Le file della speranza o della delusione?
In questi giorni che noi cristiani dedichiamo alla celebrazione della Passione di Cristo, nella città metelliana si è aggiunta l’evidenza di un’altra passione assai più terrena e prosaica, ma non meno importante e vitale, quella dei tanti giovani cittadini cavesi alla ricerca di un posto di lavoro dignitoso e sicuro.
Stiamo parlando delle file quotidiane di quest’ultima settimana, che moltissimi giovani hanno fatto per consegnare all’Ufficio Protocollo del Comune la domanda di partecipazione al concorso a 58 posti, indetto per diversi profili dall’attuale Amministrazione. Certo, la domanda si può inviare anche per posta elettronica certificata o per raccomandata, ma in tanti, per ragioni facilmente intuibili, hanno preferito presentarla a mano agli uffici comunali, incuranti di qualche ora di fila. Come dire, in tempi di vacche magre…
Se qualcuno, distraendosi, se lo fosse scordato, queste file, della speranza, ma forse soprattutto di una futura delusione, sono la plastica dimostrazione di quanta sia grande la fame di lavoro nel nostro tanto bello quanto disgraziato Mezzogiorno. Una fame di lavoro che, in quest’ultimi anni, è aumentata di molto, portando indietro, sotto questo aspetto, di parecchio le lancette della storia. Non siamo più ai tempi delle valigie di cartone, ma la fame di lavoro dei giovani del nostro Meridione è di nuovo forte ed evidente.
A dirlo, d’altronde, sono i dati forniti dall’Istat, che registra sì nel Paese un aumento dell’occupazione, evidenziando però degli squilibri territoriali a dir poco preoccupanti, tant’è che il tasso di disoccupazione nel Mezzogiorno (19,4%) è quasi tre volte quello del Nord (6,9%) e circa il doppio di quello del Centro (10,0%).
Un disastro. Umano oltre che sociale ed economico. E la nostra città non fa eccezione. E come potrebbe? Ormai nella valle metelliana il tessuto produttivo si è non poco ridimensionato tant’è che sul territorio le aziende più grandi sono rappresentate dall’Asl, dal Comune, dalla Metellia.
Tirando le somme, nella nostra città i giovani di oggi hanno molto meno opportunità di trovare un lavoro adeguato rispetto alla generazione precedente. Sono costretti così ad arrangiarsi, ad accontentarsi di lavori precari o non corrispondente alla loro preparazione, oppure fare le valigie e cercare fortuna altrove, nel nord del Paese oppure all’estero.
Questo è. E c’è poco da meravigliarsi se il Meridione alle ultime elezioni ha votato in un certo modo, guardandosi bene, e conta assai poco se a torto o a ragione, dal premiare i partiti di governo e dar credito alla narrazione della ripresa economica.
Questa consapevolezza dovrebbe sempre accompagnare i nostri governanti. Certo, la questione del lavoro e dell’occupazione si risolve soprattutto a livello nazionale, tuttavia, anche in sede locale, le priorità per il palazzo non possono che essere il lavoro e i giovani, e su ciò innanzi tutto va modulata l’azione amministrativa.
Insomma, il Comune di sicuro non può creare lavoro e occupazione, se non in minima parte, tuttavia, può e deve creare le condizioni per lo sviluppo e la crescita.
E la nostra città, che ha non poche potenzialità, prima di tutte quelle derivanti dal nostro invidiabile patrimonio architettonico del borgo porticato, deve innanzi tutto ritagliarsi, partendo dalla sua identità e dalla sua tradizione, una moderna specificità, puntando sulla cultura, sulla formazione, sull’innovazione tecnologica.
E su questo che l’attuale Amministrazione comunale, ma anche le opposizioni, così come la classe dirigente in senso lato, devono misurarsi e dare risposte. Non certo con i mercatini.