Le espressioni sessiste e volgari di cui è stata oggetto Giorgia Meloni da parte di Giovanni Gozzini mi hanno lasciato a dir poco sgomento.
Certo, per la gravità degli epiteti (scrofa, vacca, una rana dalla bocca larga ed altro ancora) rivolti da Gozzini, docente all’Università di Siena, nel corso di una trasmissione di una radio fiorentina, alla leader di Fratelli d’Italia, che non trovano la benché minima giustificazione tanto da costringere persino il presidente Mattarella ad una telefonata di solidarietà all’onorevole Meloni.
Per chi scrive, però, la sorpresa e lo sconcerto sono stati assai maggiori per il fatto di aver conosciuto ed apprezzato il professore Gozzini, avendolo invitato e avuto ospite nella nostra città, a Cava de’ Tirreni, al Premio letterario Com&Te. Ed è singolare che il salotto letterario cui partecipò Gozzini fu l’ultimo dell’edizione aperta nel 2012, per ironia della sorte, proprio da Giorgia Meloni che presentò una sua pubblicazione.
Gozzini si rivelò per quello che è, ovvero una persona di grande cultura e intelligenza, che si distinse per i modi garbati e signorili. Per questo i suoi insulti alla Meloni sono ancora più incomprensibili e gravi. Insomma, Gozzini non è uno scaricatore di porto ma un educatore ed un uomo colto da cui ci si aspetta ben altro. Un momento di follia? Probabilmente sì. In ogni caso, la gravità delle ingiurie resta nella sua totale assurdità.
Certo, nelle parole di Gozzini si intravede una furiosa intolleranza nei riguardi di chi, rispetto al governo Draghi, ha una posizione di critica politica e di legittima opposizione parlamentare. Non è certo un delitto se la Meloni è tra quelli, una minoranza, che non intonano un peana al premier Draghi. Anzi, meno male che ci sono la Meloni e Fratelli d’Italia, che in Parlamento costituiscono la pattuglia per quanto sparuta di oppositori. Dovremmo dirle grazie, piuttosto, perché una democrazia parlamentare senza opposizione non è più tale, bensì è l’espressione di un regime autocratico se non proprio dittatoriale.
Questo sotto l’aspetto politico.
La questione più delicata, tuttavia, è un’altra e va oltre la politica e il fatto di essere un intellettuale o un politico di sinistra.
La questione vera riguarda un maschilismo sempre più radicato nella nostra società. A volte è strisciante e subdolo e si manifesta con lo scherno e una presunta superiorità rispetto alle donne. Ovunque: nello spettacolo, nel mondo dell’informazione, nello sport, nel lavoro, in politica. A volte esplode, come nel caso di Gozzini, in espressioni e atteggiamenti di una violenza verbale che lascia basiti.
In ogni caso, inutile negarlo, questa violenza verbale è l’humus, il terreno di coltura della violenza fisica sulle donne che insanguina con i femminicidi la nostra società un giorno sì e un giorno no.
Questo è, purtroppo, l’aspetto più grave. Per questo quando si rendono protagonisti di questa inciviltà verso le donne uomini colti come Gozzini oggi o ieri Alan Friedman su Melania Trump, allora c’è davvero da preoccuparsi.
Per questo, esprimiamo la nostra solidarietà all’onorevole Giorgio Meloni e a tutte le donne vittime del maschilismo.
Allo stesso modo, condividiamo quanto affermato in alcuni post sui social dalla consigliera comunale di sinistra (Città in Comune) Mena Avagliano, con la quale sono più le volte che condivido poco o nulla nonostante i vincoli di parentela.
“L’avversario -ha scritto Mena confrontandosi con la spocchia politica e maschilista di un giovane esponente comunista- si contrasta nel merito non in quanto donna. E tu che sei stato tra i promotori di corsi anti violenza non puoi davvero non capire e derubricare il fatto come una cosa da niente. Dare della scrofa ad una donna non è mai accettabile, anche se si chiama Giorgia Meloni”.
“Ma se fosse stato Giorgio, e non Giorgia -si chiede Mena- questo signore e tanti altri come lui, si sarebbe mai permesso di offendere e denigrare un UOMO allo stesso modo?
“L’intenzione -continua- è invece proprio quella di attaccare e denigrare la DONNA, sminuirla, deriderla, dando prova di sentirsi superiori, migliori, perché UOMINI.
Quanto “ je rode” al Professore e agli altri come lui vedere una DONNA LEADER forte, coraggiosa, competente battersi e riuscire in ciò in cui crede?
Il problema è tutto lì! Se fosse stato Giorgio nulla di tutto ciò sarebbe accaduto”.
“Tutta la mia solidarietà a Giorgia Meloni -conclude- che sono convinta non verrà certo fermata da un “chicchessia” che per invidia sta lì ad offenderla. Superiorità Giorgia, quella che ti ha contraddistinto finora!”.
Purtroppo, questa è la verità. E le diversità di opinioni politiche contano poco, quel che prevale è un maschilismo che usa la politica per un antico e insopprimibile istinto di sopraffazione rispetto alle donne.
Oggi è toccata alla Meloni, ieri alla Boschi, alla Bellanova, alla Carfagna, alla Boldrini… Cambiano i protagonisti, ma la sostanza no.