LA FINESTRA SUL CORTILE L’immobilismo dinamico dell’Amministrazione Servalli
Qualche giorno fa ho letto un commento-esortazione sui social che più o meno suonava così: c’è bisogno di ricreare un centrodestra a Cava de’Tirreni di cui oggi più che mai se ne sente il bisogno!
E’ più che comprensibile una simile, plateale e sotto certi aspetti finanche compromettente invocazione, vista la delusione sempre più crescente nei riguardi di un’Amministrazione che aveva, nelle sue prime battute, fatto sperare in qualcosa di buono persino a chi non l’aveva votata. Ad un anno e mezzo di distanza, purtroppo, sono diventati predominanti il grigiore politico e la pochezza amministrativa. Si toccano ogni giorno con mano, inutile negarlo. Per farla breve, siamo al più tipico degli ossimori per un amministratore comunale: l’immobilismo dinamico. Tradotto: proclami, chiacchiere, anche buoni e sinceri propositi per carità, ma, comunque, poco o niente costrutto.
Detto ciò, al riguardo sembrano più che opportune e doverose alcune osservazioni.
La prima, appare scontata. Sì, è vero, la sonnacchiosa Amministrazione Servalli delude e arranca, ma non per questo sono consigliabili operazioni nostalgiche che non portano da nessuna parte, se non a dolorosi torcicolli politici. Per essere più chiari, il disastro politico-amministrativo della precedente compagine municipale di centrodestra è ancora sotto gli occhi di tutti. Un fallimento, repetita iuvant, che è stato politico, amministrativo ma anche, e soprattutto pesantemente, di rapporti umani. Contrasti personali e divisioni politiche che ancora contrassegnano e inquinano il presente, né si intravede un ripensamento, almeno un parziale ravvedimento. Tutt’altro. E, ripetiamolo ancora una volta, se è vero che la vittoria ha moltissimi padri, mentre la sconfitta è orfana, è altrettanto vero che dalle rovine della politica non se ne viene fuori ricercando un capro espiatorio che, alla fine, non c’è. Questo per dire che tutti gli esponenti, nessuno escluso, di quello che fu il centrodestra cavese, dovrebbero cospargersi il capo di cenere, ma questo non è avvenuto e chissà se mai avverrà.
La seconda osservazione appare ancora più evidente. In città occorre ricreare il centrodestra? E dove sta il centrodestra cavese? Forse, anzi, di certo sotto le rovine della precedente maggioranza. E come si fa a rimetterlo in piedi e chi è capace di tanta titanica, anzi, eroica se non miracolosa impresa? Per ora il centrodestra cavese è solo un cumulo di macerie e cambia poco se qualcuno su quei pochi resti ha piantato una bandierina. L’impressione è che nella nostra città il centrodestra sia del tutto tramontato. Almeno quello che abbiamo conosciuto fino a qualche anno fa. Poi, tutto può ritornare, anche sotto mentite spoglie, ma al momento e nell’immediato futuro per il centrodestra c’è solo la prospettiva di un assolato, inospitale, arido deserto da attraversare.
La terza osservazione è più che altro una risultanza delle due precedente, nel senso che questa città ha sì, davvero bisogno sic e simpliceter di un’opposizione motivata, incisiva, reattiva, coesa. Ce n’è bisogno per il gioco democratico, per far sì che l’attuale Amministrazione comunale resti attiva e politicamente presente a se stessa. C’è bisogno di un’opposizione nel palazzo, ma anche in città, nelle piazze, nelle frazioni. Serve allora inventiva, capacità d’iniziativa e di aggregazione, ma anche coraggio e voglia di mettersi in gioco. C’è bisogno, in estrema sintesi, di un’opposizione che incominci a mettere a punto un progetto politico alternativo all’attuale Amministrazione Servalli.
Per far questo, però, servono uomini dotati di carisma, ma anche di idee chiare e di molta generosità. Per concludere, tra il dire e il fare, come si suol dire, c’è di mezzo il mare. In altre parole, ne dovrà scorrere di acqua sotto i ponti per veder muovere qualcosa di sufficientemente valido e interessante nel campo dell’opposizione, soprattutto in termini prospettici.
Sotto questo aspetto, il sindaco Servalli e i suoi sembra proprio che possono dormire sonni tranquilli, anzi, bearsi e finanche scialarsi, nel senso di passarsela allegramente, nelle stanze dei bottoni. E per correre i minor rischi possibili, a Servalli e ai suoi basterà fare poco, anzi, il meno possibile. Appunto, accelerare l’immobilismo dinamico. (foto Gabriele Durante)