scritto da Redazione Ulisseonline - 22 Gennaio 2021 10:29

Intervista all’ex sindaco Luigi Gravagnuolo sull’acquisto dell’ex Cofima: “Fu un atto scellerato”

foto Gabriele Durante

“Nei giorni in cui maturò al Comune quella decisione, a mio avviso sciagurata, cercai in tutti i modi di bloccarla. E trovando orecchie sorde e riscontri arroganti, dichiarai pubblicamente che avrei segnalato la cosa alla Procura regionale della Corte dei Conti”

“Non avevo alcuna voglia di far passare guai giudiziari ad altri, pur avendo invece subito io tale trattamento da parte loro. Oggi che hanno ricevuto questa messa in mora, me ne dispiace umanamente e spero che riescano a difendersi in sede giudiziaria”

Sono appena arrivati a venti destinatari, tra i quali l’ex sindaco Marco Galdi, il suo vice Luigi Napoli, consiglieri e dirigenti comunali dell’epoca, richieste di risarcimento danno al Comune per tre milioni di euro.

Di questa vicenda, che risale a poco più di dieci anni fa, ne parliamo con un testimone d’eccezione, l’ex sindaco Luigi Gravagnuolo, all’epoca dei fatti consigliere comunale di opposizione.

Il danno sarebbe stato determinato dall’acquisto della ex Cofima, al quale lei, da consigliere comunale, si oppose energicamente. In molti sostengono che l’iniziativa giudiziaria della magistratura contabile sia stata innescata da una denuncia inoltrata da lei, è vero?

Verissimo, non è un mistero. Nei giorni in cui maturò al Comune quella decisione, a mio avviso sciagurata, cercai in tutti i modi di bloccarla. E trovando orecchie sorde e riscontri arroganti, dichiarai pubblicamente che avrei segnalato la cosa alla Procura regionale della Corte dei Conti, come difatti feci.

Ma in sostanza vogliamo spiegare al grande pubblico cos’è, quando e com’è nata questa vicenda? E chi sono quelli che oggi la Corte dei Conti chiama a risponderne?

Occorre preliminarmente ricostruire il clima di quei giorni in Comune. Si era votato a fine marzo e stavamo nel novembre del 2010. Si vivevano ancora le tensioni di quell’aspra battaglia elettorale. La maggioranza, appena insediatasi, aveva avviato procedimenti giudiziari, penali e contabili, nei confronti miei e di quanti non mi avevano voltato le spalle dopo la sconfitta. Ciò allo scopo di denigrarmi, di intimidirmi e di darmi in pasto alla parte di città che mi detestava, dipingendomi come un malfattore. Ancora oggi sono in attesa di un’ultima sentenza dopo essere stato intanto assolto da tutte le altre accuse rivoltemi. Non solo, in pieno svolgimento dei consigli comunali subivo provocazioni, aggressioni, minacce da parte del pubblico in sala,  nel silenzio compiaciuto, quando non addirittura nella complicità esplicita, di alcuni colleghi consiglieri e del sindaco. Intanto la nuova amministrazione,  tramite minacce e provocazioni, si era liberata di alcuni dirigenti rei di non essere acquiescenti  e finanche del Collegio dei Revisori allora in carica. Si sentivano non gli amministratori, ma i padroni della città.

Arriviamo alla Cofima.

A ottobre o novembre, non ricordo con esattezza il giorno, durante una riunione della conferenza dei capigruppo propedeutica ad un Consiglio Comunale, il Sindaco, inopinatamente, tirò fuori  la proposta di acquisto dell’ex Cofima, sostenendo che ci sarebbe stata a giorni una seduta dell’asta fallimentare ed il Comune avrebbe avuto la possibilità di acquistare quell’immobile a prezzo più che vantaggioso; pertanto nel C.C. in convocazione avrebbe dovuto essere inserito un punto all’odg con il quale si sarebbe autorizzata la Giunta a partecipare all’asta e ad acquistare il fabbricato. Non mi dichiarai contrario per principio, chiesi solo cosa ne avremmo fatto e a qual fine lo avremmo acquistato. La risposta fu che non c’era ancora un’idea precisa, ma che sarebbe stato comunque un affare.

 

E poi?

