E’ da due settimane che ha avuto inizio la fase 2 dell’emergenza coronavirus. C’è entusiasmo in giro, inutile negarlo. E poteva essere diversamente dopo due mesi di quarantena forzata a casa? Viviamo una strana sensazione di euforia, come di chi è uscito da un letargo forzato, lungo e innaturale. Ci sentiamo liberi, forse più di quanto dovremmo esserlo, nonostante la mascherina, i guanti, il distanziamento sociale, che dobbiamo continuare a tenere.
Ci vuole comunque tolleranza da parte delle autorità, ma quando occorre, è necessario anche sanzionare in modo esemplare. Serve, però, avere anche molto autodisciplina da parte di ciascuno di noi. E tenere alta la soglia di attenzione, anche più di quanto abbiamo fatto finora. Quel che, in ogni caso, non deve mai venire meno, anzi, deve aumentare, è l’azione di vigilanza e di controllo da parte delle pubbliche autorità, in particolare, delle forze dell’ordine.
In altre parole, stiamo pian piano tornando alla normalità, ma il coronavirus resta una minaccia che non va sottovalutata, anzi, tenuta in più che debita considerazione e temuta comunque e sempre. D’altro canto, ciò lo testimonia il nuovo caso di contagio registrato ieri nella nostra città.
Tuttavia, pur con tutte queste consapevolezze, bisogna muoversi spediti verso la ripresa della vita sociale ed economica.
Per questo, anche le autorità pubbliche dovrebbero cambiare registro e passo. A cominciare dal nostro sindaco Servalli, che ha svolto un ottimo lavoro in questi due mesi, comportandosi da buon padre di famiglia nel guidare la comunità che gli è stata affidata.
Ora però deve porsi orizzonti diversi. Deve farsi in quattro per favorire una normalità sempre più diffusa oltre che sicura. Deve attivarsi per aiutare la città, nei tempi più ristretti possibili, a riconquistare la quotidianità perduta, lasciando definitivamente alle spalle quello che si è rivelato un vero e proprio incubo. Deve darsi da fare per rassicurare e promuovere il ritorno alla vita e allo sviluppo della nostra città in tutte le sue componenti, a cominciare da quella produttiva e dei servizi. E contribuire così a combattere la sempre più incombente decrescita “infelice”, che turba i sonni degli italiani con un po’ di sale in zucca.
Ed è consigliabile, ma anche auspicabile, che il sindaco Servalli più di industriarsi ad emanare opinabili ordinanze di divieti -contribuendo così a quell’enorme, elefantiaco ammasso di norme emergenziali che stanno portando all’esasperazione i cittadini, quotidianamente compressi nelle loro libertà più elementari- si applichi invece nel trovare soluzioni, nel dare risposte concrete alla voglia legittima ed insopprimibile della gente di vivere il massimo della normalità possibile.
Certo, è dovere del primo cittadino adoperarsi per garantire la sicurezza e a non far venir meno l’azione di contrasto contrasto alla diffusione del contagio, ma non per questo deve limitarsi ad imporre divieti che lasciano il tempo che trovano e danneggiano tutti, a cominciare proprio dal Sindaco.
Tanto per essere chiari, ha senso vietare assembramenti, a cominciare da quello che si è visto l’altra sera a piazza Abbro, e poi tenere chiusi la Villa Comunale più importante e centrale, quella dedicata a Falcone Borsellino a viale Crispi?
Possibile mai che a più di tre mesi dal mortale incidente dello scorso 6 febbraio, questa villa, un vero e proprio polmone di verde cittadino, è ancora chiusa e in uno stato di abbandono? Possibile mai che è stata aperta sono per la cerimonia del 25 aprile, con tanto di assembramento ingiustificato di amministratori comunali in cerca di visibilità?
Uno spazio del genere consentirebbe la corretta fruizione, anche in questi tempi di fase 2 dell’emergenza coronavirus, da parte di un bel po’ di cittadini di ogni fascia sociale ed età. Costituirebbe uno sfogo per tanti: dopo due mesi la gente la vogliamo ancora tenere segregata in casa?
E Villa Rende? Quand’è che sarà riaperta al pubblico in tutto o almeno in parte?
Questo per dire che mai come adesso è tempo di dare soluzione e risposte, basta con i facili e generici divieti e la minaccia di repressione.
In questa ottica, tutta la struttura comunale, caro Sindaco, è bene che mai come adesso si dia una mossa. E’ tempo di suonare la sveglia, la carica. E’ tempo che tutti si facciano in quattro. A cominciare, anche se finora lo hanno già fatto, dai vigili, dai volontari della protezione civile e dagli ispettori ambientali: più presenza, più vigilanza, più vicinanza agli esercizi commerciali, alle imprese, ad una città che vuole ripartire.
Certo, è impensabile che i pochi vigili e i volontari possono arrivare ovunque. Motivo in più per coinvolgere la società civile: dalle parrocchie alle associazioni sportive, dai circoli dei cacciatori a quelli degli anziani, dalle associazione di categorie e alle bocciofile. E costituire così una rete capillare di “sentinelle” sull’intero territoriale comunale coordinate dal Comune. In altri termini, sforzarsi di coinvolgere singoli cittadini e formazioni sociali per una condivisione diffusa dell’azione di contrasto al coronavirus.
In conclusione, lavoriamo tutti per il bene comune. Con il buon senso, con l’esempio, la moral suasion e, quando serve, con le giuste bacchettate da parte delle autorità. L’obiettivo è comune: ridare al più presto un orizzonte a questa nostra città.
Mi sono iscritta per dare una mano alle forze dell ordine,all associazione carabinieri e farò di tutto per far iscrivere i tanti giovani.