scritto da Pasquale Petrillo - 20 Giugno 2019 12:38

Festa di Montecastello, l’emblema di una città alla frutta

foto Gabriele Durante

L’Ente Montecastello quest’anno si è superato. Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo. Anzi, il Comune dovrebbe istituire un premio speciale, una sorta di oscar all’insulsaggine o qualcosa di simile.

Viene da chiedersi se per ottenere certi risultati, l’Ente Montecastello si deve sforzare o gli viene spontaneo. Mai visti organizzatori così pasticcioni. Vero è che con le poche risorse a disposizione devono fare la festa con i fichi secchi, ma qui più che altro stiamo andando a finire a torte in faccia.

Detto ciò, quello che sta capitando quest’anno con la Festa di Montecastello, che è in assoluto l’evento popolare e rievocativo più caro ai cavesi, è davvero surreale. Siamo al limite dell’assurdo. Testimonia, però, molto probabilmente, una verità che ormai come cavesi dobbiamo avere l’onestà di riconoscerla: siamo alla frutta.

E la cosa, purtroppo, non riguarda solo l’Ente Montecastello, magari fosse così, ma interessa direttamente l’Amministrazione comunale e, ancora peggio, l’intera comunità metelliana.

Se da un lato è vero che la festa l’organizza l’Ente, che gode di una sua autonomia, è pur vero che il Comune rispetto ad un evento tradizionale di simile portata non può girarsi dall’altra parte. E’ tempo, come giustamente suggeriva qualche giorno fa l’amica Annamaria Morgera, che l’Amministrazione comunale scenda in campo in maniera più decisiva, sia da un punto di vista economico che organizzativo, nel realizzare questa significativa e così identitaria manifestazione folcloristica, affiancando in modo incisivo e determinante l’Ente Montecastello.

D’altro canto, è singolare come mentre il nostro Comune si stia affannando con l’assessore Armando Lamberti ad organizzare gli Stati generali della Cultura, per una riflessione e un approfondimento sullo stato dell’arte e le prospettive della cultura nella valle metelliana, assistiamo allo scempio della Festa di Castello ridotta peggio delle più misere sagre paesane, con tanto di discoteca e karaoke. Sarebbe il caso, quindi, e siamo certi di essere ascoltati e ricevere risposte positive al riguardo, che l’assessore alla cultura Lamberti dedicasse con urgenza una giornata degli Stati generali della Cultura esclusivamente alla Festa di Montecastello, non fosse altro perché la promozione culturale del nostro territorio non può prescindere dalla conservazione e valorizzazione della sua storia, della sua tradizione, del suo folclore, della sua identità. E la Festa di Montecastello è il cuore di tutto ciò. Insomma, Servalli e Lamberti prendano in mano la situazione, prima che il decoro e l’immagine della città subiscano un danno irreparabile.

In breve, il Comune mai come in questa occasione non può girarsi dall’altra parte e lavarsi le mani in modo pilatesco.

La stessa città, però, non può continuare a fare da spettatrice e prestare attenzione alla Festa di Montecastello ad intermittenza, disinteressandone in modo sistematico nel corso dell’anno e limitandosi solo a chiedere e a criticare. Se, invece, la mettessimo al centro della nostra attenzione con la stessa intensità e passione che manifestiamo per la Cavese o con la partecipazione al folclore dell’associazionismo legato alla Disfida dei Trombonieri, di sicuro l’Ente Montecastello avrebbe migliori risorse umane e maggiori disponibilità finanziarie.

In conclusione, il rovinoso decadimento della Festa di Montecastello, che quest’anno sembra aver raggiunto vette di dimensioni himalayane, potrebbe avere l’effetto positivo di risvegliare la coscienza della città e, al netto delle strumentalizzazioni politiche che servono solo ad aggiungere confusione, dei nostri amministratori comunali, mai come adesso chiamati a fare la loro parte per evitare che si perpetui una così infelice vicenda.

Giornalista, ha fondato e dirige dal 2014 il giornale Ulisse on line ed è l’ideatore e il curatore della Rassegna letteraria Premio Com&Te. Fondatore e direttore responsabile dal 1993 al 2000 del mensile cittadino di politica ed attualità Confronto e del mensile diocesano Fermento, è stato dal 1998 al 2000 addetto stampa e direttore dell’Ufficio Diocesano delle Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi Amalfi-Cava de’Tirreni, quindi fondatore e direttore responsabile dal 2007 al 2010 del mensile cittadino di approfondimento e riflessioni L’Opinione, mentre dal 2004 al 2010 è stato commentatore politico del quotidiano salernitano Cronache del Mezzogiorno. Dal 2001 al 2004 ha svolto la funzione di Capo del Servizio di Staff del Sindaco al Comune di Cava de’Tirreni, nel corso del 2003 è stato consigliere di amministrazione della Se.T.A. S.p.A. – Servizi Terrritoriali Ambientali, poi dall’ottobre 2003 al settembre 2006 presidente del Consiglio di Amministrazione del Conservatorio Statale di Musica Martucci di Salerno, dal 2004 al 2007 consigliere di amministrazione del CSTP - Azienda della Mobilità S.p.A., infine, dal 2010 al 2014 Capo Ufficio Stampa e Portavoce del Presidente della Provincia di Salerno. Ha fondato e presieduto dal 2006 al 2011 ed è attualmente membro del Direttivo dell’associazione indipendente di comunicazione, editoria e formazione Comunicazione & Territorio. E’ autore delle pubblicazioni Testimone di parte, edita nel 2006, Appunti sul Governo della Città, edita nel 2009, e insieme a Silvia Lamberti Maionese impazzita - Comunicazione pubblica ed istituzionale, istruzioni per l'uso, edita nel 2018, nonché curatore di Tornare Grandi (2011) e Salerno, la Provincia del buongoverno (2013), entrambe edite dall’Amministrazione Provinciale di Salerno.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.