Sarò distratto io, ma tra le opinioni di virologi, politici, cantanti e esperti a vario titolo, non so distinguere la voce degli intellettuali.
Non li ho sentiti, ad esempio, dire qualcosa di molto chiaro sulla scuola.
Là, dove avrebbero dovuto erigere barricate, si sono dileguati.
Possiamo fare a meno di molte cose nel tentativo di piegare la curva del contagio, ma non possiamo sacrificare l’istruzione e dunque il futuro dei giovani.
In Campania da un giorno all’altro, contravvenendo a qualsiasi logica educativa, le scuole sono state chiuse, già il 16 ottobre, prima di bar, ristoranti, palestre, parrucchieri, negozi, persino chiese.
Ma se per le ultime classi delle medie superiori, si può ammettere che gli spostamenti siano decisivi nella diffusione del virus, è inaccettabile che le aule di elementari e medie inferiori (e dal 2 novembre anche degli asili) siano state parimenti proibite, affidando i bambini alla cosiddetta “didattica a distanza” che non ha niente a che vedere con la scuola e con l’apprendimento degli adolescenti.
Chiudere subito le scuole è stato sintomatico dell’importanza che si attribuisce all’istruzione in questa regione. Deciso senza aver programmato entrate differite, senza aver potenziato i trasporti ma soprattutto senza immaginare le conseguenze del confino in casa di bambini ai quali, a quell’età, lo strumento tecnologico andrebbe vietato per legge oltre che per buonsenso.
Perché, sia chiaro, nessun bambino può normalmente imparare nulla dinanzi ad un monitor. A meno che non confondiamo l’insegnamento con le televendite.
Le scuole di grado inferiore dovevano rappresentare l’ultimo baluardo e a schierarsi a favore della loro resistenza doveva essere la parte più illuminata della società.
Era questa una battaglia di civiltà da combattere senza esitazioni, per scongiurare il rischio, fondato, di creare una generazione di rimbambiti.
Anche contro il parere dei medici, anche rischiando di prolungare il periodo delle serrate e persino ammettendo che, alla fine, ma solo come extrema ratio, avremmo dovuto chiudere anche le scuole, bisognava battersi.
Potremo guarire da questa malattia con nuovi medicinali o prevenirla con un vaccino, possiamo sperare di dare sollievo all’economia con ristori e cassa integrazione per tutti, ma non ci sarà nessun rimedio per i danni causati dall’interruzione delle scuole.
Se non siamo e non saremo in grado di garantire almeno la metà dei giorni in presenza, sarebbe meglio dichiarare perso per tutti quest’anno scolastico. E ripeterlo appena sarà possibile, come è accaduto durante le guerre.
Infine, va detto che, dopo oltre due settimane dalla chiusura delle scuole, la curva dei contagi in Campania non ha subito nessuna flessione, continuando ad impennarsi con la medesima inclinazione. Che sia stato dunque, questo provvedimento, non solo dannoso ma anche inutile?
Ma questa inerzia degli intellettuali è sintomatica di un sonno persistente.
Si difenda almeno la libertà di pensiero.
E’ accettabile essere, ogni settimana, il bersaglio di deliranti monologhi?.
Può ogni singolo dissenziente essere additato come ignorante, cospiratore, incompetente, persino delinquente?.
Che parta immediatamente la rivolta verso quest’indecente dittatura del grottesco.
christiandeiuliis.it – @chrideiuliis