Torniamo un attimo indietro. Durante il mio sindacato, tre anni prima, avevo dovuto affrontare la questione del fallimento della ex Di Mauro, i cui volumi edili sono ancora lì, sulla nazionale, abbandonati a se stessi. Una parte dell’opposizione chiedeva che il Comune acquistasse quel fabbricato all’asta fallimentare. Approfondii la questione e realizzai che un Comune non è, né può agire, come un’agenzia immobiliare che acquista degli immobili per poi rivenderli o non sapendo cosa farne. Chiesi pertanto a chi proponeva quell’investimento per quale scopo avremmo dovuto acquistare l’ex Di Mauro e mi furono date risposte generiche: questo, o quello e quest’altro ancora. Ovviamente mi rifiutai di procedere. Ecco, mii parve di rivivere quella vicenda, questa volta con la ex-Cofima ad oggetto. A mio avviso bisognava chiarire lo scopo dell’investimento.

Ma è mai possibile che il Sindaco e la maggioranza non avessero chiarito la finalità di quell’acquisto?

È così. A volte dicevano che avrebbero realizzato una grande piazza con una fontana monumentale per abbellire l’ingresso nord della città, un’altra volta che vi avrebbero edificato una palazzina in cui accorpare le sedi delle società municipalizzate, ed altre fantasie. Finché finalmente, a gennaio, ad acquisto fatto, non dichiararono che lì avrebbero realizzato un ospedale in sostituzione di quello esistente del Santa Maria dell’Olmo, dato per fatiscente. È del tutto evidente che i conti non tornavano, innanzitutto la competenza per la realizzazione di un ospedale non è del Comune ma dell’ASL, cioè della Regione; poi, quand’anche fosse stata già concordata una tale opera con l’ASL, all’insaputa del Consiglio Comunale, non si capiva perché l’acquisto avremmo dovuto farlo noi e perché non procedevamo per la via consolidata dell’esproprio per pubblica utilità invece di partecipare all’asta. Ancora, il Comune avrebbe dovuto preliminarmente procedere ad una perizia giurata per avere una valutazione propria del valore dell’immobile e non lo aveva fatto. Anche a questo riguardo, durante il mio mandato, avevo avuto una volta un contatto con una cordata di imprenditori cavesi che avevano proposto al Consorzio ASI l’acquisto dell’ex Cofima per 800mila euro; inadeguati, ma ben distanti dai 4 milioni e mezzo della base d’asta. Era quindi evidente che occorresse una valutazione autonoma dell’immobile da parte del Comune. Infine, motivandola con i tempi ristretti, decidevano di chiedere il mutuo per l’acquisto ad una banca privata invece che, come da tradizione,  alla Cassa DD.PP., cosa consentita dalla legge, ma a me sospetta. La Cassa infatti, per concedere il mutuo, avrebbe richiesto l’esplicitazione della finalità, cosa che la banca privata non chiedeva. Insomma, quella fretta mi era sospetta e tentai invano di mettere in guardia il sindaco e i consiglieri di maggioranza dal fare questo passo. Ultimo, ma non per importanza, la maggioranza dopo poche settimane dall’acquisto avviò le procedure per modificare la destinazione urbanistica dell’area da industriale, qual era, a sanitaria. Cercò anche, con una iniziativa velleitaria, di appropriarsi degli immobili adiacenti l’ex Cofima, acquisendoli gratuitamente al patrimonio comunale per un presunto abuso urbanistico gravante su quegli immobili. Insomma, col passare dei mesi, mi parve sempre più verosimile che su quei suoli alcuni privati avevano interesse a realizzare una clinica privata e che il Comune, nel loro interesse, stava procedendo a ‘ripulire’ l’area per consentire ciò. Questa per lo meno fu ed è tuttora la mia convinzione. La cosa aveva anche risvolti penali, anzi, a mio avviso più penali che contabili, ma non volli procedere sotto questo aspetto; mi limitai all’annunciata segnalazione alla Corte dei Conti. In essa sollecitavo un rapido intervento della Procura contabile affinché fosse scongiurato quel danno. Volevo provocare un’iniziativa che avrebbe consentito di annullare in autotutela, a vantaggio degli stessi che li avevano prodotti e votati, gli atti già deliberati. Eravamo ancora in tempo. Non avevo alcuna voglia di far passare guai giudiziari ad altri, pur avendo invece subito io tale trattamento da parte loro. Le dirò di più, oggi che hanno ricevuto questa messa in mora, me ne dispiace umanamente e spero che riescano a difendersi in sede giudiziaria.

