Ieri mattina (il 15 giugno 2023) una notizia definibile triste e drammatica poteva essere letta nelle cronache dei maggiori quotidiani italiani. “Corsa in auto per la sfida su Youtube nello scontro muore bimbo di 5 anni”, “Staremo in macchina 50 ore” La vita sul filo del rasoio del trio da 600 mila follower”, questi i titoli de La Repubblica.
La storia è abbastanza semplice e banale, inutile starsi a dilungare in feticismi nella narrazione dell’incidente: The Bordeline è il nome del canale youtube, i ragazzi romani si sfidano, mettono in scena della challenge estreme, di sfinimento fisico, i follower crescono, arrivano a 600 mila e non sono pochi.
Tra le challenges fino ad ora pubblicate nel canale YouTube troviamo: “Quanto puoi resistere nel ghiaccio?”, “Affronto 10 paure estreme in 24h” e così via. E’ sempre una questione di limiti da oltrepassare ed è facile, purtroppo, non rendersi conto che ci si sta spingendo troppo oltre.
Questa volta la sfida era guidare un suv noleggiato per 50 ore di fila, si è conclusa con un incidente mortale per il bimbo di 5 anni che era nell’auto colpita. Indubbia è la drammaticità dell’incidente. Tra caso, attribuzione di colpe e responsabilità, vorrei, senza l’intenzione di sminuire la drammaticità dell’evento, senza deresponsabilizzare o decolpevolizzare i ragazzi, ragionare sul bisogno che i 600 mila follower hanno (avevano in questo caso, anche se il canale dei giovani non è l’unico di questo tipo) di assistere a questi giochi, di apprezzare comportamenti umani al limite e di esserne spettatori partecipi con commenti, idee per le prossime sfide ed incitazioni. E allora, estendendo il discorso, ci si rende conto che siamo tutti in qualche modo colpevoli perché tra quei 600 mila spettatori probabilmente ci sono i bambini e i ragazzi che vediamo giocare al parco, gli adolescenti a cui insegniamo a scuola, i figli, forse anche qualche adulto che ci assomiglia più di quanto pensiamo (o vorremmo).
Il follower ha un ruolo sempre più importante, sceglie cosa vedere, la sua presenza o meno sul profilo di un influencer o youtuber determina inevitabilmente le scelte di quest’ultimo. L’attrazione verso questo genere di atteggiamenti limite ci appartiene ed è in grado di intrattenere un quantitativo grandissimo di ragazze e ragazzi (e non solo) e allora, forse, la deresponsabilizzazione del fruitore, di colui che “guarda e basta” dovrebbe cessare per lasciare spazio ad una riflessione sulla nostra natura e sui nostri bisogni e passioni più oscuri, spesso legati all’intrattenimento.