scritto da Redazione Ulisseonline - 26 Dicembre 2015 09:53

La fine del bipolarismo

La politica è in larga misura effetto delle leggi elettorali.

Se, tanto per fare un esempio, viene posta una soglia  del 5%  per accedere alla  rappresentanza, automaticamente vengono  ad essere cancellate  le realtà politiche  che nel paese raccolgono  un consenso inferiore a quella soglia, in Italia all’incirca un milione e mezzo di voti, ingrossando sensibilmente la platea degli eletti con l’aggiunta delle spoglie elettorali dei non rappresentati alle liste maggiori.

O, ancora, se al conteggio dei voti si aggiungono  o si sottraggono  le schede bianche o, addirittura, le nulle, il volto del corpo elettorale assume un aspetto altro. E può perfino accadere che, a parità di voti il risultato finale, in termini di rappresentanza e di governabilità, sia diverso a seconda della formula elettorale adottata, se maggioritaria o proporzionale.

Qualche volta, però, è la realtà politica a condizionare le leggi elettorali. Prendiamo il voto  francese e spagnolo delle ultime due settimane. Due sistemi elettorali diversi (uno, quello spagnolo, proporzionale ma con soglie d’accesso molto alte, l’ altro maggioritario a doppio turno), che tradizionalmente avevano prodotto uno  scenario  bipolare, vedono sconvolgere un assetto politico decennale pur mantenendo le stesse formule di sempre.

Insomma, accendono l’allarme i commentatori spaventati,  il bipolarismo viene messo in discussione in modo radicale.  In realtà, il  tramonto dei grandi partiti ideologici e l’irrompere, dopo anni di crisi economica e sociale, dei movimenti  anti-sistema, hanno  inserito nella storica dialettica a due, almeno un terzo incomodo: l’antagonista.

Un ruolo non marginale l’ha svolto anche la mediatizzazione della politica, che ha sostituito,  alla profondità  della militanza, l’intermittenza partecipativa dell’utente della rete o della tv. Risultato finale: anche nei sistemi bipolari  si sfarina lo schema tradizionale e si complica lo scenario. E, probabilmente in modo irreversibile.

Bisogna prenderne atto: dopo la lunga stagione del pluripartitismo, nella stagione delle grandi ideologie e della proporzionale, dopo la parentesi del bipolarismo e dei sistemi maggioritari anche fuori dal recinto anglosassone, è oggi il tempo del tripolarismo e delle coalizioni necessarie.

Può piacere o no, ma nelle democrazie occidentali diventerà sempre più difficile la riduzione a due soggetti maggiori della scena politica, mentre sarà sempre più facile un assetto plurale in cui non c’è  la prevalenza assoluta di un partito.

Paradossalmente l’unico sistema elettorale che regge questo nuovo stato di cose è il proporzionale tedesco, più flessibile, mentre i maggioritari di antico e nuovo conio non ce la fanno.

Urge, dunque, una sapiente correzione dell’Italicum.

Rivista on line di politica, lavoro, impresa e società fondata e diretta da Pasquale Petrillo - Proprietà editoriale: Comunicazione & Territorio di Cava de' Tirreni, presieduta da Silvia Lamberti.

Una risposta a “La fine del bipolarismo”

  1. Onorevole Pisicchio, ho letto con grande interesse ‘I dilettanti’ e, mi perdoni la prosaicita’ , l’ho sostituito a sciarpe, guanti e profumi, per un dono natalizio bello! Il dato che mi ha fatto riflettere molto e mi ha confermato alcune convinzioni è che un patrimonio culturale vuol dire acquisizione di valori. Valori che guardano alla pietas, alla solidarietà sentita nel profondo. Così anche il fare politica significa fare il Bene.
    Grazie per le sue sapienti e ‘spietate’ analisi!
    Colgo l’occasione per augurarle un buon anno!

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