Il dopo Vecchioni: una road map per la politica culturale cittadina
La Notte Bianca metelliana appena conclusa, con il concerto di Roberto Vecchioni, ha avuto un notevole successo. Non poteva essere altrimenti, d’altronde. Vecchioni è un artista di richiamo e un apprezzato uomo di cultura, era scontato, quindi, che avrebbe attirato pubblico e consensi.
Oddio, a pensarci bene, scontato fino ad un certo punto. Sì, perché Vecchioni è un cantautore tutto sommato di nicchia, per dirla tutta, un musicista per palati fini. Anche per questo, la scelta dell’Amministrazione comunale, indubbiamente di rottura rispetto al passato, senza nulla togliere agli artisti che hanno animato le precedenti edizioni della Notte Bianca, sì è rivelata tanto coraggiosa quanto azzeccata. Certo, il tipo di pubblico presente al concerto è stato un tantino diverso, più acculturato e con la prevalenza di fasce di età più mature. Tuttavia, festa doveva essere e festa è stata.
La verità è che quella della notte appena trascorsa è l’ennesima riprova di quanta fame di eventi culturali abbia Cava de’ Tirreni. Eventi culturali veri, di un certo spessore e non di spettacolini di quart’ordine. E non per questo dobbiamo accreditare il mantra di Cava quale città della cultura. Molto più semplicemente la nostra è una realtà che presenta un’ampia fetta di consumatori di cultura e dà prova di essere più che pronta a fruire dell’attività e dei prodotti di un’imprenditoria culturale locale.
Su questo, i nostri attuali amministratori, ma anche quei politici oggi all’opposizione e che vorrebbero democraticamente a loro sostituirsi, dovrebbero riflettere per favorire l’imprenditoria culturale in città, produttrice quindi di ricchezza e un potenziale oltre che qualificante fattore strategico di sviluppo dell’intera valle metelliana.
Ma il Comune metelliano, in questa prospettiva, a cosa è chiamato? A fare molto più di quanto non si creda. Innanzi tutto, partire dalla consapevolezza di dati acclarati e ineludibili: la scarsità delle risorse finanziarie e l’assoluta mancanza delle necessarie professionalità nell’organizzazione burocratica comunale.
L’Amministrazione comunale, partendo da questi presupposti, deve impostare una politica culturale, valorizzando al meglio gli immobili di proprietà, in primis Convento di S. Giovanni e Mediateca, e aprendosi necessariamente a chi è da anni imprenditore nel settore della cultura, e quindi ha maturato competenze ed esperienza, oltre a disporre di adeguate risorse finanziarie e umane. In altre parole, cercare interlocutori oltre le mura cittadine, ai quali affiancare, questo sì, la vivace e variegata realtà locale, in alcuni casi anche pregevole, operante nell’ambito della cultura e del folklore.
In altre parole, per accendere i motori di un’impresa culturale non abbiamo sufficienti risorse umane e finanziarie, ma dalla nostra, oltre a buoni contenitori, beneficiamo di un’invidiabile conformazione urbana e di un eccellente patrimonio architettonico, ma anche di un tessuto socio-culturale capace tuttora di fare la differenza rispetto al circondario, e non solo.
Al sindaco Servalli, dopo la soddisfazione e il legittimo orgoglio per la scelta di Roberto Vecchioni, ci permettiamo di rivolgere l’invito a cogliere questo momento magico che la città (come il nostro Paese, del resto, soprattutto grazie al lavoro e alle scelte del ministro Franceschini) sta vivendo nel campo della cultura, quantomeno in termini di aspettative, inaugurando una stagione dell’ascolto e del confronto su questo tema con quanti nella città vogliano dire la loro.
In conclusione, prima di accingersi a pubblicare bandi, è preferibile attardarsi a riflettere, discutere e definire una road map della politica culturale cittadina. Di contenitori comunali sotto-ulizzati se non addirittura male utilizzati, in città già ne abbiamo qualcuno. Non aggiungiamone altri.