Sembra ormai consuetudine rimandare all’estate quella voglia di leggere che in inverno viene meno a causa di svariati motivi, primo quello del lavoro e poi quello familiare, che tengono costantemente impegnati le famiglie.
E cosi, alla vigilia della partenza per le vacanze, si vanno a pescare quei romanzi acquistati e accumulati in attesa della tanto agognata pausa estiva.
C’è da dire che nel corso dei secoli, la narrativa ha provato a reinventare se stessa, e i propri moduli formali, nei modi piu estrosi e talora intellettualistici. Tuttavia -ed è chiaro all’uomo comune come allo studioso-, la sua ossatura essenziale è rimasta immutata.
Sto parlando della “fabula”; del “cammino” percorso da un personaggio, o anche più, da un punto all’altro di una vicenda. Dovendo esserci, quindi, un’evoluzione in questo cammino, la narrativa è un mezzo d’eccezione per svelare gli aspetti ignorati, inediti delle cose, e quale miglior ambiente se non quello sdraiati alla frescura di un ombrellone. Come vedremo nei romanzi scelti per la mia rassegna, è un discorso che trascende le mere questioni di “genere”; può esserci ‘disvelamento’ nel giallo e nel poliziesco ma anche in narrazioni più intime e complesse, o, addirittura, ambientate nella grande Storia.
Comincerei nel suggerirvi “I guardiani del faro”, di Emma Stonex, un libro ispirato a fatti realmente accaduti, il quale ha suscitato l’interesse di moltissimi editori, spingendoli a contendersene i diritti.
Come si evince dal titolo, è un racconto su cui incombe il mare, correlativo oggettivo della misteriosa sparizione di tre uomini: appunto, i custodi d’un grande faro. In questa storia, più che l’enigma di una scomparsa, colpiscono i risvolti evidenziati, parecchi anni dopo, da chi si mette in testa di far chiarezza sull’evento. A poco a poco, tutta una trama di silenzi, e verità taciute, rivela l’altra faccia di ciò che pare “inspiegabile”.
Cosa è vero e cosa è falso? A ‘chi’ bisogna credere?
Un altro testo che parla di misteri taciuti è ”L’uomo del bosco”, romanzo di Mirko Zilahy. La storia in esso narrata sembra quasi una riflessione intorno al concetto di ‘peccato originale’.
Il segreto celato nella fulgida carriera del protagonista -del quale egli stesso è ignaro- spinge, in tutti i modi, per riemergere alla luce, proprio come il Male che s’annida, sovente, nell’origine di grandi invenzioni o opere meritorie. Come sempre, ogni questione nasconde un volto inedito, in grado di far sbiadire ogni certezza umana.
Il punto è proprio questo: ciò che cozza contro le certezze. E quando capita che l’inconsueto si riveli dentro un animo -in qualcuno vivo tra noi-, la sua presenza può esser perturbante.
Per tal ragione, l’esordio narrativo di Valeria Usala, “La rinnegata”, lascia il lettore piacevolmente sorpreso.
L’autrice -in una Sardegna dall’anima inscalfibile- racconta l’epopea sconosciuta d’una donna che da sola affronta un mondo: i suoi pregiudizi, la sua ostilità. La storia coinvolgente d’uno spirito che giganteggia anche quando moralmente vien calpestato (giacché fa paura).
Un buon esempio di come il ‘genere’, in narrativa, possa esser un pretesto per trascendere gli schemi consolidati ce lo offre Massimo Carlotto, con il suo nuovo romanzo. “Il francese” è, sicuramente, una storia di misteri del nordest italiano, con uno stile lineare ed un linguaggio semplice e moderno, in cui l’autore per narrare lo fa in terza persona, sicuramente per avere una miglior prospettiva delle problematiche del protagonista.
Come temi principali, risaltano la prostituzione, la delinquenza e la mafia; i tempi in cui si sviluppa la storia sono corti e intensi.
Un analogo discorso riguarda il nuovo romanzo di Cristina Cassar Scalia, “L’uomo del porto”.
In questo giallo d’ambientazione siciliana, la scrittrice torna a seguir i passi del vicequestore Vanina Guarrasi, personaggio molto amato dai lettori italiani. Anche qui, la semplice ricerca di un “colpevole” è in realta l’inizio d’un viaggio tra le epifanie della realtà. In esso, i depistaggi e gli intrighi del mondo diventano, oserei dire, metafora di qualcos’altro: le zavorre interiori -fatte di spettri del passato- che impediscono un’analisi serena degli eventi.
Sappiamo bene che anche la Storia -specie se supportata da fantasia e intuito narrativo- può regalare visioni inconsuete.
E nel settecentenario della morte di Dante Alighieri, chi avrebbe mai pensato d’incontrare il Sommo Poeta nelle vesti giovanili di avventuroso combattente? È quanto accade in “Dante enigma”, nuovo romanzo di Matteo Strukul.
In una Firenze squassata dalle guerre tra fazioni, e in un momento cruciale per la Storia della Penisola, l’Alighieri -pur essendo già devoto alla poesia d’amore- sceglierà di non fuggire di fronte alle grandi vicende mostrando, anche in battaglia, la sua tempra appassionata.
Una narrazione avvincente a cui Strukul non è nuovo, dal momento che si è dedicato con grande successo di critica e di pubblico alla saga italiana dei Medici prima e dei Borgia poi.