obiettivo di Matteo Renzi, quanto meno quello principale, non fosse quello di sloggiare Giuseppe Conte da Palazzo Chigi.
E, con altrettanta onestà, immagino che in una parte del Pd questo disegno del “fiorentino”, anche se tutt’altro che palesato, fosse più che chiaro e forse anche da più d’uno condiviso. Il motivo? Conte era diventato elettoralmente ingombrante e pericoloso, nel senso che in caso di elezioni da premier poteva con una propria lista raccogliere un bel po’ di voti dissanguando non solo il Movimento Cinque Stelle, ma in seconda battuta anche il Pd. Un simile pericolo, ovviamente, non è del tutto neutralizzato, ma più si allontanano le prossime elezioni senza Conte in carica come premier, più la sua potenziale forza elettorale si affievolisce.
Ad ogni modo, il presidente Mattarella ha dato una sterzata chiamando al fronte Mario Draghi, da tempo individuato da più parti come un possibile e gradito capo del governo, ma addirittura invocato in questi giorni di consultazioni proprio da Matteo Renzi. Ed è quest’ultimo quello che in questa crisi ha dato le carte. Inutile negarlo, per ora ha vinto. Per ora, però, perché il percorso per formare un nuovo governo resta molto accidentato e minato.
L’incarico a Draghi, un tecnico, per la formazione di un governo di alto profilo istituzionale (parole di Mattarella) è visto da molti come il fallimento della politica. Forse, almeno in parte, è davvero così, anche se ci sarebbe da obiettare che la morte della politica è avvenuta già da un bel po’, resta solo da convenire sulla data del decesso. Ad ogni modo, di sicuro c’è il fallimento di questa maggioranza giallorossa e, piaccia o meno, in particolare del segretario del Pd Nicola Zingaretti, appiattitosi politicamente in quest’ultimo anno e mezzo sulla figura di Conte.
Detto ciò, se la figura di Mario Draghi non si discute, anzi, alle sue competenze e capacità il Belpaese deve molto, sta di fatto che si profila nuovamente un governo tecnico. Dopo l’esperienza di lacrime e sangue vissuta con il governo tecnico dell’altro Mario, Monti, non è che la cosa entusiasmi molto. Più di allora, però, oggi bisognerà bere l’amaro calice e far di necessità virtù.
In effetti, la strada maestra resta quelle di nuove elezioni politiche, ridando così la parola al popolo sovrano. Il presidente Mattarella, tuttavia, ha illustrato bene il contesto in cui si sta svolgendo questa crisi di governo. Non possiamo permetterci, in breve, di tenere nei prossimi mesi le elezioni per una questione di buon senso. Occorre entro il prossimo aprile presentare a Bruxelles il Recovery Plan, in primo luogo. Sono in ballo oltre 200 miliardi di euro e la ripresa economica di un Paese stremato come il nostro. In seconda battuta, resta in piedi la pandemia da coronavirus, che continua a mietere ogni giorno alcune centinaia di vittime. E non è per nulla trascurabile la circostanza che i prossimi mesi saranno cruciali per la campagna di vaccinazione anti-Covid.
Mario Draghi riuscirà a formare il nuovo governo e soprattutto ad evitare le elezioni almeno per questa primavera? Non sarà facile, ma l’auspicio se non la convinzione è che alla fine Draghi ce la farà. Non è difficile immaginare, infatti, che una forma di sostegno, anche parziale e magari differenziato fra le varie componenti, l’avrà dal centrodestra. E, fermo restando l’appoggio di Pd e Italia Viva, non è da escludere che dai Cinque Stelle non arrivi un soccorso.
Non resta che attendere e… io speriamo che me la cavo.
Nella vita, come nella politica, nulla nasce per caso. Serviva una figura che piaceva agli industriali e inspecial modo alle banche. Visto che lui fa parte del club dei 30 banchieri più influenti al mondo e poiché questa marea di soldi devono passare necessariamente per le banche era normale che venisse nominato lui. Altro aspetto e che dovendo allontanare Conte che ormai era ingombrante i partiti hanno assecondato questo piano.. Capisco FI e la lega, non riesco a capire asservimento del PD, LEU, Art1 e 5s.