Festa di Montecastello, l’emblema di una città alla frutta
L’Ente Montecastello quest’anno si è superato. Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo. Anzi, il Comune dovrebbe istituire un premio speciale, una sorta di oscar all’insulsaggine o qualcosa di simile.
Viene da chiedersi se per ottenere certi risultati, l’Ente Montecastello si deve sforzare o gli viene spontaneo. Mai visti organizzatori così pasticcioni. Vero è che con le poche risorse a disposizione devono fare la festa con i fichi secchi, ma qui più che altro stiamo andando a finire a torte in faccia.
Detto ciò, quello che sta capitando quest’anno con la Festa di Montecastello, che è in assoluto l’evento popolare e rievocativo più caro ai cavesi, è davvero surreale. Siamo al limite dell’assurdo. Testimonia, però, molto probabilmente, una verità che ormai come cavesi dobbiamo avere l’onestà di riconoscerla: siamo alla frutta.
E la cosa, purtroppo, non riguarda solo l’Ente Montecastello, magari fosse così, ma interessa direttamente l’Amministrazione comunale e, ancora peggio, l’intera comunità metelliana.
Se da un lato è vero che la festa l’organizza l’Ente, che gode di una sua autonomia, è pur vero che il Comune rispetto ad un evento tradizionale di simile portata non può girarsi dall’altra parte. E’ tempo, come giustamente suggeriva qualche giorno fa l’amica Annamaria Morgera, che l’Amministrazione comunale scenda in campo in maniera più decisiva, sia da un punto di vista economico che organizzativo, nel realizzare questa significativa e così identitaria manifestazione folcloristica, affiancando in modo incisivo e determinante l’Ente Montecastello.
D’altro canto, è singolare come mentre il nostro Comune si stia affannando con l’assessore Armando Lamberti ad organizzare gli Stati generali della Cultura, per una riflessione e un approfondimento sullo stato dell’arte e le prospettive della cultura nella valle metelliana, assistiamo allo scempio della Festa di Castello ridotta peggio delle più misere sagre paesane, con tanto di discoteca e karaoke. Sarebbe il caso, quindi, e siamo certi di essere ascoltati e ricevere risposte positive al riguardo, che l’assessore alla cultura Lamberti dedicasse con urgenza una giornata degli Stati generali della Cultura esclusivamente alla Festa di Montecastello, non fosse altro perché la promozione culturale del nostro territorio non può prescindere dalla conservazione e valorizzazione della sua storia, della sua tradizione, del suo folclore, della sua identità. E la Festa di Montecastello è il cuore di tutto ciò. Insomma, Servalli e Lamberti prendano in mano la situazione, prima che il decoro e l’immagine della città subiscano un danno irreparabile.
In breve, il Comune mai come in questa occasione non può girarsi dall’altra parte e lavarsi le mani in modo pilatesco.
La stessa città, però, non può continuare a fare da spettatrice e prestare attenzione alla Festa di Montecastello ad intermittenza, disinteressandone in modo sistematico nel corso dell’anno e limitandosi solo a chiedere e a criticare. Se, invece, la mettessimo al centro della nostra attenzione con la stessa intensità e passione che manifestiamo per la Cavese o con la partecipazione al folclore dell’associazionismo legato alla Disfida dei Trombonieri, di sicuro l’Ente Montecastello avrebbe migliori risorse umane e maggiori disponibilità finanziarie.
In conclusione, il rovinoso decadimento della Festa di Montecastello, che quest’anno sembra aver raggiunto vette di dimensioni himalayane, potrebbe avere l’effetto positivo di risvegliare la coscienza della città e, al netto delle strumentalizzazioni politiche che servono solo ad aggiungere confusione, dei nostri amministratori comunali, mai come adesso chiamati a fare la loro parte per evitare che si perpetui una così infelice vicenda.