Al di là delle ricadute di carattere politico, macro-economico e finanziario che inevitabilmente stanno prendendo forma in queste ore, la Brexit avrà delle ripercussioni difficilmente prevedibili anche sul fronte dei conti economici di Bruxelles.
L’Ufficio studi della CGIA ricorda che tra il 2000 e il 2014 il Regno Unito ha versato all’Unione europea ben 186,5 miliardi di euro. Bruxelles, nel frattempo, al netto delle spese di amministrazione, ha “ritornato” a Londra 102,6 miliardi. Il saldo, pertanto, è stato di 83,9 miliardi di euro, pari a una media annua di 5,5 miliardi di euro in questo quindicennio.
Nel rapporto dare-avere tra i 28 e l’Unione europea, solo la Germania (con un saldo di 163,3 miliardi pari ad un importo medio annuo di 10,8) è stata più “generosa” degli inglesi.
Dal bilancio Ue che nel 2014 è stato di 142,6 miliardi di euro, inoltre, si evince che il contributo erogato dal Regno Unito, al netto del rimborso di 6 miliardi di euro “strappato” da Londra negli accordi sottoscritti con Bruxelles, è stato di 11,3 miliardi di euro, pari ad un’incidenza dell’8 per cento.
Ovviamente, segnalano dalla CGIA, gli accordi sull’uscita della Gran Bretagna dall’Ue dovranno essere ratificati entro 2 anni. Pertanto, in questo periodo di tempo saranno sicuramente definite le modalità operative ed economiche della Brexit.
Sta di fatto, visto il peso economico del Regno Unito e la sua incidenza sul bilancio Ue, che gli effetti economici negativi dell’uscita potrebbero ricadere, in particolar modo, sulle casse dei paesi contributori che, lo ricordiamo, annoverano anche l’Italia. (fonte CGIA)