scritto da Luigi Gravagnuolo - 29 Marzo 2019 14:26

 La pelle dell’orso

foto tratta da profilo Fb

La destra campana già si lecca i baffi, ma De Luca è un osso duro. Prima di vendere la sua pelle bisognerebbe averlo ucciso. E non è facile.

I risultati del voto regionale in Abruzzo, in Sardegna e, per ultima, in Basilicata già fanno leccare i baffi alla destra campana. Ancora un anno e torneremo a Palazzo Santa Lucia, De Luca ha i giorni contati, si dicono. Non si illudano, e non lo facciano neanche dopo lo spoglio delle schede per l’Europa di fine maggio, De Luca è un osso duro. Prima di vendere la sua pelle bisognerebbe averlo ucciso. E non è facile.

Stiamo parlando di un guerriero, un politico forte ed esperto, dotato di artigli  e di astuzia. Si batterà da par suo ed ha già i suoi colpi in canna: diecimila posti nelle pubbliche amministrazioni campane, quindi non meno di centomila concorrenti, quindi non meno di quattrocentomila tra parenti ed affini interessati all’esito dei corsi-concorsi in itinere che saranno in attesa di verdetto al momento del voto regionale; le universiadi; il rilancio della cultura; il miglioramento evidente dei trasporti regionali. Sulla sanità si sta svolgendo lo scontro più aspro, ma anche lì, sia pure con difficoltà, il governatore sta guadagnando terreno. Più problematica la situazione dei rifiuti, sui quali finora l’opinione pubblica non ha percepito alcun risultato significativo.

Quello che gioca a favore della destra è il clima politico che si respira in Italia e in tutto l’Occidente, contraddistinto da paure e xenonofobia. Ma anche su questo terreno De Luca non sguarnisce il fianco candidamente per fare la bell’anima della sinistra. Lui è ben posizionato sui temi securitari e su quelli dell’immigrazione.

A ben vedere le armi più efficaci di cui dispongono oggi i suoi avversari sono le fake news e le divisioni interne allo schieramento di cui il governatore è espressione. I 5S sono già partiti con il cecchinaggio digitale e, stiamone pur certi, intensificheranno il fuoco a partire dall’autunno, affiancati dagli altri grandi professionisti italiani in materia, i salviniani. È da mettersi anche nel conto qualche nuova indagine giudiziaria. I due possibili fronti di attacco – cecchinaggio digitale misto a giustizialismo, e sottrazione di voti a sinistra – sono però campi di battaglia ben conosciuti dal governatore, che li sfida quotidianamente da decenni a questa parte.

Letali potrebbero essere le ferite inferte dalla crisi al corpo sociale della nostra regione. Se le cose vanno male, la colpa è sempre di chi governa, ergo in Campania di De Luca; su di lui potrebbero perciò scatenarsi la rabbia sociale e la protesta popolare. Vero. Attenti però, De Luca governa a Palazzo Santa Lucia, ma a Palazzo Chigi ci sono i giallo-verdi, che nella crisi si stanno muovendo con ineguagliabile stoltezza. Non dovrebbe essere particolarmente complicato al governatore dirottare la rabbia sul governo nazionale.

Punti deboli potrebbero essere la persistente difficoltà di De Luca a radicarsi nel tessuto della società civile napoletana ed una certa stanchezza della sua figura a Salerno e provincia, dopo trent’anni di leadership senza soluzione di continuità, ma la partita è aperta. Il governatore non è un facile bersaglio né per i populisti, né per la destra. Lui il populismo lo bazzica da un quarto di secolo; ne è stato antesignano fin dai tempi del ‘Sindaco della gente’; cioè del popolo, non dei partiti. Ed i temi della destra gli sono così familiari che spesso ha potuto a buon diritto dire di sé che lui è l’unico esponente campano della destra europea.

E poi, il sistema elettorale in Campania è a turno unico. Se la coalizione che lo vedrà candidato raggiungerà il 35% per cento dei voti – c’è qualcuno che può escluderlo? – gli altri si divideranno il restante 65%. Gli altri saranno il Centro-destra, il M5S e la sinistra di Dema ed affini. Per avere il 40%, il Centrodestra dovrà sperare che il M5S e Dema insieme non vadano oltre il 25%, obiettivo facilmente conseguibile anche dal solo M5S. Insomma, i giochi in Campania sono ancora aperti e la partita si giocherà all’ultimo voto, la pelle dell’orso non è ancora in vendita.

Luigi Gravagnuolo, giornalista, scrittore, docente ed esperto di comunicazione. E' stato Sindaco di Cava de’ Tirreni dal 2006 al gennaio del 2010, quando si dimise per andare al voto con un anno di anticipo rispetto alla scadenza naturale del mandato.

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