Rivelatore, per sua natura, di qualcosa di sensazionale l’abuso di scoop può rivelarsi, in presenza di epidemie, un moltiplicatore di angosce. Non si tratta di limitare investigazioni sul fenomeno coronavirus e sull’adeguatezza delle strategie e delle strutture poste in essere per affrontarne le conseguenze.
E’ meglio attenersi ai fatti accertati e verificati al fine di prevenire comportamenti irrazionali, essendo il contagio emotivo più dannoso e devastante delle patologie mediche. Nell’era di Internet i cui canali sono aperti, come è giusto che sia, ai contributi di tutte le voci, il chiacchiericcio incontrollato é spesso fonte di allarmismi e di malesseri sociali alimentati dall’uso di aggettivi ed espressioni mutuate dalla polemica politica corrente, a prescindere dalle competenze scientifiche.
Sul punto si misura il senso di responsabilità dei protagonisti del dibattito pubblico di cui gli operatori dei mass-media sono attori di primo piano. Il loro ruolo di cronisti, più che di opinionisti, di solito viene descritto o come quello del cane a guardia del potere o come quello del cane che alza la gamba contro il lampione del potere. Sono le metafore più ricorrenti quando la competizione tra le testate giornalistiche (stampate, elettroniche e tecnologiche) assume e condivide i contenuti di parte dell’agone politico.
Ci sono momenti in cui anche il “silenzio” assume un valore etico e culturale, trascendendo le passioni per rispondere e garantire un diritto ad una informazione limpida e completa che, nel caso di epidemie, si configura in servizio pubblico. Il che non vuol dire di mettere una maschera alle notizie, a seconda che se ne voglia esaltare o sminuire gli aspetti positivi o negativi.
Nella fattispecie del coronavirus la risonanza sui media va al di là dei confini igienico-sanitari e va assumendo i contorni di nuovi modi di intrattenere relazioni politiche dagli esiti al momento improbabili. Ne sono comune denominatore le preoccupazioni di una depressione di settori economici osservata speciale da parte di istituzioni di ricerca ed anticipata da alcune testate giornalistiche.
Non è il caso di scomodare interpretazioni ideologiche che pure influenzano talkshow e pubbliche discussioni. Sarà il tempo a chiarirne gli esiti, ossia ogni evento arriva a maturazione: “ogni ttièmpo’ vène” dice un vecchio proverbio napoletano.
Per fortuna, come dice un altro proverbio napoletano, il cattivo tempo e i cattivi governanti passano: “Nè pè malu tiempo nè pè mala signuria nun te dà malinconia”. Anche se i danni restano, gli errori si pagano e i peccati si scontano. E’ la Nemesi. La Dea della vendetta colpisce l’attendibilità dei mass-media e sfiducia la credibilità della politica.