Salvini… E qui comando io
Si è risolta con lo sbarco a Malta la vicenda dei 49 migranti da giorni in mare a bordo delle navi delle Sea Watch e Sea Eye. La soluzione è arrivata grazie ad alcuni Paesi europei, tra cui l’Italia, che si faranno o meglio dovrebbero farsi carico di ospitarli. Ancora una volta l’Unione europea, quella delle banche, delle procedure di infrazione, dell’euro, sui migranti al solito si è defilata.
L’accordo però non è andato affatto giù al ministro e vicepremier Salvini, che ha reagito in modo molto duro ribadendo la sua contrarietà a nuovi arrivi in Italia, affermando che continuerà “a lavorare per espellere i troppi clandestini già presenti sul nostro territorio. Cedere alle pressioni e alle minacce dell’Europa e delle Ong è un segnale di debolezza che gli italiani non meritano”.
Insomma, quella di Salvini resta una questione di principio e di coerenza. Non sono, infatti, una ventina di migranti a costituire in se un problema di accoglienza per il nostro Paese.
Sembrano evidente, piuttosto, due aspetti. Il primo, è che le due forze di governo, Cinque Stelle e Lega, sul tema mostrano evidenti e contrastanti differenze di strategie e di approccio. Il secondo, è che da questa vicenda il leader leghista rischiava di uscire sconfitto e ridimensionato politicamente dal premier Conte, che sta mostrando di muoversi con una certa autonomia rispetto al recente passato, e dall’altro vicepremier, il pentastellato Di Maio.
Inutile girarci attorno, Salvini ha fatto e fa la voce grossa, ma in questa vicenda è stato scavalcato, anzi surclassato in quella che finora era una specie di sua esclusiva riserva di caccia, forse addirittura buggerato, di sicuro volutamente messo all’angolo dal premier Conte e più in generale dagli alleati pentastellati di governo. Alla fine, per farsi capire, ha dovuto usare le maniere forti.
Salvini finora, al di là del merito delle questioni, ha mietuto consensi sempre più crescenti proprio sul tema della lotta all’immigrazione clandestina e sulla credibilità e coerenza della sua azione. E sono proprio la sua credibilità e coerenza ad essere state messe in discussione più di ogni altra cosa. Per questo, la richiesta di chiarimenti che ha avanzato al premier Conte è diventata la cartina di tornasole propria della sua coerenza e credibilità. E per chiarire chi in questo governo comanda per davvero. Ovvero lui. Indiscutibilmente lui. Insomma, Salvini ha intonato a muso duro “E qui comando io e questa è casa mia”.
D’altro canto, ma davvero, per pochissimi migranti, si poteva immaginare che si sarebbe arrivata ad una crisi di governo, alla fine dell’alleanza gialloverde e alla conclusione anticipata di questa legislatura, mentre sono in ballo nomine importanti di sottogoverno e la concreta attuazione delle scelte strategiche contenute nell’ultima e travagliata legge di bilancio?
Era davvero difficile immaginare che ciò sarebbe avvenuto. Era più facile pensare che si sarebbe trovato il solito accomodamento politico.
Ad ogni modo, da questa quasi crisi politica emergono altre considerazioni.
La prima, è che questo governo, nonostante le profonde e stridenti divisioni, resterà in piedi ancora per un bel po’, perché non c’è un’alternativa se non le elezioni anticipate. Eventualità, quest’ultima, vista come il fumo negli occhi soprattutto dai pentastellati e da Di Maio in particolare, i quali sanno bene che non abiteranno più i palazzi del potere e di sicuro non più in una condizione di forza come ora. D’altro canto, appare evidente che lo stesso Salvini preferisca governare il Paese con i cinque stelle piuttosto che con i berlusconiani e più ancora con un ingombrante alleato come Berlusconi, di cui non si fida e mal sopporta.
La seconda, è che soprattutto su alcuni temi, non pochi e molto rilevanti, come sicurezza, migranti, politica estera e rapporti con l’Europa, Salvini è indiscutibilmente il padrone di questo governo: decide lui e ciò che decidono gli altri deve avere il suo beneplacito.
La terza, è che Salvini si rivela una sorpresa per la sua capacità di gestire le situazioni, mostrando un self control insperato e invidiabile, insomma, inaspettatamente è un animale politico a sangue freddo. E anche per questo è sempre più un osso duro per chi lo contrasta, ma sotto certi aspetti è una sponda e una garanzia per il leader pentastellato Di Maio, più fragile emotivamente e meno esperto e temprato politicamente.
In conclusione, l’impressione è che questa coalizione così singolare, eterogenea, all’apparenza discorde e dall’equilibrio precario, alla fine dovrebbe reggere fino alle europee, ma, con qualche aggiustamento, potrebbe proseguire anche oltre.
Insomma, politica e potere ancora una volta costituiscono una miscela eccellente per cementare quel che appare improbabile se non impossibile.