scritto da Pasquale Petrillo - 12 Gennaio 2019 12:29

“Io amo Cava” e il trionfo della mediocrità

foto Gabriele Durante

E’ vero quanto afferma, nell’intervista che pubblichiamo oggi, il dirigente della Regione Campania Antonello Barretta, e cioè che all’esterno la nostra città gode di una eccellente reputazione. E anche meritata. Forse, anzi, togliamoci pure il forse, il più delle volte non lo meritiamo noi cavesi, nel senso che in più di un’occasione con i nostri comportamenti, la nostra ignavia, qualche nostra negligenza e scarsa cura dei dettagli, facciamo di tutto per omologarci ad altre realtà che poco apprezziamo e da sempre ritenute, anche a torto, meno evolute della nostra.

Dal dottor Barretta, persona autorevole non solo per il  ruolo dirigenziale che occupa, ci arriva anche una conferma di quella che è una nostra convinzione da tempo maturata. Parliamo dell’impoverimento qualitativo della classe dirigente, comune a tutta la società italiana, ma che nella nostra città è più marcato, “con un manifestato disimpegno sociale e culturale, che sta minando la capacità propositiva e di innovazione, che invece aveva caratterizzato i decenni precedenti”. E in ciò, nessuno si senta escluso, compreso chi scrive.

E’ questo, per il nostro intervistato, il punto debole della nostra città. Un’affermazione da noi pienamente condivisa, nella convinzione, come spesso abbiamo rilevato e denunciato, che negli ultimi decenni si è verificato un evidente, progressivo e, alla fine, massiccio ritorno al privato di una parte sempre più consistente e rilevante della migliore borghesia professionale e culturale di questa nostra città.

Il risultato è stato sempre più evidente e devastante negli anni, ovvero l’affermarsi di una classe dirigente, in particolare quella politica, sempre più modesta se non addirittura scadente, politicamente miope, amministrativamente pavida, spesso segnata dal tarlo di un malcelato relativismo etico.

In breve, negli ultimi anni si sta realizzando sempre più il trionfo della mediocrità, che riguarda buona parte della classe dirigente cittadina e nella sua quasi totalità, senza distinzione di schieramento e orientamento, il nostro personale politico.

Non mancano nell’intervista, in verità, molti altri spunti di riflessione.

Tra questi, va segnalato che uno dei mali cittadini da curare è quello di una “crescente rassegnazione che le cose andranno sempre peggio”, invece di reagire con “un rinnovato spirito di impegno civico e sociale”.

Allo stesso modo, merita la dovuta attenzione un’altra affermazione che per noi cavesi sembra essere diventata una condanna, ovvero la “presunzione che le posizioni acquisite possano restare tali a prescindere da un rinnovato impegno”. Una sicumera che ci fa perdere punti rispetto ad altre realtà a noi vicine che, nel frattempo, fanno passi avanti da gigante, com’è giusto ed auspicabile che sia.

Non a caso, il nostro intervistato, tra le cose del passato, invoca il ritorno del senso di appartenenza un tempo molto più accentuato e fondato sull’amore per la città, che non è quello degli slogan elettorali o dalle frase fatte sui social del tipo “Io amo cava”, bensì fondato sui comportamenti che incidono sulla qualità della vita cittadina, sul suo decoro e sulla sua fruibilità e gradevolezza. In altre parole, non parcheggiare dove capita, non essere caciaroni, non insozzare con i rifiuti lasciati con “licenza poetica” un po’ ovunque, e via di questo passo. Insomma, avere maggiore rispetto per il prossimo, per le buone regole della convivenza civile, delle norme e quindi della legalità, senza aspettare che ci debba essere sempre un vigile urbano o l’Amministrazione comunale a imporne l’osservanza. E’ in ciò, innanzi tutto, che dovrebbe essere quotidianamente declinata la frase “Io amo Cava”.

Sì, perché come sostiene nelle battute finale dell’intervista il dottor Barretta, la nostra città conserva ancora un suo fascino. Si tratta di un patrimonio, di un’eredità che ci è stata generosamente trasmessa dai nostri padri. Non sciupiamola per sciatteria, menefreghismo, piccineria o anche per maleducazione ed egoismo. E’ sì una questione di amore, ma anche un nostro concreto interesse.

Giornalista, ha fondato e dirige dal 2014 il giornale Ulisse on line ed è l’ideatore e il curatore della Rassegna letteraria Premio Com&Te. Fondatore e direttore responsabile dal 1993 al 2000 del mensile cittadino di politica ed attualità Confronto e del mensile diocesano Fermento, è stato dal 1998 al 2000 addetto stampa e direttore dell’Ufficio Diocesano delle Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi Amalfi-Cava de’Tirreni, quindi fondatore e direttore responsabile dal 2007 al 2010 del mensile cittadino di approfondimento e riflessioni L’Opinione, mentre dal 2004 al 2010 è stato commentatore politico del quotidiano salernitano Cronache del Mezzogiorno. Dal 2001 al 2004 ha svolto la funzione di Capo del Servizio di Staff del Sindaco al Comune di Cava de’Tirreni, nel corso del 2003 è stato consigliere di amministrazione della Se.T.A. S.p.A. – Servizi Terrritoriali Ambientali, poi dall’ottobre 2003 al settembre 2006 presidente del Consiglio di Amministrazione del Conservatorio Statale di Musica Martucci di Salerno, dal 2004 al 2007 consigliere di amministrazione del CSTP - Azienda della Mobilità S.p.A., infine, dal 2010 al 2014 Capo Ufficio Stampa e Portavoce del Presidente della Provincia di Salerno. Ha fondato e presieduto dal 2006 al 2011 ed è attualmente membro del Direttivo dell’associazione indipendente di comunicazione, editoria e formazione Comunicazione & Territorio. E’ autore delle pubblicazioni Testimone di parte, edita nel 2006, Appunti sul Governo della Città, edita nel 2009, e insieme a Silvia Lamberti Maionese impazzita - Comunicazione pubblica ed istituzionale, istruzioni per l'uso, edita nel 2018, nonché curatore di Tornare Grandi (2011) e Salerno, la Provincia del buongoverno (2013), entrambe edite dall’Amministrazione Provinciale di Salerno.

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