Spieghiamo ai più ancora un’altra cosa: cosa vuol dire messa in mora? E più precisamente a che punto siamo dell’iter giudiziario e quali le fasi successive?

Significa che la Procura della Corte dei Conti, allo scopo di interrompere i termini della prescrizione, ha prodotto una notifica, o meglio un’intimazione,  con la quale avverte i destinatari che chiederà al giudice la loro condanna al risarcimento dei tre milioni e che, qualora il giudice contabile dovesse condannarli, il tempo che trascorrerà verrà conteggiato in interessi a loro danno. Tuttavia questa messa in mora non è ancora un formale invito a dedurre o una richiesta di rinvio a giudizio, che io sappia.

Oggi qual è il suo giudizio politico-amministrativo su quella scelta?

Resto persuaso che fu un atto scellerato, compiuto con faciloneria e in un clima di arroganza. Di esso sono certo che in cuor loro gli stessi protagonisti di quella scelta si siano pentiti. Se solo avessero dialogato, ragionato, verificato quanto io e pochi altri dell’opposizione dicevamo, non saremmo mai arrivati a tanto. Magari avrebbero fatto la stessa scelta, ma con procedure corrette. Ci trattarono invece come Cassandre.

Immaginiamo che Lei avesse ereditato da Sindaco questa spinosa situazione. Come l’avrebbe risolta o almeno cosa avrebbe tentato di fare per porvi in qualche modo rimedio?

Quanto meno avrei cercato di alienare l’immobile rivendendolo, magari ad un imprenditore che vi avrebbe fatto lavorare qualcuno. O forse anche, visto che ormai la frittata era stata fatta, lo avrei abbattuto e effettivamente realizzato uno spazio a verde attrezzato. Io tuttavia un’idea più ambiziosa l’avevo, forse troppo ardita, ma l’avevo.

Cioè?

Alle spalle della stazione ferroviaria, in pieno centro ed accessibile solo attraversando una stradina complicata per i camion, ci sono le Manifatture Sigaro Toscano di Montezemolo e Maccaferri, che tuttora producono sigari a Cava. Le stesse MST avevano acquistato gli edifici dell’ex Manifattura di viale Crispi. Stavo cominciando a ragionare con loro di un possibile spostamento della fabbrica tuttora attiva dall’attuale ubicazione all’uscita dell’autostrada. Loro ne avrebbero avuto grandi vantaggi logistici, noi avremmo potuto abbattere l’immobile dell’attuale sede e negoziare con la Rete FF.SS. lo spostamento della stazione 150 metri più su, verso Nord, demolendo poi anche l’immobile dell’attuale stazione. In questo modo da corso Garibaldi avremmo avuto a vista una grande piazza, inizio del boulevard di Corso Principe Amedeo con sullo sfondo Monte Castello. Sarebbe stato fantastico! Ma per fare queste cose occorrono ben più di tre anni e mezzo di sindacato!

Una sua doppia previsione: come andrà finire la vicenda del sito dell’ex Cofima e come si concluderà questa vicenda davanti alla Corte dei Conti?

Quanto al destino dell’immobile, bisognerebbe chiedere agli attuali amministratori. Ignoro cosa abbiano in mente, però credo che nel nuovo Puc abbiano stralciato quell’area dalla zona ASI e le abbiano dato destinazione sanitaria.

E la vicenda giudiziaria?

In verità io sono convinto che i termini della prescrizione siano già scattati e che la Procura stia facendo un tentativo in extremis di recuperare questo fascicolo. Forse i difensori riusciranno a dimostrare che per i loro assistiti è già scattata la prescrizione. Me lo e glielo auguro. Se ciò non fosse, finirà con una condanna  dei responsabili del danno erariale, ma di entità ben inferiore alla richiesta, magari previo patteggiamento.

Un’ultima domanda. Dall’alto della sua esperienza, quale insegnamento si potrebbe trarre da questa vicenda che potrebbe tornare utile agli attuali, ma anche ai futuri amministratori comunali?

Che chiunque venga eletto, a qualsiasi livello, fosse pure amministratore di un condominio, deve tenere sempre stampato nella mente l’articolo della Costituzione che recita: “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della costituzione”. Vale a dire: tu eletto sei espressione della maggioranza del popolo ed hai il diritto ed il dovere di governare facendo le scelte conseguenti, ma devi farlo nel rispetto delle leggi vigenti; se poi ti disponi anche a dialogare con le opposizioni senza pregiudizi negativi, ne hai tutto da guadagnare.

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