Le perplessità sul Governo Draghi… per non passare dal servo encomio al codardo oltraggio
I primi segnali non sono incoraggianti, non è più tempo di mediazioni… L’impressione è che anche questo governo sia intenzionato a dare un colpo al cerchio e uno alla botte
La nostra regione da domani torna in zona arancione. Nuove restrizioni, non ci si potrà spostare dal proprio comune, ristoranti e tante altre attività chiuse. Tutto questo mentre a Roma la politica è impegnata a spartirsi le poltrone dei sottosegretari nel nuovo Governo Draghi.
Non è cambiato nulla, tutto come prima. Ancora una volta si mette in arancione un’intera regione e non si ha il coraggio di misure più restrittive per i comuni o le aree con un tasso di contagio più alto. Tanto per capirci, a Vietri sul Mare il report dei contagiati è quasi ogni giorno pari a zero. Al più, in alcuni sporadici giorni, si registra un solo contagiato. Lo stesso vale per la nostra città, Cava de’ Tirreni, che fortunatamente registra un numero di contagiati abbastanza contenuto. Eppure da domenica saremo tutti, in Campania, indistintamente in zona arancione, con le limitazioni che dicevamo prima, con relativi danni economici in primo luogo nonché psicologici.
E intanto sui vaccini si fanno tante chiacchiere, da Bruxelles a Roma, ma la campagna vaccinale continua ad andare a rilento per la ristrettezza del numero delle dosi a disposizione.
Certo, Draghi non può fare miracoli e gli si deve dare il tempo necessario per affrontare le tante questioni sul tappeto. Tuttavia, come abbiamo già avuto modo di dire, i primi segnali non sono incoraggianti. Il premier Draghi non si discute, non c’è nel nostro Paese persona più autorevole e credibile, ma si vede ancora troppa mediazione e un’affannosa ricerca di equilibri.
Il suo stesso discorso in Parlamento non ci ha suscitato particolari entusiasmi. In fondo, come era prevedibile, abbiamo sentito grosso modo le stesse cose di sempre. Buone intenzioni, belle parole. Tutto sommato, molta aria fritta. D’altra parte, non poteva essere che così: questo impone la ritualità della democrazia parlamentare.
Per questa ragione, il nuovo governo va valutato sui fatti concreti, sulle scelte che compierà, sui provvedimenti che adotterà.
Parliamoci chiaro, con questa pandemia siamo in guerra da un anno e le tante, troppe vittime impongono al governo e alla politica di fare scelte nette. Quelle che non sono state fatte, però, con i tanti ministri riconfermati. Una continuità che, invece, andava decisamente troncata.
Non è più tempo di mediazioni e aggiustamenti, tanto che non basta cassare le primule di Arcuri, ma anche mettere al suo posto un altro commissario. Un diverso e nuovo responsabile per dare un impulso e una ventata di novità e freschezza alla campagna vaccinale e alla lotta alla pandemia.
L’impressione è che anche questo governo sia intenzionato a dare un colpo al cerchio e uno alla botte. E’ troppo presto per dirlo? Forse sì. E’ vero, non sono sufficienti le prime impressioni per tranciare giudizi. Meglio aspettare.
Vediamo allora prima i fatti. Facendo ovviamente il tifo, nell’interesse del nostro Paese e quindi di tutti noi, per Draghi e il suo governo. Senza per questo battere la grancassa, bensì con lucida consapevolezza delle enormi difficoltà, delle insidie della politica e dei limiti dell’uomo, anche se di nome Draghi.
Non fosse altro, e non è certo questa un’italica virtù, per evitare di passare con disinvoltura, come ci insegna il Manzoni, dal servo encomio al codardo oltraggio.