Domani va in aula a Montecitorio il testo della nuova legge elettorale. La discussione è ancora aperta e quindi è troppo presto per delle valutazioni definitive, ma la strada sembra tracciata ed anche abbastanza chiaramente.
Alcuni elementi, infatti, sembrano assodati. Il sistema sarà proporzionale, quindi i seggi saranno distribuiti in ragione dei voti, ci sarà uno sbarramento del 5%, ma c’è anche la distinzione tra collegi uninominali e liste bloccate plurinominali a livello di circoscrizioni, le quali comprendono più collegi.
Queste caratteristiche fanno sì che questo sistema elettorale venga chiamato alla tedesca, in quanto mutuato da quello adottato da decenni in Germania.
Detto ciò, di tedesco non c’è più nulla. In primo luogo, in Germania gli elettori per eleggere i deputati esprimono due distinti voti, anche disgiunti. Per l’elezione della Camera elettiva, il Bundestag, gli elettori tedeschi, infatti, hanno due schede e danno due voti, che possono essere disgiunti: uno al candidato uninominale di collegio, uno al listino bloccato proporzionale di circoscrizione, che può essere anche di un altro partito. Con il primo voto, quindi, viene scelto il candidato di collegio, e viene eletto chi prende più voti. Con il secondo voto, si sceglie il partito, e quindi una lista bloccata di candidati. In questo modo, innanzi tutto vengono eletti i candidati di collegio con il sistema maggioritario, in pratica la metà dei componenti il Bundstag, e poi, in base ai voti ricevuti dai partiti, vengono ripartiti i seggi e così proporzionalmente eletti i candidati presenti nelle liste bloccate.
Nel sistema elettorale alla tedesca riveduto e corretto in italiano, invece, non ci sarà alcun voto disgiunto, in quanto gli elettori avranno per la Camera dei Deputati una sola scheda (mentre un’altra scheda servirà per eleggere i senatori), Ciò vuole dire che quando si mette la croce per votare il candidato di collegio, il voto è trasferito anche alla lista bloccata del proporzionale per ciascuna circoscrizione. Volendo essere più precisi, l’elettore dovrà barrare il simbolo di un partito e così in simultanea voterà il candidato del collegio (indicato a sinistra della scheda) e il listino bloccato dello stesso partito (posto a destra). Attenzione, però, i collegi uninominali a quanto pare dovrebbero essere un terzo dei seggi da attribuire, questo vuole dire che due terzi dei parlamentari saranno eletti nel proporzionale, in pratica, scelti dai partiti e non dagli elettori.
L’impressione, se questo sarà il nuovo sistema elettorale, è che potrebbe realizzarsi un nuovo grande imbroglio a danno degli elettori. Dopo aver promesso, prima e dopo la consultazione referendaria dello scorso dicembre, una legge elettorale che finalmente restituisse ai cittadini la scelta dei rappresentanti parlamentari, sembra nuovamente proposto un sistema elettorale che di fatto non supera bensì attenua soltanto le distorsioni dei precedenti, ovvero dell’Italicum e neanche del Porcellum.
In soldoni, ancora una volta i cittadini saranno in pratica espropriati quasi del tutto del diritto di scegliere i deputati da mandare in parlamento. E quel che è peggio e ancor più odioso, è la constatazione che a turlupinare gli italiani saranno tutte le forze politiche più importanti: Pd, M5S, FI e Lega Nord.
A ciò si aggiunge un altro aspetto da non trascurare affatto: la nuova legge elettorale non porterà ad avere un vincitore e quindi, dopo lo scrutinio dei voti, tutto sarà lasciato nelle mani dei partiti, alla faccia di quelle che sono le attese degli elettori. In altre parole, per formare un governo occorrerà necessariamente che forze non omogenee e attualmente conflittuali, almeno all’apparenza, dovranno trovare un’intesa per non andare nuovamente al voto nel giro di pochi mesi.
La verità è che l’accordo tra Grillo, Renzi Berlusconi e Salvini su questa ipotesi di legge elettorale non è altro che un punto d’incontro al ribasso. Sono, molto prosaicamente, risultati convergenti gli interessi di bottega e le debolezze dei vari partiti. In effetti, questo nuovo sistema elettorale che si profila, da un lato punta a garantire l’esistente, ovvero chi è già nei palazzi e che ha il sostegno dei vari leader-padroni dei partiti, dall’altro punta a cooptare quanti sono funzionali e graditi alle varie leadership politiche nazionali.
Quel che emerge, però, è la perfetta continuazione di un sistema che privilegia la pochezza politica, culturale e etica dell’attuale rappresentanza elettorale nel suo insieme, ma anche il netto e sempre più evidente, e per questo preoccupante distacco, tra la politica e gli elettori, tra i partiti e i territori, tra i palazzi del potere e dei riti istituzionali e le aspettative dei cittadini, tra quanti vivono i privilegi e quanti patiscono disagi e ingiustizie.
Ad ogni modo, stiamo a vedere cosa succede e quale legge elettorale davvero verrà fuori. Lo spettro, tuttavia, che venga ancora perpetuata una parvenza di democrazia, attraverso la farsa di elezioni “truccate”, appare più che possibile. Se così sarà, tra l’andare alle urne o disertarle, la differenza diventerà sempre più prossima allo zero. Inutile poi meravigliarsi se gli astenuti rischiano di superare i votanti.