Nella giornata di ieri nella valle metelliana si sono tenute due conferenze stampa, in un certo qual modo legate l’una all’altra: una del gruppo consiliare dell’UDC, l’altra del centrodestra metelliano.
In effetti, l’UDC avrebbe dovuto essere presente ad entrambe, ma gli esponenti cavesi si sono guardati bene dal partecipare a quella del centrodestra, nonostante il simbolo del loro partito campeggiasse nel manifesto insieme a quelli di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Il motivo è scontato: l’UDC a Cava è in maggioranza con il centrosinistra del sindaco Servalli, a livello nazionale, invece, è organico al centrodestra di Berlusconi, Salvini e Meloni.
C’è da scandalizzarsi? E di cosa, verrebbe da dire? La politica ci ha abituato a questo e a cose peggiori. E non da adesso. Ad ogni modo, la situazione per gli esponenti cavesi dell’UDC è antipatica e imbarazzante. Eletti nel 2015 con un lista civica a sostegno del sindaco Servalli, poi confluita nell’UDC, i consiglieri cavesi si sono trovati poi spiazzati dal partito a livello centrale che ha compiuto la scelta di collocarsi nel centrodestra. Tradotto significa che Del Vecchio e soci hanno scelto il centrosinistra quasi tre anni fa, ma ora sono ritornati alle origini e si ritrovano politicamente piazzati, immaginiamo loro malgrado, nel centrodestra. Una volta tanto ad essere ballerini e transumanti non sono i politici locali, ma i partiti a livello nazionale.
E’ comprensibile, quindi, che Del Vecchio & C. dichiarano la loro lealtà all’attuale Amministrazione, sarebbe stato strano il contrario. Hanno contribuito alla vittoria di Servalli, ne condividono le scelte e il potere, e a quanto pare non ci sono motivi di attrito tali da determinare una rottura e l’uscita dalla maggioranza di centrosinistra.
Certo, resta il problema, non proprio di poco conto, di appartenere ad un partito collocato nello schieramento opposto. E’ una situazione che devono necessariamente chiarire e, in tutta onestà, è un arcano che ancora non l’abbiano fatto.
La questione centrale, infatti, è come voteranno Del Vecchio, Ferrigno e gli esponenti dell’UDC cavese alle prossime politiche? Per chi faranno la campagna elettorale, se la faranno? Queste sono le risposte che dovranno dare alla città ma soprattutto ai loro elettori. Su ciò devono fare chiarezza. Restare nell’ambiguità nuoce proprio a loro e rimandare le decisioni al post voto delle politiche è la peggiore delle scelte possibili per la loro credibilità futura.
In questo contesto, restano un rebus anche le dimissioni del loro assessore Paola Moschillo, sostituta dalla Damiani, la quale, a quanto pare, in conferenza stampa si è addirittura, commuovendosi, definita come una sua sorella. La domanda, al di là della nota di colore, perché le dimissioni per poi farsi sostituire da una sorella elettiva? Quali i veri motivi? Quali le logiche politiche che hanno portato a queste dimissioni e quali le dinamiche interne all’UDC cavese che si sono determinate? Un mistero. Fitto. Anzi, fittissimo. Qualcosa, anzi, molto non quadra in tutto questa vicenda politica.
E veniamo al centrodestra che, faticosamente, complice anche il clima unitario che soffia a livello nazionale per la prossima consultazione elettorale, sta cercando di ritrovare la strada dell’unità. Anche nel centrodestra cavese, però, non c’è del tutto chiarezza e le zone grigie sono ancora troppe. A cominciare dall’UDC, come dicevamo prima, che sta dentro forse dalla provincia in poi, ma a Cava sta fuori dallo schieramento di centrodestra. E i consiglieri comunali sono tutti allineati sul versante unitario? Mah, qualche perplessità c’è. Insomma, se da parte della base e dei responsabili locali dei partiti, da Forza Italia a Fratelli d’Italia, oltre al movimento civico Responsabili per Cava, c’è di sicuro una sincera volontà di lavorare per costruire un percorso politico condiviso, restano ancora molte zone d’ombra e i sospetti e le diffidenze si toccano con mano.
D’altra parte, sarebbe stato strano il contrario. Il centrodestra cavese è un terreno politico non ancora sgombro dalle macerie del fallimento della precedente amministrazione comunale, dilaniata da forti contrasti personali prima che politici tra i vari esponenti delle componenti che formavano la maggioranza. Uno sfascio, inutile negarlo, al quale concorsero, chi più, chi meno, un po’ tutti. Ora rimettere insieme i cocci e rimarginare le ferite, in alcuni casi ancora aperte e sanguinanti, sarà un lavoro improbo. E’ diffusa, però, la consapevolezza che non c’è altra strada, per quanto accidentata, se non quella di ritornare a confrontarsi e a unire le forze.
Vedremo cosa saranno capaci di fare. Un fatto è certo, da ieri per il centrodestra è iniziato il post-Galdi, con l’auspicio che gli errori del passato siano utili nel presente per costruire un futuro politico adeguato alle aspettative di una larga fetta dell’elettorato metelliano. In conclusione, vediamo se il centrodestra farà tesoro almeno questa volta della massima di Cicerone, Historia magistra vitae. In fondo, con un po’ di buon senso…