Il gesto è forte, indubbiamente, anche se fine a se stesso, nel senso che, quantomeno nell’immediato, non produrrà alcunché. Stiamo parlando della richiesta di commissariamento della sezione del Partito Democratico metelliano avanzata dall’ex assessore comunale Enrico Bastolla agli organi provinciali e regionali e su su fino al segretario nazionale Matteo Renzi.
Sotto certi aspetti, c’era pure da aspettarselo, visto che le dimissioni erano state liquidate in malo modo dal sindaco Servalli e in generale dal PD cittadino. Insomma, quelle di Bastolla non hanno mai minimamente rappresentato un problema politico da risolvere e affrontare per l’attuale maggioranza di centrosinistra, bensì erano dimissioni che toglievano un peso, liberavano il percorso da un ingombro.
D’altro canto, in questa specie di seconda repubblica in politica non si fanno più prigionieri: chi vince elimina quasi fisicamente la parte avversa, al contrario di quanto avveniva prima, dove la minoranza politica era garantita tanto da avere, in qualsiasi contesto, pari dignità e una quota di rappresentanza ed eventualmente di potere finanche maggiore alla sua reale consistenza.
Oggi non è più così. Con i partiti padronali attuali la questione non si pone affatto, con quelli come il Pd, nonostante una parvenza democratica e una struttura popolare, vale la regola che chi vince comanda, chi perde deve ubbidire in silenzio e non dare fastidio. D’altronde, la gestione di Renzi del Pd e gli addii che ci sono stati, tra cui quelli che hanno portato alla nascita di Liberi e Uguali, sono la cartina di tornasole di questa aberrazione della politica e dell’arte del comando.
Ad ogni modo, non riteniamo che nell’immediato questa mossa di Bastolla produrrà degli effetti. A meno di quindici giorni dal voto per le politiche, figurarsi se nel Pd qualcuno sarà così folle da prendere in considerazione la richiesta di commissariamento di un partito che nella città metelliana è al potere e con un sindaco, non un esponente qualsiasi, che è il diretto antagonista.
Di sicuro, però, Bastolla pensa al dopo 4 marzo. Il motivo è facilmente intuibile. Se i sondaggi elettorali risulteranno attendibile all’apertura delle urne, il Pd a livello nazionale, ma forse anche a livello locale, dovrebbe prendere una brutta batosta, una sconfitta sonora dagli esiti politici che potrebbero rivelarsi devastanti tanto a livello nazionale che locale. In questa prospettiva, il primo a saltare o quantomeno ad andare in affanno sarà il segretario nazionale Renzi e, insieme con lui, molte altre realtà politiche del Pd diffuse sul territorio. Il sindaco Servalli e la sua maggioranza dal 5 marzo in poi potrebbero quindi avere non pochi contraccolpi e più di una preoccupazione. E’ facile immaginare, in questo caso, che saranno costretti a dover dare conto e ragione di un alleato come l’UDC, che in questi giorni fa campagna elettorale per il centrodestra alla faccia e a discapito di un partito come il Pd già di per se in grande difficoltà e in ambascia. Sì, perché la vera questione resta questa: ovvero un alleato che tira la volata ad uno degli avversari più temibili di un Pd che boccheggia elettoralmente ed è frastornato politicamente.
In conclusione, quest’ultima mossa di Bastolla non è un azzardo e neanche un gesto dettato dalla disperazione di chi non ha nulla cui aggrapparsi, è piuttosto una scommessa, una sfida, il tentativo di creare le condizioni per un regolamento di conti con Servalli e soci.
Bastolla, insomma, punta ad indossare i panni dell’antagonista, ad essere cioè il punto di riferimento di quanti soprattutto nell’area del Pd sono scontenti o comunque non più entusiasti e convinti di Servalli. E Bastolla, in questo modo, spera di far uscire allo scoperto tutti i possibili malpancisti. In altri termini, Bastolla ha lanciato una sorta di opa politica sul Pd.
Non sarà un obiettivo facile da raggiungere, anzi, tutt’altro. Progetto ambizioso, velleitario, utopico? Forse sì, stando ai rapporti di forza attuali. Bastolla però si conferma un animale politico, capace di sfidare persino il primo cittadino, e la sua maggioranza, nel partito oltre che nella città. E di questi tempi soprattutto, dove come non mai la politica è potere, mistificazione, fariseismo e opportunismo (e Servalli è circondato da più di un campione in tal senso), vivaddio c’è anche chi, come Bastolla, sa osare e si lancia nella tenzone politica con passione ideale e incosciente ardore.
Almeno l’onore delle armi, quello che il Pd, il suo partito, non gli ha concesso, Bastolla lo merita.